La piazza bolognese piena zeppa di “sardine”, che hanno risposto all’invito dei quattro giovani organizzatori apartitici, ha riempito di soddisfazione Bonaccini e il suo segretario Zingaretti, che contano sul fatto che altre piazze emiliano-romagnole si riempiano dei saporiti Clupeidi. Ne hanno motivo? Sì e no.

È innegabile che la piazza era contro Salvini e questo non può non aver fatto gioire il Pd, che finora aveva clamorosamente perso la battaglia delle piazze contro il Capitano; d’altro canto la piazza non era espressione, come succedeva un tempo, della capacità di mobilitazione della macchina organizzativa piddina, tanto è vero che in Piazza Maggiore, in cui non sventolavano bandiere di partito, era collocato uno striscione con la scritta: “Lega e Pd due facce della stessa medaglia”. In altre parole, non è prevedibile come la chiara collocazione antisalviniana delle “sardine” si tradurrà in termini di voti veri.



Il Pd, infatti, ha due sfide da vincere: la prima, più decisiva, è la rielezione di Bonaccini; ma l’altra, da non sottovalutare, è il tipo di maggioranza che, in caso di vittoria, guiderà la Regione nei prossimi cinque anni.

Nella legislatura che si sta concludendo il Pd ha goduto, con 29 consiglieri, di una maggioranza assoluta e autosufficiente. In questi mesi, e la piazza dell’altra sera ne è stata una conferma, si stanno organizzando aggregazioni, espressione della società, come ad esempio la mobilitazione di stampo ambientalista sulla scia di Greta, che possono determinare diversi comportamenti all’interno della cabina elettorale. Un Pd che perdesse la maggioranza assoluta in Consiglio regionale dovrebbe fare i conti con sensibilità non facilmente componibili, come dimostra la fallimentare esperienza del governo giallorosso.



Ma c’è un altro aspetto che potrebbe rendere piuttosto indigesta l’abbuffata di “sardine” che oggi il Pd auspica, a partire dalla prossima piazza modenese, in cui si replicherà il raduno contro il leader leghista.

Fino ad oggi Bonaccini ha cercato con tutte le sue forze di far percepire il prossimo voto regionale come un voto essenzialmente amministrativo, in cui giudicare la sua gestione, che lui ritiene ottima, ed impedire che la macchina regionale passi nelle meno esperte mani della Borgonzoni: in questa ottica ha cercato il coinvolgimento di centinaia di sindaci che, con il loro sostegno, confermassero la positività dell’esperienza bonacciniana per i territori emiliano-romagnoli.



Ma la piazza che si è riempita a Bologna qualche giorno fa, al contrario, era una piazza tutta politica, dove di amministrativo non c’era assolutamente nulla. Il richiamo dei quattro giovani ha avuto quell’effetto, perché è stato visto come una chiamata alle armi contro un nemico, un invasore, un “fascista” indegno della “resistente” Bologna, portatore, secondo le “sardine”, di un messaggio di odio e di una politica pericolosa. In altri termini, lo scontro evocato in quella piazza non era fra Bonaccini e la Borgonzoni, ma fra la sinistra e Salvini: esattamente quello che Salvini desidera e sta perseguendo con la sua presenza capillare sul territorio.

Bonaccini e il Pd godano delle sardine, che sono notoriamente buone e gustose, ma… attenti all’indigestione.