L’odierna maggioranza sta vivendo una crisi che prelude alla fine del governo gialloverde. Tutti i maggiori attori istituzionali sono scesi in campo, dal capo dello Stato al presidente del Consiglio, dal presidente della Camera a quello del Senato ai presidenti dei gruppi parlamentari. Le agenzie, dal canto loro, battono notizie che suonano l’allarme. Unica nota ferma, quella del Quirinale, che ancora non si è pronunciato, mentre i due vicepremier si attestano su posizioni opposte, uno invocando le elezioni, l’altro mostrando sorpresa per il caos che si sta creando, inevitabile dopo il voto sulla Tav. Quali i possibili scenari?



Due considerazioni. La prima: benché il ruolo del presidente della Repubblica nella gestione delle crisi di governo sia da sempre molto discusso e non manchi di margini di manovra, un punto resta fuori discussione, vale a dire il ruolo preponderante della classe politica che il Presidente può solo“orientare”, esercitando forme più o meno forti di moral suasion. Ruolo che non può essere surrogato. E questo comporta delle prese di posizione chiare circa le mosse per aprire la crisi: chi salirà al Colle? Quali le motivazioni? Se poi il Presidente chiedesse una discussione in Parlamento e un nuovo voto di fiducia, quale sarebbe l’esito di tale mossa? La polvere che si solleva, soprattutto ad opera di M5s, rende difficile capire come si muoverà questa parte della classe politica.



La seconda: l’alternativa alle elezioni non è di facile individuazione, elezioni che comporterebbero – comunque – la permanenza in carica del governo attuale, pur con poteri di sola ordinaria amministrazione. Il panorama istituzionale italiano ha dato prova di grande creatività nei settant’anni di vita della Costituzione, proponendo governi tecnici, governi della non sfiducia, governi balneari, elettorali eccetera, ma oggi sappiamo che un governo non politico (genericamente “tecnico”) difficilmente potrebbe avere qualche forma di appoggio dal Parlamento, soprattutto in vista degli appuntamenti autunnali, della sessione di bilancio e delle scelte da compiersi in sede europea.



Ci troveremo di fronte a nuove espressioni di tale creatività che escogiti, ad esempio, un Governo con mandato specifico che agisca per attuare questo mandato ma con la data delle elezioni già fissata? Tutto è possibile in queste ore, tutto può accadere. Non resta che osservare gli eventi e sperare che si trovi una soluzione ragionevole in grado di trarre fuori il Paese da quest’ennesima secca.