C’è qualche recondito pensiero che lega in qualche modo la recente indicazione di Alessandro Giuli a ministro per la cultura e le non lontane elezioni regionali in Emilia-Romagna. È un nesso del tutto culturale e filosofico. Giuli, pur culturalmente di destra, ha rivalutato di recente il pensiero di Antonio Gramsci, il propugnatore geniale dell’idea di intellettuale organico. Se c’è su questa terra un luogo dove alcune intuizioni del celebre sardo si sono completamente realizzate, questo è l’Emilia-Romagna. È in questa regione che il partito-intellettuale organico ha saputo prendere il posto dell’intellettuale-chiesa, come Gramsci auspicava e propugnava, implementando nel tempo non solo una regia politica, sociale, economica e culturale estremamente pervasiva e sistematica, ma anche proponendo una etica propria.



Bologna non era la seconda città dello Stato della Chiesa? Una nuova chiesa ne ha preso il posto, riducendo in gran parte a un ruolo ancillare l’originale. Il mix straordinario realizzato dai comunisti prima, e dagli eredi poi, è in quel solido connubio senza incertezze, impensabile altrove, col capitalismo compiuto, come denunciava a suo tempo Pier Paolo Pasolini.



L’intellettuale organico ha offerto ai “ricchi” la possibilità di continuare ad arricchirsi senza sentirsi in colpa (come già aveva fatto per la verità la Chiesa cattolica), arruolandoli nelle “magnifiche sorti e progressive”, mentre il welfare di tutta la nazione è stato spesso e volentieri usato come bancomat per una qualche redistribuzione di redditi e servizi a vantaggio degli emiliano-romagnoli. Basti rammentare la gratuità dei trasporti pubblici per operai e studenti, in determinate fasce orarie, negli anni 70 a Bologna, o il gonfiamento della sanità regionale al punto che, negli anni 90, il 40 per cento e più del deficit sanitario nazionale era dovuto alla sola Emilia-Romagna. In un certo qual modo si sta ancora pagando, oggi, l’eccesso di sprechi (e quindi di pretese) generato in quel non lontano passato.



Si dirà che è roba antica. Si aggiungerà che anche Gramsci è superato. Tutto ciò in realtà aiuta a capire quali siano le ragioni del tasso di consenso inerziale e durevole di cui ha goduto a lungo la sinistra da queste parti e l’elevato conservatorismo elettorale e culturale. L’intellettuale organico ha educato a lungo le “masse”, con successo. Gli ha offerto ideali, giustificazioni e assoluzioni, gli ha indicato i nemici colpevoli di tutto, ovviamente fascisti, assicurandogli nel contempo di vivere nel migliore dei mondi italiani possibili. Una miscela irresistibile per molti, che hanno così delegato volentieri all’intellettuale organico la cosa pubblica, inclusi molti cattolici.

Ha ragione Giuli: Gramsci è ancora ben vivo e vegeto, anche se molti suoi seguaci non lo leggono e forse nemmeno sanno chi sia. Il Pd dell’Emilia-Romagna – basta ascoltare i toni del sindaco di Bologna o dell’ex governatore regionale – ci fa spesso ancora rivedere il vecchio film manicheo dei “migliori”, dell’unica parte giusta, gli unici affidabili e popolari. Non scordiamo che anche Elly Schlein è cresciuta da queste parti. Il prezzo da pagare per credere ancora a questa narrazione è non guardare in faccia e nascondere gli enormi problemi irrisolti di questa regione: ritardi infrastrutturali (Bologna è la strozzatura viaria nazionale); gravi incurie ambientali; mancanza di visione da decenni sulla sanità; una idea ancora rigida e arcaica della formazione scolastica.

A una tale opera “educativa”, esercitata per decenni dall’intellettuale organico gramsciano, la risposta non può che essere prima di tutto educativa. Ma di una nuova idea educativa, che leghi libertà e responsabilità in modo inscindibile, che non si ritenga proprietaria della cosa pubblica, che susciti risorse senza pretendere di irreggimentarle a priori, che non neghi la realtà, che non pretenda di possedere sempre e comunque a priori le soluzioni alle immense sfide del presente e che perciò cerchi alleanze trasversali senza pregiudiziali. Chissà quanti elettori emiliano-romagnoli si faranno, finalmente, nuove domande e si porranno, finalmente, nuovi dubbi.

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