La giornata di oggi è importante per tutto il continente latinoamericano perché si svolge il ballottaggio per l’elezione alla presidenza del Brasile. I candidati, come sapete, sono Ignacio Lula da Silva e Jair Bolsonaro, che rappresentano due estremi ovviamente opposti di visione politica: tra “progressismo libertario” (PT, Partito dei Lavoratori) e Partito Liberale. Insomma, anche qui ci troviamo di fronte alla classica sfida che potremo definire tra sinistra e destra , ormai un classico mondiale, e nel ballottaggio finale per la scelta dei due candidati il centro è stato ancora una volta sonoramente sconfitto.



Bisogna però far notare che attualmente i sondaggi danno un testa a testa tra i due candidati, con Lula leggermente avvantaggiato, ma l’incertezza questa volta la fa da padrone ed è davvero difficile fare pronostici, visto anche come i sondaggi nella precedente consultazione (che davano Lula sicuro vincitore ed eletto) sono stati abbondantemente stravolti ed è per questa ragione che siamo arrivati alla data del 30 ottobre, ossia al ballottaggio finale.



In tutto questo tempo Lula e Bolsonaro si sono letteralmente accapigliati in una rovente campagna, anche con la presenza di insulti reciproci e accuse di vario grado che hanno reso sempre più evidente la spaccatura del Paese in due fronti opposti. Si sono però scoperte delle cose che hanno fatto sorgere dei dubbi nel PL non solo sulla prima consultazione elettorale, ma anche creato dei sospetti molto evidenti sulla prossima: il perché rientra quasi sempre nella figura del responsabile del Tribunale Supremo Federale (STF), Alexandre De Moraes.

Costui viene accusato pesantemente (sempre dai sostenitori di Bolsonaro) di voler influenzare il risultato finale a favore di Lula, ma non solo: come molti ricorderanno Lula da Silva ha collezionato in questi ultimi anni una serie di processi per corruzione, ma stranamente quando si è arrivati alla candidatura per le elezioni, il tribunale ha deciso che Lula doveva essere processato a Brasilia e non a Couritiba perché ex Presidente, fattore che ha annullato le sentenze precedenti e di conseguenza permesso la pulizia della sua fedina penale (che se confermata non poteva consentirne la candidatura) e la sua presenza alle elezioni.



Altro scandalo che ha coinvolto De Moraes risiede nel controllo operato dalla sua organizzazione sulla diffusione mediatica di notizie, spesso poi rivelatesi fake, sui candidati, e ciò avviene dietro segnalazione dei collaboratori dei candidati stessi: ma mentre nel caso di Lula sono stati accettati diversi reclami e quindi poi si è operata una censura sulle notizie, nel caso di Bolsonaro, nonostante la gran quantità di segnalazioni, si è operato solo in due casi.

Questo fatto la dice lunga su quanto, al giorno d’oggi, Lula disponga del favore di un apparato mediatico potentissimo (anche internazionale), specie nel Gruppo Globo (il più importante del Paese) al quale, durante la sua presidenza, aveva concesso l’esenzione dal pagamento di imposte che poi Bolsonaro ha invece ripristinato, danneggiando in maniera gravissima gli interessi del gruppo. Quindi l’odore di una certa influenza mediatica a favore del responsabile del PT è fortissimo e, come ripetiamo, fa parte delle accuse qui citate e che sono portate avanti dal Partito Liberale.

C’è poi da considerare un altro fattore molto importante: nella sua campagna Lula ha di fatto riproposto un remake di quella che lo portò alla Presidenza, che nella sua attuazione portò il Brasile a soffrire una delle più grandi crisi nella storia del Paese. Sebbene dopo la prima tornata elettorale il responsabile del PT abbia fatto retromarcia su molti punti del suo programma (vendita di armi, collusioni con altri Governi dichiaratamente populisti presenti nel Continente e diritti LGBT principalmente), ciò si deve al fatto che voglia attrarre il voto della Chiesa Evangelica, che è fortissima nel Paese e che finora è stata favorevole a Bolsonaro.

Come si vede siamo di fronte a diverse distorsioni che potrebbero influenzare il risultato finale anche se dalla parte di Bolsonaro ci sono risultati ottenuti dal suo Governo soprattutto dal punto di vista economico (che hanno portato il Paese a godere anche di una prosperità non riscontrabile in altri dell’America Latina), ma anche di una sicurezza inimmaginabile prima della sua Presidenza.

Oggi si ripropone quindi la scelta tra un progressismo libertario enormemente spinto a livello sia mediatico che da grandi lobbies economiche (e che in passato ha portato il Brasile verso una corruzione notevole) e una destra conservatrice che invece ha ottenuto ottimi risultati a livello economico e sociale, ma che non ha la stampa “mainstream” al suo fianco.

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