L’Armageddon si avvicina? Le elezioni del 26 gennaio in Emilia-Romagna, ben più che quello in Calabria, agita i sonni non solo dei due candidati in lizza, Stefano Bonaccini per il centrosinistra e Lucia Borgonzoni per il centrodestra (gli ultimi sondaggi pre-silenzio elettorale li davano quasi appaiati, in una corsa che potrebbe decidersi sul filo di lana), ma soprattutto degli inquilini dei Palazzi romani: una sconfitta dei partiti di maggioranza giallo-rossa (più sul versante Pd che M5s, in verità) potrebbe infatti avere ripercussioni anche sulla tenuta del governo Conte 2. Sarà proprio così? Che segnali arrivano da questa campagna elettorale, giunta agli sgoccioli? L’egemonia della sinistra che dura da 70 anni rischia di andare davvero in frantumi? Che cosa si aspettano gli emiliani da questo voto? Ne abbiamo parlato con un osservatore privilegiato, Michele Brambilla, da novembre 2019 direttore del Resto del Carlino.



Una volta si diceva Emilia-Romagna e si pensava senza esitazione a una roccaforte rossa inespugnabile. Come si è arrivati a questa situazione in cui si parla di regione contendibile?

Intanto sono passati 70 anni di egemonia dell’ex Pci, poi Pds, poi Ds, poi Pd. E tutte le cose umane soffrono un inevitabile logoramento. La Bibbia dice che 70 anni è la vita dell’uomo, 80 per i più robusti. E’ già un’eccezione in tutta Europa che una regione sia governata da così lungo tempo dallo stesso partito. In più, osservo una crisi generale del Pd, che governa da tempo senza vincere le elezioni e ha delle oggettive difficoltà. Infine, l’aria che tira è questa: alle ultime Europee il centrodestra ha raccolto sei punti percentuali in più del centrosinistra. Per tutto questo l’Emilia Romagna è diventata contendibile.



Eppure l’Emilia primeggia in molte classifiche, dall’economia al welfare. Non basta più la buona amministrazione?

Gli emiliani pensano che la buona amministrazione sia anche merito dei cittadini. Sanno di essere un popolo laborioso, pieno di inventiva, che sa rimboccarsi le maniche. Può quindi arrivare un momento in cui i cittadini dicono: non è solo merito del partito che ci governa. Anzi, il partito è così perché noi siamo così. E poi un po’ di malcontento c’è, soprattutto nei piccoli artigiani, nei commercianti, che pagano anche politiche non regionali, ma del governo di Roma, incentrate su tasse e burocrazia. Si respira una voglia di cambiamento.



Tra Bonaccini e la Borgonzoni chi oggi interpreta e intercetta il sentire degli emiliani?

E’ stata una campagna elettorale anomala, perché da una parte c’era un candidato regionale del centrosinistra, Bonaccini, e dall’altra un leader nazionale, Matteo Salvini, che ha riempito le piazze. Questo senza nulla togliere alla Borgonzoni, che in tutte le occasioni in cui ho potuto seguirla si è dimostrata molto serena e positiva. Il leader però era Salvini.

E come si è comportato Salvini?

Salvini, che è un maestro nel creare consenso, interpreta molto bene il sentiment del proprio popolo. Come pure Bonaccini, che in questi anni ha sempre girato tutti i Comuni della regione. Diciamo che, qualunque sarà l’esito del voto del 26 gennaio, è chiaro che oggi l’Emilia è divisa in due, ha due anime diverse, ciascuna ben interpretata dal proprio leader di riferimento.

Si dice che nelle grandi città il centrosinistra sia in testa, mentre nelle campagne è il centrodestra a raccogliere maggiori consensi. Questa dicotomia può portare a un governatore di una parte e a un Consiglio regionale in cui la maggioranza è appannaggio della coalizione avversa?

Mi sembra tecnicamente impossibile, perché con la legge elettorale regionale il presidente vincente ha un tale premio di maggioranza che per non averlo si dovrebbe verificare un ampio voto disgiunto come mai si è verificato. Potrà forse esserci uno scostamento, ma non tale da creare il fenomeno dell’anatra zoppa.

La Lega e il centrodestra possono davvero tentare il colpaccio?

Gli ultimi sondaggi pre-silenzio elettorale indicavano tutti grande incertezza. La possibilità esiste, lo ammette anche Bonaccini.

Bonaccini fa di tutto per nascondere il simbolo del Pd. Dove hanno sbagliato i Democratici in Emilia-Romagna?

Io credo che il Pd in questo momento non sia molto popolare anche in Emilia-Romagna, soprattutto nelle province, per tante scelte che ha fatto al governo, come la sugar tax o la plastic tax. La sua politica è vista da artigiani e piccoli commercianti come foriera di complicazioni, di burocrazia, di carico fiscale. Bonaccini ha quindi scelto di fare una campagna a sé, il Pd non è praticamente esistito nelle manifestazioni di piazza, sostituito dalle Sardine. Se Bonaccini vincerà, si darà merito alle Sardine, se Bonaccini perderà si darà la colpa al Pd. Mi sembra che il Partito democratico si sia messo nei pasticci da solo.

Quindi anche in Emilia temi come fisco, burocrazia, sicurezza sono molto sentiti?

Tasse, burocrazia, difficoltà di accedere al credito, concorrenza degli abusivi sono temi sentitissimi.

Accennava prima al fenomeno delle Sardine, che è nato proprio in Emilia, a Bologna. Potranno incidere sull’esito del voto?

Le Sardine sono nate come un movimento spontaneo di ragazzi che volevano essere il nuovo. Poi sono diventate semplicemente la piazza del centrosinistra che si oppone a Salvini. Punto. Non hanno avanzato una proposta che una, hanno semplicemente manifestato contro qualcuno. Se vanno avanti così, il loro fenomeno non avrà molte possibilità di sopravvivere a lungo. Non sono aggiuntivi al Pd.

Il M5s rischia una brutta figura, peggiore addirittura dei risultati ottenuti nelle recenti elezioni in altre regioni. Dove hanno sbagliato i grillini? Pagano scelte nazionali poco apprezzate in Emilia come reddito di cittadinanza e decreto Dignità?

Il calo dei Cinquestelle è nazionale, stanno perdendo dappertutto, si stanno anche spaccando al loro interno. Sono stati indecisi persino se presentarsi al voto o meno, poi alla fine hanno deciso di farlo. Sono in grandissima difficoltà, forse in inarrestabile declino.

E’ giusto dare al voto in Emilia una valenza nazionale, quasi fosse un referendum pro o contro il governo, come fa Salvini? E in caso di sconfitta di Pd e M5s dal voto emiliano può venire la spallata al Conte-2?

Perdere l’Emilia-Romagna per il governo giallo-rosso sarebbe una botta tremenda, perché, sia come centro di potere sia dal punto di vista psicologico, il Pd perderebbe la sua roccaforte. A quel punto avremmo tutto il Nord, e poi l’Emilia e l’Umbria poco più a sud, in mano al centrodestra a guida leghista. Questo creerebbe più di un problema al governo. Ma per farlo cadere ci vorrebbe anche la volontà di dimettersi e non so quanti ce l’abbiano.

Lei ha scritto qualche giorno fa: “le campagne elettorali si vincono contrapponendo ad idee che si ritengono sbagliate altre idee che si ritengono più giuste e forti”. Oggi alla sinistra, e non solo in Emilia, mancano idee giuste e forti?

A mio avviso, Bonaccini ha fatto delle proposte concrete, forti e chiare su come guidare la regione. Quelli che sono andati nelle piazze a impedire a Salvini di parlare hanno fatto il gioco dello stesso Salvini.

(Marco Biscella)