Finito il tormentone della legge di bilancio, in cui la nuova maggioranza giallo-rossa è probabilmente riuscita a dare il peggio di sé, il prossimo vero scoglio da superare è sicuramente rappresentato dalle elezioni in EmiliaRomagna del prossimo 26 gennaio.

Qualunque sia il responso delle urne, nulla sarà come prima per il Conte 2, che non è chiaro se abbia più da temere la vittoria del centrodestra o la riconferma di Bonaccini. Infatti, un buon risultato del Pd nella sua roccaforte potrebbe anche spingere Zingaretti, che ha subìto la nascita dell’attuale maggioranza e vede il rischio di un logoramento derivante dal sostegno a un governo condannato “ontologicamente” a una perenne instabilità, ad andare rapidamente all’incasso, prima che le sardine si organizzino in vero e proprio partito: in tal modo otterrebbe contemporaneamente il risultato di avere dei gruppi parlamentari a propria immagine e quello di tarpare le ali al progetto del Rottamatore.



Manca ancora più di un mese al giorno in cui si apriranno le urne e fare previsioni è piuttosto azzardato, ma la sensazione è che per il centrodestra la strada della vittoria sia molto in salita per almeno tre motivi.

1) La discesa in campo delle sardine, alla cui nascita spontanea non credono più nemmeno i bambini dell’asilo, con la loro chiara presa di posizione a favore di Bonaccini, ha sicuramente risvegliato dal torpore e dalla disillusione una parte dell’elettorato di sinistra che si era rifugiato nell’astensionismo;



2) il M5s ha scelto come proprio candidato alla presidenza uno sconosciuto consigliere comunale, attorno al quale molto difficilmente si ricompatterà un elettorato confuso e diviso, tenendo conto che addirittura consiglieri regionali in carica hanno dichiarato pubblicamente che faranno voto disgiunto, a favore del candidato del Pd;

3) la candidata Borgonzoni, nel confronto diretto con Bonaccini e la sua esperienza quinquennale di presidente, appare inevitabilmente meno competente e fatica a scalfire l’immagine di buon amministratore che, non del tutto meritatamente, il presidente uscente si è ritagliata addosso, complice un’accurata e ben orchestrata campagna di stampa e di organizzazioni “amiche”.



La campagna elettorale è ancora molto lunga, anzi, dopo il reset delle festività natalizie, la vera campagna, che determinerà l’esito delle elezioni, comincerà il 7 gennaio.

Credo che per quella data il centrodestra dovrà mettere in campo qualcosa di nuovo, per sparigliare le carte e costringere Bonaccini a dire qualcosa in più rispetto all’ormai trita narrazione della Regione meglio amministrata d’Italia.

Un elemento interessante potrebbe essere quello di esplicitare, da parte della Borgonzoni, la squadra che intende mettere in campo in caso di vittoria.

Molti elettori, in Emilia-Romagna, anche in occasione delle recenti elezioni europee, cui erano associate quelle amministrative in diversi importanti comuni, hanno espresso un voto al centrodestra nelle elezioni più “politiche”, quelle per il Parlamento europeo, scegliendo però il candidato di sinistra nel voto amministrativo. In altre parole, la Borgonzoni deve convincere almeno tutti gli elettori di centrodestra (oltre ad una parte degli indecisi) che, in caso di sua vittoria, la Regione non corre il rischio di essere messa in mano a gente incompetente o meno capace di quelli che hanno amministrato finora. Se la sfidante di Bonaccini ha in mente una squadra di persone autorevoli, credibili e competenti, dovrebbe esplicitarle subito, sfidando il competitor a fare altrettanto.

In questo modo, tra l’altro, potrebbe forse intercettare una parte di quella marea di elettori intenzionati a non votare, che potrebbero veramente fare la differenza.