Ci si aspettava che la riforma Cartabia portasse la tanto attesa svolta in seno a un Consiglio superiore della magistratura sempre più in crisi, ma così non è stato. Dallo scrutinio del collegio che elegge i due consiglieri magistrati della Suprema Corte si evince la vittoria delle due correnti tradizionali: un seggio va ai conservatori di Magistratura indipendente (Paola D’Ovidio con 1.860 voti), uno ai progressisti di Area (Antonello Cosentino con 1.226 voti). A differenza degli ultimi anni, la storica corrente di sinistra Magistratura democratica questa volta ha deciso di non schierarsi con Area, prendendo comunque 696 voti. Stesso risultato si deduce dai risultati degli eletti nei collegi binominali: 3 seggi alla lista di Area e 3 anche per Magistratura indipendente. Per avere i risultati completi occorrerà aspettare probabilmente il termine della giornata di oggi.
“Era prevedibile che finisse così” ci ha detto in questa intervista Frank Cimini, giornalista già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it. “Nonostante le belle parole e gli entusiasmi, la magistratura rimane in mano alle solite due correnti, quella di destra e quella di sinistra, gli indipendenti non hanno avuto alcuna possibilità”.
Resta ancora lo spoglio dei due collegi che eleggono la quota riservata ai pubblici ministeri (5 seggi) e quelli che eleggono i consiglieri giudici di merito. “Comunque il nuovo Consiglio eletto non entrerà in carica prima che si formi il nuovo Parlamento, in quanto 10 consiglieri sono di nomina parlamentare, quindi resterà in carico probabilmente fino a gennaio il vecchio Consiglio, e questa è una cosa vergognosa” ci ha detto ancora Cimini.
Che commento si può fare dopo l’elezione dei due magistrati della Corte di Cassazione?
Che nonostante la riforma Cartabia il Csm è sempre in mano alle correnti. Era immaginabile, perché c’erano tutte le condizioni per la tutela dello status quo, a cominciare dal Capo dello Stato che ha fatto di tutto al di là dei moniti perché nulla cambiasse. È un sistema di potere da cui la magistratura non vuole derogare. C’è anche una parte della politica che non vuole derogare da questo sistema e c’è una parte che lo vorrebbe, ma lì subentra l’incapacità.
Ci sono state però molte schede bianche.
Sì, è un chiaro segnale di disagio all’interno della categoria, ma le schede bianche o nulle non cambiano mai niente.
Si sa chi c’era tra queste schede bianche? Qualche nome?
No, i nomi non si sanno. Il problema è che i candidati indipendenti hanno preso pochissimi voti. C’è stata una polarizzazione verso le due grandi correnti che sono Magistratura indipendente, che è andata meglio, e le due di sinistra che questa volta correvano separate. Magistratura democratica non ha vinto, però ha tenuto. Non c’è più un centro, c’è la cosiddetta destra e la cosiddetta sinistra.
Se però si sommano i voti di Area e Magistratura democratica la sinistra ha una larga maggioranza, no? Questo risultato sembra un po’ riflettere il quadro politico: una destra che vince, una sinistra che perde perché divisa e un centro inesistente. Cosa ne pensi?
È vero, è probabile ci sia una polarizzazione anche alle elezioni verso i due partiti principali che secondo i sondaggi sono Fratelli d’Italia e Pd.
Da quello che si legge, il centrodestra vorrebbe, in caso di vittoria, rimettere mano alla riforma Cartabia, rifacendo tutto. È un segnale positivo o negativo?
Bisogna vedere cosa fanno. Se si fanno dei passi avanti sulla separazione delle carriere e l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale sarebbe una buona cosa, ma la vedo molto difficile.
Perché?
Perché la politica è debole e non è detto che dalle elezioni esca un quadro che la rafforzi. Ci vorrebbe un governo forte, capace di avere un programma ben definito e non parlo solo della giustizia, però questo non c’è. Da quello che stiamo vedendo il centrodestra è favorito ma è diviso in sé stesso, non solo sulla giustizia. C’è chi dice che Berlusconi potrebbe dar vita a un governo di grande centro con Calenda e la Meloni per isolare Salvini. Qualunque sia il governo, in questo momento la politica non è in grado di affrontare il problema giustizia.
In effetti in campagna elettorale non si è parlato quasi per niente di giustizia. Perché?
Questa campagna elettorale è stata solo una guerra a delegittimarsi a vicenda senza un confronto sui programmi. Credo comunque che questa polarizzazione all’interno della magistratura sia un ostacolo per un cambiamento. Resta tutto come prima, questi signori continuano ad andare avanti usando il metodo Palamara che poi è il metodo che c’è sempre stato. Fanno finta di averlo abbandonato radiando Palamara, ma continuano a fare nomine che al Tar, come è successo con il Tribunale di Palermo, vengono annullate.
Il sistema elettorale con i sorteggi avrebbe avuto un significato diverso?
Alcuni candidati che non essendo legati alle correnti, sia quelli sorteggiati sia quelli che si sono candidati, non hanno avuto forza sufficiente, era ampiamente prevedibile che sarebbe successo così. La magistratura vuole continuare a avere il suo potere grazie alla debolezza della politica. Poi davanti alla prospettiva di una guerra mondiale tutto passa in secondo piano, anche la giustizia. Questo perché al di là di quello che si dice di Draghi, l’Italia è un paese che conta sempre di meno.
(Paolo Vites)
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