Fra qualche giorno milioni di italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni amministrative. Secondo la maggior parte degli opinionisti non sarà però un voto sui contenuti e sui candidati, ma un voto ideologico. «Non bisogna mai perdere di vista l’oggetto della decisione a cui i cittadini sono chiamati – dice a IlSussidiario.net l’On. Maurizio Lupi -. Si voterà per eleggere il proprio sindaco o il proprio presidente di provincia. La prima valutazione che gli elettori dovranno fare perciò riguarderà gli ideali e i valori delle coalizioni e dei candidati, ma soprattutto la loro declinazione: la visione della città che viene proposta, il modello di servizi sociali che viene messo in campo, il fatto che venga garantita o meno la libertà di fare, di costruire e di rispondere ai bisogni. In Italia, purtroppo, qualsiasi elezione viene caricata di un valore politico o addirittura rischia di trasformarsi in un referendum pro o contro Berlusconi. Detto questo, decidere a partire da questo stravolgimento sarebbe un grave errore».
Ma quanto si giocherà il centrodestra domenica e lunedì?
Dato che si vota in alcune grandi città è ovvio che il successo della nostra coalizione sarebbe un successo anche per il governo, mentre una sconfitta ci imporrebbe delle serie valutazioni politiche su ciò che non siamo riusciti a fare. Prima però di stabilire quali sono le “soglie di vittoria” degli schieramenti, da milanese sono preoccupato per il destino della mia città: c’è in gioco infatti la possibilità di continuare ad avere a Milano un governo capace di declinare il principio di sussidiarietà e di riconoscere e valorizzare ciò che di buono è presente nella società. Viceversa si rischia di cambiare impostazione a favore di chi vuole che a tutto provveda il potere politico. Per questo e per ciò che questa città rappresenta non tanto per la politica, quanto per il Paese, è fondamentale che il centrodestra vinca a Milano. Dopodiché conquistare Napoli per noi sarebbe un segnale importante.
Per quale motivo principalmente?
Milano è la capitale economica del Paese, Napoli invece è stata messa in ginocchio dal malgoverno del centrosinistra e deve tornare a essere motivo d’orgoglio nazionale. In questa campagna elettorale ho potuto vedere di persona che anche se questa città è sofferente non mancano esempi di positività, soggetti che hanno voglia di fare e di rimettersi in gioco. Penso al Banco di Solidarietà visitato con il candidato Lettieri a Scampia, alle opere, alle scuole e ai commercianti che cercano di fare al meglio il proprio lavoro. È per gente così che uno riscopre il senso del proprio impegno in politica. Ed è valorizzando lo stesso tipo di vitalità che Milano è diventata grande e continua a generare opere di accoglienza e di welfare ambrosiano aperte a tutti.
L’esito di queste elezioni rischia di cambiare i rapporti tra Pdl e Lega Nord? In alcuni casi il Carroccio ha scelto di andare da solo mentre gli screzi tra Berlusconi e Bossi negli ultimi tempi non sono mancati…
Guardi, noi non abbiamo fatto la campagna elettorale contro la Lega Nord perché non appartiene alla nostra idea di politica. Purtroppo però in alcuni casi le spinte territoriali e localistiche del Carroccio hanno impedito di raggiungere un accordo.
Nel totale rispetto della Lega, penso che sarà fondamentale che il Popolo della Libertà rimanga l’asse centrale e portante della coalizione. È in questo quadro che il partito di Bossi ha dato e può continuare a dare un contributo fondamentale. Se l’asse invece si dovesse spostare il rischio sarebbe quello di snaturare la nostra proposta politica: un progetto ambizioso nato dall’impegno di cattolici e laici che cercano di tradurre nel concreto gli ideali che hanno reso grande l’Italia.
Nel Terzo Polo sembrano emergere due tendenze differenti tra Udc e Fli sulle scelte da prendere se si andasse al secondo turno in alcune grandi città. Con il partito di Casini in quel caso ci sarebbe secondo lei la possibilità di un’intesa?
Devo dire che le scelte dell’Udc mi hanno lasciato perplesso. Hanno deciso le proprie alleanze a macchia di leopardo: in alcuni casi sono nostri alleati, in altri si sono schierati con il Pd, in altri ancora hanno scelto di andare da soli. Continuo a pensare che, a differenza del Fli, l’Udc abbia un radicamento sul territorio e che il suo alveo naturale sia il centrodestra. Non a caso sono al nostro fianco nel Ppe e, fino a ieri, hanno governato Milano insieme a noi. La loro decisione resta un mistero, ma ci penseremo eventualmente al secondo turno. Al primo il criterio degli elettori non può che essere quello del voto utile, nel segno di una scelta chiara e decisa.
Secondo lei, appena conclusa questa tornata elettorale, nel Pdl si tornerà a parlare di cene di corrente e di delfini prescelti per la successione a Berlusconi?
Sono convinto che una politica che si ripieghi ai personalismi e che renda il lavoro di oggi funzionale a un progetto di potere sia di corto respiro, mentre il futuro si costruisce lavorando seriamente sul presente.
Se continueremo a parlare di queste cose rischieremo di smarrire le ragioni per cui facciamo politica, se invece lavoreremo con serietà e lealtà potremo costruire con Berlusconi un grande partito capace di rimanere nella storia.
(Carlo Melato)