Il voto amministrativo di maggio riscalda il clima politico. Esso è motivo per sondare la tenuta del governo o lo stato di salute del centrosinistra. Ma pochi, in realtà, si aspettano novità reali. Tanto che in molti dei capoluoghi in cui si è già votato, il primo partito è stato ancora una volta quello delle astensioni. Eppure, se ci trasferiamo in Sicilia, dove si voterà al primo turno il 28 e 29 maggio in 128 comuni fra cui Catania, Siracusa, Ragusa e Trapani, scopriamo un segnale inaspettato di novità.



Puntiamo l’attenzione su Catania, dove sono in lizza ben sette candidati: uno del centrodestra, uno del centrosinistra alleato coi Cinquestelle, e 5 candidati espressione di movimenti locali o liste civiche.

In una campagna elettorale priva di grandi spunti politici (fatto salvo il caso di alcuni ex assessori comunali o regionali del centrodestra indagati e di un ex sindaco del centrosinistra interdetto dalla candidatura) il fatto nuovo è l’emergere di un soggetto popolare, nato da un gruppo di cattolici di vario orientamento e appartenenti a un nutrito gruppo di movimenti e associazioni, che ha preso nome di “Un cantiere per Catania”.



Questo “Cantiere” non ha presentato propri candidati, ma ha prodotto un documento con alcune linee guida che ha influenzato la campagna elettorale e ha dato vita a decine di incontri che hanno coinvolto migliaia di persone.

Tutto è nato nell’estate scorsa, quando un gruppetto di laici e alcuni membri dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della diocesi di Catania hanno stilato un documento che invitava cattolici e non cattolici a non restare alla finestra in occasione delle elezioni regionali e delle politiche. Il metodo usato dal primo gruppetto, che oggi è divenuto un grande Cantiere, è stato quello di cominciare a impegnarsi nei propri ambienti e nelle periferie e di individuare le priorità per il bene della città e della regione. Da qui è nata anche una scuola di formazione politica molto partecipata che ha tenuto i suoi corsi da dicembre scorso a maggio 2023 e soprattutto un nuovo documento di idee che, di fatto, ha costituito in questa tornata elettorale amministrativa il principale argomento di dibattito fra le forze sociali e con i candidati.



Dopo tanti incontri nei quartieri, il 12 maggio questo piccolo popolo ha incontrato i sette candidati sindaci per chiedere una presa di posizione sul documento e in particolare sul tema delle periferie, della dispersione scolastica, dei più fragili e della “amministrazione condivisa”. All’incontro c’erano giovani e meno giovani. C’era l’arcivescovo Renna, che ha accompagnato questo lavoro. C’era Confcooperative regionale, che ha deciso di cancellare iniziative proprie per aderire al Cantiere. C’era la Cisl. C’erano i rappresentanti di molti movimenti ecclesiali e laicali.

In una città che ha registrato il 60% di astensionismo alle passate elezioni regionali, il dato nuovo è che in molti sta rinascendo la speranza. Non in forza di un candidato, ma di un movimento di popolo che chiede con forza alla politica di guardare al bene comune piuttosto che agli interessi di parte e che è in grado di tallonare l’amministrazione sulle priorità per lo sviluppo della città.

Se questo piccolo popolo dopo il voto amministrativo, come peraltro già annunciato, continuerà ad essere presente sulla scena pubblica e a interloquire con l’amministrazione comunale sulle priorità individuate (dalla lotta alla dispersione scolastica al lavoro, dalle politiche per l’ambiente alla rinascita delle periferie) questo sarà il vero fatto nuovo in una politica siciliana altrimenti destinata a un triste tramonto.

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