Dovevano essere le elezioni che consolidavano il crollo del centrodestra e sancivano le spaccature tra gli alleati di governo. È finita all’opposto: la coalizione guidata da Giorgia Meloni ha vinto con ampio margine le elezioni regionali in Abruzzo. Marco Marsilio, governatore in carica e ricandidato, farà un secondo mandato con un bottino di voti attorno al 54% (lo spoglio è ancora in corso) mentre Luciano D’Amico, l’uomo imposto da Elly Schlein alla testa del “campo larghissimo”, non si schioda dal 45-46%. Già dai primi exit poll, organizzati dalla tv regionale Rete8 con la società Noto sondaggi, Marsilio è risultato in testa e la tendenza si è rafforzata man mano che procedeva lo spoglio delle schede.
Il voto in Sardegna, dunque, con la pesante battuta d’arresto del centrodestra, ha fatto storia a sé: è stato un caso limitato all’isola. La “valanga larga” (e tantomeno quella “larghissima”) non esiste, anzi per l’alleanza tra Pd e M5s è stata una giornata davvero brutta. Marsilio ha fatto perfino meglio di cinque anni fa, quando aveva vinto con il 48%. Nel 2019 Giovanni Legnini (Pd) aveva raccolto il 31,3% e Sara Marcozzi (M5s) il 20,2%: assieme i due partiti che oggi compongono il “campo largo” avrebbero assommato il 51,5. Maggioranza assoluta. Oggi la situazione è ribaltata, non soltanto nel conteggio dei voti ma anche nell’attribuzione delle responsabilità. Se l’esito del voto in Sardegna è stato spiegato con gli errori di Giorgia Meloni, in Abruzzo è stata la Schlein con il “suo Truzzu” a paracadutare il candidato Pd alla testa di una coalizione che andava da Azione fino all’Alleanza Verdi Sinistra.
Nel frattempo si vanno profilando anche i voti di lista, altrettanto significativi.
FdI passa dal 27,67% delle politiche 2022 al 23% di queste regionali, la lista Marsilio presidente si aggiuda il 6%; FI si conferma partito stabile e aumenta di 2,5 punti rispetto alle politiche attestandosi al 13,5%; la Lega conferma l’8% delle politiche; i centristi (Noi Moderati e e Udc) ottengono rispettivamente il 3 e l’1%. Nel centrosinistra il Pd aumenta i voti rispetto alle politiche, era al 16,61% e a spoglio in corso è tra il 20 e il 21%, spostando a sinistra tutta la coalizione e forse determinandone la sconfitta. Si rivela decisivo il crollo di M5s, che scende dal 18,43% delle politiche al 7% di queste regionali. Inesistente Renzi, Azione di Calenda scende dal 6,28% del 2022 (con Renzi) al 3,9% delle regionali. Avs passa dal 2,68% al 3,5%. Tutti i dati riportati sono provvisori: mentre scriviamo manca ancora più della metà delle schede da scrutinare.
Non c’è stato dunque il testa a testa per il quale avevano tifato i giornali vicini ai partiti di opposizione. Gli elettori abruzzesi hanno confermato larga fiducia al centrodestra. Per la Meloni era un test importante, visto che il collegio elettorale che l’ha mandata in Parlamento è quello dell’Aquila. Assicurata la vittoria di Marsilio, nel centrodestra si tireranno le somme una volta che sarà completato lo scrutinio dei voti di lista.
Per il partito della Meloni è una sostanziale conferma, che si giova dell’errore di Schlein: la segretaria Pd ha fatto in Abruzzo l’errore commesso da Meloni in Sardegna, imporre dall’esterno un candidato nell’elezione locale. Stesso risultato: Truzzu in Sardegna e D’Amico in Abruzzo aiutano l’avversario. Azzurri vitali, nove mesi dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, confermando che FI rimane forte al Centro-Sud dove la Lega regge (la davano tutti al 4%) e supera indenne la campagna mediatica anti-Salvini. Dall’Abruzzo non arriveranno scossoni al governo di Roma. Ora si guarda al Piemonte, pensando alle europee.
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