In vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna Ilsussidiario.net ha inviato una serie di domande ai candidati dei due maggiori schieramenti in corsa per la carica di governatore. Stefano Bonaccini (centrosinistra) non ha avuto modo di rispondere. Qui di seguito pubblichiamo le risposte di Lucia Borgonzoni (centrodestra).



Semplificazione amministrativa, taglio di Irpef regionale e Irap, investimenti mirati per ridurre le liste d’attesa e decongestionare i pronto soccorso, via libera ai cantieri per la messa in sicurezza del territorio. Sono i primi quattro provvedimenti che Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega, candidata per il centrodestra alle elezioni in Emilia-Romagna, intende varare subito qualora il voto di domenica la premiasse come nuovo governatore della Regione. E al termine di una campagna elettorale in cui, secondo il suo avversario, Stefano Bonaccini del Pd, lei è di fatto “scomparsa” davanti al protagonismo di Matteo Salvini, ribatte: “Mi verrebbe da rispondere come Jessica Rabbit: non sono cattiva anche se mi vogliono dipingere così”, aggiungendo subito: “La Lega è una squadra e io e Salvini abbiamo voluto battere ogni metro quadrato di territorio”.



Senatrice, lei ha detto che le Sardine non vi tolgono un voto. Bene, ma lei i voti deve conquistarli alla sinistra. Dica qui adesso qualcosa di sinistra.

Le Sardine sono il segno del fallimento di una sinistra che si vergogna a esporre i simboli del Pd. Il loro unico collante è l’anti-leghismo e mancano totalmente di una parte programmatica e di contenuti. Se dovessi dire qualcosa di sinistra? Che oggi nelle fabbriche, nelle periferie, tra la gente c’è la Lega. La sinistra ha preferito i salotti della finanza o, come si è visto nel caso del mio avversario del Pd, cene da mille euro da chef stellati. Se Berlinguer vedesse quello che è il Pd oggi, secondo me avrebbe un moto di indignazione.



Se viene eletta, quali sono i primi tre provvedimenti che intende varare subito?

Innanzitutto, avvierei un piano per la sburocratizzazione e la semplificazione amministrativa. Quindi partirei subito col percorso che ci condurrà alla Regione tax free: riducendo progressivamente le aliquote Irpef e Irap, a partire da chi fa formazione in azione per i giovani al termine di un ciclo di studi. E subito investimenti mirati per la riduzione delle liste d’attesa e per decongestionare i pronto soccorso, con percorsi specifici per persone anziane e con disabilità. E poi, aggiungo subito anche il quarto: via ai cantieri contro il dissesto e per la messa in sicurezza del territorio, con i fondi già disponibili, che Bonaccini non ha voluto o saputo spendere.

Salvini ha chiuso la campagna elettorale di queste elezioni regionali in Emilia Romagna a Ravenna. Città delicata: lei cosa intende fare per Ravenna?

Vogliamo lanciare il progetto della rete dei porti commerciali del Nord Adriatico, che produrrebbe ricadute importantissime su lavoro e imprese. Il rilancio deve necessariamente passare da un serio piano infrastrutturale.

Con quali interventi?

Prima di tutto, il porto di Ravenna: serve potenziare la partnership con i porti del Nord Adriatico per affrontare e vincere la concorrenza dei porti del Nord Europa. E poi gli interventi necessari: non si possono aspettare 15 anni per fare una cosa fondamentale come l’escavo dei fondali. Sul fronte viabilità e trasporti, a Ravenna anni di Pd hanno portato a infrastrutture carenti, mancanza di manutenzione delle strade. Lo abbiamo visto con la chiusura della Ravegnana e con i lavori perenni sulla E45. Da anni aspettiamo la E55 per essere collegati come si deve con il Nord e con il resto d’Europa. Mancano inoltre i treni ad alta velocità: come si può pensare a politiche di sviluppo sostenibile senza adeguati collegamenti su ferro? È chiaro che fino ad oggi è mancata progettazione, visione, volontà politica.

Si dice che per contribuire a risolvere il problema dell’occupazione giovanile bisogna raccordare meglio i percorsi scolastici con le esigenze del mondo produttivo. Un ruolo importante lo ricopre la formazione professionale. Come valuta la situazione di questo servizio in Regione e cosa intende fare per migliorarlo?

Oggi sempre più realtà imprenditoriali ci chiedono di approfondire il rapporto tra azienda e scuola, formando i giovani alle competenze richieste dal mercato. Ricordo che la Regione soffre di una difficoltà a trattenere i talenti formatisi sul territorio e ad attrarne dall’estero: nell’ultimo decennio gli expatried regionali sono più che triplicati, con un deflusso netto di circa 7.400 giovani ad alta qualificazione.

Come intende rimediare?

È necessario che ci sia un’integrazione decisamente maggiore tra mondo del lavoro e mondo della formazione. Per questo taglieremo il 10% del totale dell’Irap, azzerandola alle imprese che fanno formazione ai giovani al termine di un ciclo di studi. L’esperienza richiesta dal mercato del lavoro la promuoviamo noi. Oggi 300mila imprese circa sono soggette a Irap in Emilia-Romagna, come rivela il ministero dell’Economia, per un gettito di 2,1 miliardi. Investendo 200 milioni di euro la Regione potrebbe garantire la formazione in azienda a circa 10mila neodiplomati emiliani e romagnoli ogni anno. Pensiamo che sia un’iniziativa concreta per dare opportunità sul territorio ai giovani volenterosi e di talento che le politiche del Pd, improntate all’appartenenza più che alla competenza, sino ad oggi hanno spinto ad andare all’estero a cercare fortuna.

Bonaccini dice che sì Salvini ha candidato una donna, ma che lei è di fatto “scomparsa”. Cosa risponde?

Mi scappa da ridere, e mi verrebbe da rispondere come Jessica Rabbit: “Non sono cattiva anche se mi vogliono dipingere così”. A parte gli scherzi: la Lega è una squadra, l’Emilia-Romagna è una Regione molto vasta quando si hanno cuore tutti i cittadini, dalla pianura padana all’Appennino. Noi abbiamo voluto battere ogni metro quadrato del territorio, pertanto sia io che Salvini ci siamo alzati di buon mattino per essere ovunque, non lasciare indietro nessuno e raccogliere le criticità – per risolverle – di ogni territorio. Comunque, chiunque può verificare, seguendo i miei appuntamenti sui social, sto facendo decine di incontri al giorno, anche fuori dai “circuiti canonici”, andando anche laddove il Pd non va più da tanto tempo. Per la Lega non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Le famiglie in Italia non fanno figli e vale anche per l’Emilia-Romagna. Quali provvedimenti intende assumere per invertire questa tendenza e per sostenere concretamente le famiglie?

Anche qui non si decide di fare figli perché te lo dice il presidente della Regione; occorre seminare per avviare un’inversione di tendenza che è innanzitutto culturale, ma anche economica e organizzativa. Se una giovane coppia avesse quel minimo di aiuto per rimuovere alcuni ostacoli materiali, probabilmente avrebbe meno timore a mettere alla luce un figlio. In ogni caso al problema della natalità non risponderemo importando nuovi nati, ma usando le risorse disponibili affinché chi vive in Emilia-Romagna abbia meno problemi.

È vero, come dice Bonaccini, che lei intende imporre all’Emilia-Romagna un modello lombardo e veneto: lombardo nella sanità e veneto per l’economia? Cosa risponde?

L’Emilia-Romagna è fatta di imprenditori che, con sacrifici e investimenti, hanno prodotto eccellenza e innovazione, nonostante la zavorra delle tasse e della burocrazia. Noi ascolteremo e aiuteremo. C’è più intelligenza fra la gente che nei palazzi del governo, per cui occorre solo essere leali e non impossessarsi dei risultati degli emiliani e dei romagnoli per attribuirli alla politica. L’accusa di voler privatizzare la sanità dell’Emilia-Romagna è ridicola e denota, da parte del mio avversario del Pd, anche una scarsa conoscenza degli altri sistemi regionali.

La sanità in Emilia-Romagna comunque funziona ed è una delle migliori. Quali sono i settori in cui si rilevano criticità e cosa propone per affrontarle?

La gestione Pd della sanità emiliano-romagnola ha prodotto storture e inefficienze. Abbiamo segnalato, visto e assistito a pazienti con sospetta colica renale costretti ad aspettare 19 ore al pronto soccorso, a esami pre-parto fissati dopo la gravidanza, a visite prenotate in strutture che distano 70 chilometri. Queste inefficienze inducono chi se lo può permettere a rivolgersi alla sanità privata, creando così una sanità di serie A e una di serie B, con disparità per i cittadini. Poi succede che molti cittadini vanno a curarsi in altre Regioni. L’anno scorso l’Emilia-Romagna ha speso 59 milioni di euro per le cure dei propri cittadini in Veneto. Non è questo il modello di sanità che abbiamo in mente.

Voi cosa avete in mente?

Come tutte le graduatorie occorre guardare i criteri con cui si confrontano i sistemi. Gli operatori sanitari nella nostra Regione non sono valorizzati per l’impegno e la cura che mettono sul lavoro. L’investimento sulle risorse umane è fondamentale così come è fondamentale attuare il nostro progetto: un grande piano per la riduzione delle liste d’attesa e dei tempi d’attesa nei pronto soccorso, con priorità alle persone più anziane e a quelle con disabilità, una più efficace integrazione tra aziende ospedaliere e territorio.

Emergenza anziani: anche qui liste d’attesa lunghe per le case di riposo e posti mancanti. Cosa si può fare?

Ci risulta che ci siano dei territori nei quali si registrano situazioni molto delicate e difficili per quanto riguarda l’accesso alle strutture residenziali o semi-residenziali (centri diurni) degli anziani. Ciò significa che è necessario ripartire i fondi dedicati alla non autosufficienza con una maggiore elasticità, il che ci consentirebbe di affrontare le singole problematiche in maniera più specifica e risolutiva. Del resto, fra le numerose tematiche che la Regione non ha mai affrontato in modo adeguato quella che prevale su tutte è connessa al dare risposte concrete alle esigenze di welfare della popolazione più anziana, che aumenterà nei prossimi anni. Così come è necessario intervenire sulle liste d’attesa, troppo lunghe, e bisogna porre fine all’odiosa pratica della chiusura delle agende. A questo riguardo abbiamo proposto la possibilità di estendere visite ed esami nelle fasce serali e nei fine settimana.

I problemi riguardano solo i pazienti?

No, le problematiche non riguardano solo i pazienti, anche il personale medico, troppo spesso indotto a lasciare la nostra Regione per mancanza di opportunità. Inoltre, intendiamo declinare il Fondo regionale per la non autosufficienza sulla base di una maggiore elasticità, capace di dare risposte più precise e puntuali in ordine alla specificità delle varie richieste soggettive. Si tratta di politiche che si muovono all’interno di una cornice che si prefigge come priorità quella di incentivare politiche di inclusione sociale per le persone con disabilità.

Ci può indicare due infrastrutture importanti che servono alla Regione, di interesse strategico, e sulle quali lei intende dare battaglia?

Sono diversi gli interventi infrastrutturali che si rendono necessari: dalla TiBre, l’autostrada Tirreno-Brennero, alla Bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo, al completamento della complanare che consentirebbe il raggiungimento veloce del casello autostradale in direzione Bologna dei mezzi provenienti dall’area di Sassuolo-Maranello e del traffico pendolare dalle aree periferiche della città. Serve chiarezza sulla Cispadana, stante finora la mancanza di capitali privati necessari per la realizzazione dell’opera. Per Ferrara la Cispadana andrebbe collegata alla strada statale Romea attraverso la Ferrara-Mare, SS16 oltre Argenta, con il monitoraggio e la messa in sicurezza, se necessario, dei ponti e dei cavalcavia. Le infrastrutture della viabilità hanno trascurato tutto ciò che esula dalle dorsali principali: anche distretti eccellenti come il biomedicale di Mirandola sono penalizzati da sistemi di viabilità e collegamenti assolutamente non adeguati (un’ora di media per percorrere 30 chilometri).

E gli interventi sulla messa in sicurezza del territorio?

Sono fondamentali. Bonaccini – anche in qualità di commissario straordinario alla ricostruzione – non ha speso i fondi che aveva a disposizione, tanto da essere bacchettato dallo stesso ministro Costa. Noi ci attiveremo da subito per assicurare ai territori gli interventi di cui hanno bisogno.

Nella Nota sulle elezioni regionali della Conferenza episcopale, fra gli interventi prioritari c’è la richiesta di garantire una vera parità scolastica non solo giuridica (già garantita dalle leggi statali), ma anche economica. Come intende rispondere a questa richiesta?

Quando è uscita la Nota mi ha molto colpito che alcuni giornali abbiano titolato in modo da travisare quanto era scritto nella Nota medesima. In effetti, in questa Regione chi frequenta le scuole paritarie è fortemente svantaggiato. Questo non succede da altre parti. In Lombardia, ad esempio, ogni studente ha una “dote”, si chiama proprio così, che può spendere per la frequenza scolastica. La libertà di scelta sarà un principio guida del mio mandato, in ogni ambito.

Lei intende intervenire per abbassare le tasse e le imposte regionali? In che modo?

In materia di fisco vogliamo essere anche in Emilia-Romagna coerenti col nostro progetto nazionale, superando i 5 scaglioni con 5 aliquote. Il primo passo sarà quello di arrivare a una flat Tax all’1% sull’Irpef Regionale in maniera progressiva, per poi azzerarla. In altre parole: 400 milioni di tasse in meno all’anno agli emiliani e ai romagnoli per sostenere i consumi, il lavoro e la produttività. Questo provvedimento, insieme al taglio per un anno dell’Irap per il totale dei costi che ogni azienda sostiene per formare un giovane uscito dalla scuola, rappresenta il nostro modo concreto di sostenere giovani, imprese e lavoro.

(Marco Tedesco)