Il 9 settembre un sondaggio Swg dava M5s al 12% a livello nazionale. Poi il silenzio dei sondaggi. E alla chiusura della campagna elettorale, la sensazione palpabile di una risalita nei consensi. Soprattutto al Sud. Cos’è successo? Lo abbiamo chiesto a Mauro Suttora, giornalista, scrittore, opinionista dell’HuffPost. “In realtà da allora non è cambiato molto. Il 12-14% nazionale dei grillini è la media fra il 25% al Sud e il 6-8% al Nord”, dice Suttora al Sussidiario.
Il 21 luglio, quando Draghi si dimette, M5s appare malconcio. Un partito in pezzi. Letta: mai con chi ha fatto cadere Draghi. Ha sottovalutato il “fenomeno” Conte?
Allora Conte era dato a cavallo del 10%, anche perché aveva subìto la scissione dei 70 parlamentari di Di Maio. Poi ha recuperato, sia perché Di Maio si è rivelato un flop, sia perché la responsabilità della caduta di Draghi è andata anche su Salvini e Berlusconi.
Andiamo al nocciolo del problema. A che cosa è dovuto il recupero, soprattutto al Sud, che viene attribuito a M5s?
Al populismo clientelare e assistenziale. Niente di nuovo: dai Borboni ad Achille Lauro, che temo non pochi confondano col cantante, dai democristiani ai grillini del reddito di cittadinanza.
Dov’è finita l’indignazione pentastellata per il mercimonio elettorale della prima e seconda repubblica? Dov’è la diversità morale di M5s?
Buona domanda. Non lo so. Ma purtroppo i grillini non sono gli unici fan della manna dal cielo, dell’illusione che i politici debbano “aiutare” i bisognosi dando soldi pubblici, invece di smettere di prenderli con le tasse.
E dov’è finita l’anima ambientalista di M5s, quella del no a tutto?
Se non ci fosse il Tap, da loro avversato, avremmo il 10% di gas in meno. E se Roma non farà il termovalorizzatore finirà soffocata nella sua stessa spazzatura.
Solo Conte può spiegare la rimonta. Cos’ha portato in dote al M5s? I bonus del Conte 2? Lo stile Dc? Le promesse a tutti?
Rimango sempre affascinato quando sento Conte parlare in tv. La sua parlantina gentile mi culla e ipnotizza. Analizzando le sue frasi si scopre che sta dicendo poco di concreto. Ma tecnicamente è un caso da studiare, come lo furono Berlusconi o Renzi.
Chi c’è intorno a lui che non vediamo?
Soprattutto Paola Taverna e Roberto Fico. Sono quelli che hanno perso di più obbedendo alle regole grilline sul divieto di fare politica per più di dieci anni. Erano vicepresidente del Senato e presidente della Camera, speravano in una deroga, ma non hanno protestato e continuano a impegnarsi nel M5s. E anche ex ministri e vice come Bonafede, Toninelli o Buffagni, tornati al loro lavoro.
Torniamo al Sud. Un conto è avere le risposte vere, un altro è sembrare più credibili.
Certo. Però il no alla politica come professione e il taglio dei parlamentari sono risposte credibili contro i privilegi della “casta”, da cui sono nati i grillini 15 anni fa. Ed è efficace anche il loro no all’aumento delle spese militari.
A chi sottrae più consensi la crescita di Conte-M5s nel Mezzogiorno?
A tutti indistintamente, il populismo è sia di destra che di sinistra.
Come andrà secondo te la Meloni al Sud?
Avrà gli stessi voti che al Nord. Prendendoli da tutti, ma soprattutto da Salvini, che non ripeterà il record delle europee 2019, con il 34% nazionale, e dai grillini, che al Sud nel 2018 toccarono il 50%.
In che modo il voto al Sud può cambiare gli equilibri del voto e del futuro governo?
L’exploit di Conte sarà inutile, perché non impedirà la prevista vittoria del centrodestra. Al quale la divisione fra grillini e Pd regalerà la maggioranza nei collegi uninominali, dove il primo prende tutto.
Una delle sfide più interessanti è quella di Napoli Fuorigrotta: Di Maio (Pd) vs. ex ministro Costa (M5s), a seguire Rosaria Rossi (cdx) e Carfagna (Azione-Iv). Una sfida a suo modo simbolica?
Di Maio sarà una zavorra per il Pd, anche se la Rossi non è una candidata forte. Gli altri due non penso abbiano chances, anche perché Carfagna è di Salerno, non napoletana. E, a proposito di salernitani, povero governatore De Luca costretto ad appoggiare Di Maio.
Si è fatta strada l’idea, da noi anticipata rispetto ad altri, che dopo il voto ci sarà un governo che non rifletterà le coalizioni, vuoi per i numeri, vuoi per il “veto” politico Usa-Ue su Salvini. Che ne pensi?
Il centrodestra può solo suicidarsi, se Salvini e Meloni litigheranno.
Qual è il tuo scenario?
Maggioranza assoluta dei seggi al centrodestra, ma non il 66% necessario per modificare la Costituzione senza referendum. Berlusconi e Calenda con risultati deludenti, al 6-8%.
(Federico Ferraù)
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