Tutti i cittadini europei dovrebbero osservare con molta più attenzione quello che sta succedendo in Romania. Nel disinteresse generale, infatti, la Corte Costituzionale ha annullato venerdì, a 48 ore dal ballottaggio e con la motivazione che “I tentacoli di Mosca hanno creato il consenso”, le elezioni presidenziali che il 24 novembre avevano sorprendentemente escluso dal secondo turno il leader socialdemocratico Marcel Ciolaco, attuale primo ministro, dato per grande favorito e invece sconfitto da un candidato indipendente, Calin Georgescu (subito definito sovranista e “filorusso”) ma anche dalla leader della destra moderata ed europeista Elena Lasconi.
A parte l’ironia delle dichiarazioni di Ciolaco, che ad urne chiuse, ma convinto di essere stato eletto, aveva parlato di “una elezione assolutamente trasparente” salvo poi chiederne l’annullamento quando è arrivato terzo, ci sono molte cose che non vengono chiarite.
Innanzitutto va ricordato come la Corte Costituzionale romena non sia indipendente dal potere politico, visto che è composta da nove persone, nominate tre dal Presidente della Repubblica, tre dal Presidente del Senato e tre dal Presidente della Camera; e poi che, con una decisione senza precedenti, non è stato annullato solo il voto ma “tutto il procedimento elettorale”. Si riparte quindi da capo, ci vorranno mesi per nuove elezioni, ci potranno essere nuovi candidati. Se il processo elettorale non funzionava prima del voto, perché attendere i risultati per annullarlo e non intervenire prima?
La Corte ha deliberato sulla base di “documenti desecretati” (post primo turno!) che proverebbero una lunga azione di Putin per stravolgere i risultati. Come prove si parla soprattutto di manipolazioni informative tramite il social TikTok, di hackeraggio elettorale e di un contributo elettorale di 381mila euro che durante l’arco di un mese sarebbe stato versato da “una potenza straniera” a influencer vicini a Georgescu.
Senza dimenticare che i “servizi informativi” sono tutti in mano al governo, possibile che 19 milioni di romeni siano condizionabili da TikTok? E quanto hanno investito allora sulle elezioni romene l’Europa, la NATO (in vista della sua nuova grande base militare a Costanza), gli USA e le “fondazioni” di Soros?
Perché ci sono due aspetti che vengono taciuti dai media. Innanzitutto le recenti elezioni legislative in cui i partiti di governo e quelli filo-UE avevano già pesantemente perso la maggioranza, tanto che non si riesce a costituire un nuovo governo; e poi il voto dei romeni all’estero. Appare difficile che anche qui conti l’influenza di Putin, eppure è sorprendente che il voto “estero” abbia comunque largamente premiato Georgescu. Sul sito dell’ambasciata romena in Italia e dei vari consolati i risultati “provvisori” sono ora spariti, sostituiti da un comunicato del ministero degli Esteri il cui testo è sorprendentemente identico alle (poche) notizie di agenzia giunte da Bucarest e testualmente riprese dalla stampa italiana, ma il dato è confermato da tutti romeni che ho personalmente ascoltato: “È una sciocchezza dire che i romeni abbiano votato pro Putin – sottolinea uno dei responsabili della comunità romena della mia città –. Piuttosto il nostro voto era andato a Georgescu perché rappresentava una speranza di rinnovamento rispetto alla corruzione che dilaga in Romania, con i governi degli ultimi anni che hanno sprecato i fondi europei e dove la mafia e la corruzione dominano ovunque. Questo è il vero motivo del voto a Georgescu, il resto è pura disinformazione che però in Italia sembra non interessare a nessuno”.
E ancora: “Qui a Londra Georgescu ha raggiunto il 70% – conferma un italo-romeno che da 5 anni vive nella capitale inglese – e adesso tutto è stato annullato? Ma questo è un vero e proprio colpo di Stato che l’Europa dovrebbe evitare”.
Parole che aprono un baratro anche sui risultati che l’allargamento ad Est della UE ha portato in termini di spreco, corruzione, uso improprio dei fondi europei. Tutti argomenti che finiscono però sempre sotto traccia in nome del “politicamente corretto”.
È comunque discutibile che sia stato annullato in modo inappellabile un voto espresso da milioni di persone, è un pericolosissimo precedente per chi si dice “democratico”, vista anche qual era la vera posta in gioco ovvero le nuove basi NATO in Romania, l’appoggio romeno al conflitto in Ucraina, l’aperta diffidenza verso Bruxelles che i romeni già il mese scorso avevano certificato con un voto che nessuno aveva contestato.
Anche perché è molto probabile che nei prossimi mesi Calin Georgescu verrà accusato di nefandezze varie e incriminato, impedendogli di partecipare alle prossime elezioni, il cui risultato sarà così “normalizzato”. Se questo avverrà, ricordate di quello che sto scrivendo oggi, perché è il timore di tutti i romeni con i quali ho parlato in queste ore, ovvero l’avvio di crescenti disordini. “Ci verranno poi a dire che saranno fomentati da Putin, ma nove persone non devono avere la possibilità di annullare senza appello un processo democratico di mesi solo perché chi li ha nominati non gradisce il risultato. Semmai era l’Europa che doveva garantire la trasparenza del processo elettorale, ma nulla ha eccepito fino alla pubblicazione dei risultati. È questa sarebbe la democrazia europea in cui dobbiamo credere?”
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