Jole Santelli è il primo presidente donna della Regione Calabria. Ha vinto le elezioni della scorsa domenica con il 55,29% dei consensi, espressi dal 44,33% degli aventi diritto al voto. La governatrice parte dunque con un deficit di legittimazione, che accompagnerà il suo mandato come quello dei 30 nuovi consiglieri e dei futuri assessori regionali.



La campagna elettorale appena terminata è stata la più breve della storia del regionalismo calabrese. Di fatto è durata 17 giorni: dal 7 al 24 gennaio 2020. A ridosso dell’ultimo Natale, la Calabria era stata scossa dall’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Rinascita Scott, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che con 416 indagati e 334 misure cautelari, alcune annullate dal Riesame, tra gli altri coinvolge politici di spicco del centrodestra e del centrosinistra. Nel contesto si registra il recente trasferimento del pg di Catanzaro, Otello Lupacchini, per dichiarazioni sul procuratore del capoluogo calabrese, Nicola Gratteri. Il precedente governatore, Mario Oliverio (Pd), ha tre procedimenti penali in corso: per la realizzazione della cabinovia di Lorica (Cosenza), per il rifacimento di piazza Bilotti a Cosenza e per la partecipazione a un format giornalistico durante il Festival di Spoleto del 2018.



Il dato delle elezioni della Calabria è chiaro: ha vinto il centrodestra, confermando l’alternanza con il centrosinistra alla guida dell’amministrazione regionale. Nulla di nuovo sotto il sole: si tratta di un avvicendamento canonico, tipico e scontato. Nonostante le battaglie per la legalità nell’amministrazione pubblica, il Movimento 5 Stelle non ha superato la soglia di sbarramento dell’8% insieme alla lista alleata, Calabria Civica: tanto per le polemiche innescate dalla base, quanto per aspri dissidi interni. Fino al voto, a lungo hanno fatto discutere le critiche su candidature e indirizzo rivolte a Luigi Di Maio dal senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, e della deputata Dalila Nesci, che aveva accusato l’allora capo politico d’aver disperso il patrimonio elettorale guadagnato nel marzo 2018. Filippo Callipo, l’imprenditore del tonno su cui ha puntato il centrosinistra, ha insistito sul tema della legalità. Inoltre ha detto di essere stato penalizzato per non aver stretto patti con portatori di voti. Il candidato governatore Carlo Tansi, ex capo della Protezione civile regionale, ha superato con le proprie liste il 7%, risultato per molti versi imprevedibile e figlio di una presenza mediatica ricercata con abilità.



La campagna elettorale per le Regionali non ha avuto confronti né partecipazione popolare. Più volte l’ha lamentato il candidato dell’alleanza civica del Movimento 5 Stelle, l’economista dell’Università della Calabria Francesco Aiello, che pure ha parlato della necessità di ripartire il Fondo sanitario secondo i dati di morbilità e co-morbilità delle Regioni e delle Province autonome, al fine di superare il commissariamento e il piano di rientro dal disavanzo della sanità cui la Calabria è sottoposta da 10 anni.

I dati della Calabria sono gravissimi: la media della popolazione che vi dimora stabilmente è di 1 milione e 300 mila abitanti su quasi 2 milioni di residenti; gli occupati totalizzano il 33%; dal ’91 al 2019 sono 119 i Comuni sciolti per infiltrazioni, con 8 annullamenti e 20 archiviazioni; il reddito medio pro capite resta al di sotto dei 13 mila euro annui; 413 mila sono i calabresi che vivono fuori dell’Italia e 5.621 quelli andati via dalla Calabria nel solo 2019. In una situazione del genere, all’astensionismo spaventoso si affianca la crisi dei partiti: commissariati il Pd, il più votato, Lega e Fratelli d’Italia, che alle Regionali hanno superato, rispettivamente, il 12 e il 10%; dimissionario il segretario regionale di Leu.

Lavoro, assistenza sanitaria e sociale, riorganizzazione degli uffici, dissesto idrogeologico, ciclo dei rifiuti, sistema aeroportuale, ammodernamento delle infrastrutture, rilancio dell’agricoltura, semplificazione burocratica, incentivi alle imprese, bonifiche dei siti inquinati, messa a sistema dell’offerta turistica, valorizzazione del patrimonio di natura e cultura, trasparenza amministrativa e occupazione giovanile sono le questioni principali cui dovrà dedicarsi il centrodestra, chiamato ad affrontare l’emergenza legalità e un problema troppo spesso rinviato: l’inclusione dei giovani nei decisionali. Forza Italia non ha rinunciato a riproporre politici di vecchio corso, mentre Fratelli d’Italia ha il merito di una certa rigenerazione delle proprie liste.

In ogni caso, i giovani, che continuano ad emigrare, sono ancora assenti dall’attenzione dei partiti. Fa eccezione 5 Stelle, che ne ha candidato alcuni e ha rilanciato il tema della diaspora dei nuovi laureati. Le segreterie romane non hanno ancora chiara la questione calabrese, che è anzitutto di lavoro, senza il quale non c’è libertà né emancipazione dal dominio criminale.