Alleanze Ue dopo Elezioni Europee 2019, Marco Zanni della Lega non ha dubbi: «Quasi chiuso con Farage», asse tra il Carroccio e il Brexit Party. E arriva il monito di Forza Italia, al lavoro per sancire l’entrata del partito di Matteo Salvini nel Ppe. Ecco il giudizio di Massimiliano Salini: «L’internazionale sovranista mi pare un fallimento annunciato già nel nome. Io, in qualità di membro del PPE, mi auguro che la Lega compia in Europa una scelta parallela a quella già fatta in Piemonte e in Lombardia, cioè quella di un Centrodestra che amministra in maniera efficiente». Questo il commento del professor Giulio Sapelli a Omnibus: «Salvini fa bene a fare quello che fa: vista la composizione dell’Europarlamento, le forze a cui lui ancora temporaneamente si ispira avranno un ruolo ancillare. Dal punto di vista della maggioranza politica, le cose andranno peggio: con Verdi, Conservatori e Liberali noi avremo una politica molto più dettata dall’austerità. La situazione economica sarà molto aggravata, Salvini dovrebbe negoziare con la Germania e parlare con il Ppe per ritagliarsi un margine di intervento». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



ALLEANZE UE, LEGA: “OK CON FARAGE”

Le Elezioni Europee sono concluse da tempo ma ancora i risultati ufficiali per la composizione definitiva del nuovo Parlamento Ue non sono giunti: nell’ultima proiezione data dall’Unione Europea questa mattina si vedono gli eurodeputati del Ppe guadagnare 179 seggi, seguiti dai 153 del S&D, i 105 di Alde-Macron, i 69 dei Verdi, i 63 dell’ECR (FdI-Meloni), i 58 di Lega-Le Pen, i 54 di Farage-M5s e i 38 della sinistra di Gue-Ngl. Dopo le riunioni ieri trasversali dei più importanti partiti europei, il braccio di ferro odierno è cominciato da un lato con la sfida tutta sull’asse Francia-Germania sulla nomina del candidato ideale alla Commissione Ue (lo trattiamo in un breve focus qui sotto, ndr) e dall’altro con il gruppo di lavoro dei sovranisti che tentano di costituire un gruppo piuttosto nutrito per contrapporsi agli europeisti e rappresentare fino all’ultimo una spina nel fianco per le nomine in seno alla prossima Commissione Ue. «Vogliamo costituire un super gruppo, come avevamo annunciato, che già fin da ora è composto da 77 eurodeputati. E speriamo di far aumentare in modo considerevole questo numero», ha spiegato Marine Le Pen mentre la Lega di Salvini si muove in coordinato con la “campagna acquisti” nel gruppo Efdd.



ELEZIONI EUROPEE: SFIDA MACRON-MERKEL PER LA COMMISSIONE UE

«L’incontro con Nigel Farage è andato bene, stiamo lavorando e vediamo di chiudere per la settimana prossima con lui», spiega da Bruxelles il responsabile esteri della Lega, l’eurodeputato Marzo Zanni. Nel merito delle possibili trattative, «Siamo a buon punto. Siamo convinti di poter chiudere. È ovvio che lui deve dichiarare che ha più opzioni, ma è un buon accordo ed è un beneficio comune stare insieme. Sono confidente che possiamo chiudere settimana prossima, al di là di quello che viene dichiarato pubblicamente», conclude Zanni. Dopo le Elezioni Europee, l’evidente fallimento del M5s anche sul fronte alleanze – il gruppo assieme a Farage non ha il minimo utile di eletti in diversi stati per poter costituire un gruppo proprio – ha fatto scattare l’attacco di Di Maio contro il responsabile esteri Fabio Massimo Castaldo che però si è difeso questa mattina «flop gruppo non è colpa mia». Nel frattempo, il braccio di ferro tra Macron e Merkel prosegue sul nome forte da presentare a candidato della Commissione Europea che possa tenere assieme il fronte anti-sovranista come nuova maggioranza in Parlamento Ue (Ppe, socialisti, Liberali di Macron e Verdi): il Presidente francese sa che senza il suo gruppo in Europa, Ppe e Pse non hanno i numeri per la maggioranza e così sta mettendo il veto sul candidato Weber (troppo cattolico e di centrodestra secondo Macron, ndr) proponendo invece la Vestager (Alde) o alla peggio Barnier (Ppe ma francese). La Merkel non ci sta a farsi “comandare” da Macron e sta provando la controffensiva: la coesione interna tra Cdu e Csu è determinata a molto dalla presenza forte di Seehofer e Weber, due bavaresi centrali nel nuovo scacchiere post-Cancelliera, ma dopo l’annuncio di Viktor Orbán dello stop all’appoggio per Weber, la Germania potrebbe anche farsi convincere in nome del “bene dell’Unione”, ergo l’ostacolare l’ascesa dei sovranisti Salvini e Le Pen.

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