Fra voci, abboccamenti e trattative condotte a fari spenti, si avvicina il giorno delle elezioni CSM (Consiglio Superiore di Magistratura) per quanto concerne i membri laici, che avrà luogo martedì 17 gennaio 2023. A stamattina, risultano 186 autocandidature, con poche – se non nessuna – chance di nomina per ciascuno di essi. A completare il quadro, un Parlamento convocato a oltranza. Saranno Camera e Senato a esprimersi per ciò che concerne la scelta dei dieci nominativi che andranno a completare il CSM.



Sul sito della Camera non campeggiano candidature “benedette” dai partiti: spiccano i nomi di Antonino Lo Presti e Gaetano Pecorella, ex parlamentari rispettivamente di Alleanza Nazionale e di Forza Italia, oltre a quelli di Ivano Iai (difensore del cardinale Angelo Becciu), di Lorenzo Borrè (noto per i ricorsi contro l’elezione di Giuseppe Conte in testa al Movimento 5 Stelle), di Otello Lupacchini (ex procuratore generale di Catanzaro) e di Giuseppe Rossodivita, presidente della Commissione giustizia del Partito Radicale.



ELEZIONI CSM: I CANDIDATI SOSTENUTI DAI PARTITI (RUMORS)

Detto di queste autocandidature, si apre poi tutto un mondo di rumors connessi alle elezioni dei componenti laici del CSM. A fare il punto della situazione, in tal senso, è “Il Sole 24 Ore”, che riporta le varie ipotesi: per la Lega circolano i nomi dell’ex senatore Francesco Urraro e dell’avvocato Fabio Pinelli, per Forza Italia quelli di Pierantonio Zanettin, capogruppo in commissione Giustizia al Senato, e di Ciro Falanga, ex senatore (si parla anche di Luigi Vitali, ex sottosegretario alla Giustizia). Per Fratelli d’Italia è quotato il nome di Giuseppe Valentino, ex sottosegretario e senatore.



Per quanto riguarda i tempi delle Elezioni CSM, le Camere sono convocate per martedì 17 gennaio 2023 (ore 16), ma, qualora la fumata bianca non giungesse, il Parlamento potrebbe essere riunito a oltranza, ogni martedì, in seduta comune, sino alla scelta dei 10 nominativi. Ogni eletto dovrà ottenere il consenso di almeno i tre quinti del Parlamento (almeno 360 voti su 600, ndr). Gli accordi tra le forze politiche, peraltro, è probabile che andranno a rivestire un ruolo chiave in questa tornata, con l’abituale spartizione dei candidati, indicativamente 3 per Fratelli d’Italia, 2 per Lega e Forza Italia, e 3 alle opposizioni.