Secondo le ultime proiezioni della composizione del turerò Parlamento Ue, il Ppe avrebbe ottenuto 177 seggi col 23,57% dei risultati, mentre ai Socialisti e Democratici andrebbero 149 seggi con il 19,8% dei voti; ai Liberali 107 seggi, col 14,25%. Quarti i Verdi con 69 seggi al 9,19%, seguono i Conservatori Ecr a 62 a 8,26%; mentre l’Enf (il gruppo della Lega) con 58 seggi al 7,72%; e l’Efdd (il gruppo dei M5S e di Farage) 54 col 7,19%. Infine, alla Sinistra di Gue andrebbero 29 seggi col 5,19% dei voti scrutinati da tutti i Paesi delle Elezioni Europee. Ciò che però sta movimentando queste prime ore di riunioni trasversali tra i vari gruppi Ue non sono tanto i numeri in Parlamento, ma gli obiettivi e i compromessi che ogni partito è disposto a improntare. Su tutti è Macron il più attivo – nonostante la sconfitta in patria contro l’ex FN di Marine Le Pen – con incontri bilaterali prima con Visegrad e poi il Partito Popolare Europeo. Secondo Euronews, il presidente francese ha chiesto direttamente all’EPP di espellere ufficialmente Fidesz e il suo leader Viktor Orban come “condizione” per l’alleanza tra Pse, Ppe e l’Alde in cui è componente La Republique En Marche. “Euronews” suggerisce poi che il presidente francese voglia ritagliarsi il ruolo di kingmaker nella discussione sulle future nomine ai vertici delle istituzioni Ue, ritenendo Weber poco incline e adatto ad essere il giusto candidato alla Presidenza della Commissione Ue. Intanto Berlusconi, entrando alla riunione del Ppe, si muove in maniera opposta al Presidente francese e attacca «Il presidente ungherese non l’ho incontrato, perché lui in questo momento si è sospeso dal Ppe, ho avuto con lui una lunga telefonata ieri sera. Ci vedremo presto e sono sicuro che potrò convincere lui a restare nel partito popolare e i membri del Ppe a volere che l’Ungheria e lui restino».
ELEZIONI EUROPEE 2019: DIRETTA SPOGLIO – RISULTATI ALL’ESTERO. ELETTI: LEGA – PD – M5S – FORZA ITALIA – FDI
RISULTATI CIRCOSCRIZIONI: NORD EST – NORD OVEST – CENTRO ITALIA – SUD ITALIA– ISOLE
REBUS PPE-VISEGRAD
A risultati chiusi, scattano le manovre e le partite sulla nomine in Ue in vista dell’ufficialità di tutti i 751 eurodeputati eletti nelle freschissime Elezioni Europee: sul tavolo il rinnovo della Commissione Europea e del presidente, il vertice della Bce e la presidenza dell’Europarlamento. Oggi alle ore 18 si teneva il vertice informali di tutti i capi di Stato – compreso il Premier Conte – per iniziare ad intessere le trame verso le nomine post-Parlamento Ue. Si terranno poi le riunioni dei singoli partiti europei, dal Ppe al Pse passando per Alde e gli stessi sovranisti: secondo quanto riportato dall’Ansa, i Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia) si dovrebbero incontrare a breve con Macron per formalizzare la proposta “sblocca” stallo: proporre come presidente della Commissione europea Maros Sevcovic, attuale vicepresidente del gruppo e già candidato alla presidenza della Repubblica in Slovacchia. Non solo, Visegrad potrebbe anche appoggiare la presidenza Ue di un membro del Ppe (Michel Barnier, negoziatore della Brexit) al posto del candidato Weber chiedendo però in cambio un ruolo per Sefcovic, magari al posto della Mogherini alla capo della diplomazia estera Ue. «Il Ppe è la più grande famiglia politica europea, certo non festeggiamo la vittoria perché abbiamo perso dei seggi, ma siamo sempre i più forti. Vogliamo sederci insieme e trovare un compromesso con quelli che credono nell’Unione europea e vogliono una Ue più forte e ambiziosa, per definire il programma o il mandato dei prossimi 5 anni», è invece il commento lasciato da Manfred Weber al suo arrivo a Bruxelles per il primo incontro del Ppe dopo le Elezioni Europee.
IL REBUS MAGGIORANZA NEL PARLAMENTO UE
Al momento, la maggioranza nel Parlamento Europeo è un completo rebus: i risultati delle Elezioni Europee 2019 hanno consegnato a Bruxelles e Strasburgo un “incastro” di alleanze, mosse, tentativi e contrasti difficilmente risolvibili un giorno dopo lo scrutinio in Europa di queste lunghe e stancanti Elezioni. Nel prossimo Europarlamento le due famiglie storiche assieme non hanno più la maggioranza bensì possono tentare di creare un gruppo europeista che possa contrapporsi all’ala sovranista uscita, se non ridimensionata, quantomeno con più problemi del previsto rispetto alla vigilia. Ppe e S&D sperano infatti di ottenere l’alleanza con l’Alde e i riformisti di En Marche (Macron) superando così la soglia del 50% dei seggi: se poi si assommassero anche i Verdi, i deputati sarebbero addirittura 500 (376 è la maggioranza minima richiesta). L’ultimissima proiezione di ieri notte vede i Popolari a 180 seggi, Socialisti 146, Alde 109, Verdi 69, Efdd 54, Ecr 59, Enl-Salvini 58, Gue-Sinistra 39. Al momento, salvo dietrofront del Ppe, il gruppo dei sovranisti non supererebbe, tutta assieme, quota 170 seggi all’Europarlamento, rendendo dunque assai difficile se non impossibile avere la maggioranza. La domanda però è sempre la stessa: Ppe, Pse, Alde e Verdi saranno in grado di trovare la quadra per governare assieme 5 anni?
AUSTRIA E GRECIA: CADONO I GOVERNI DOPO LE EUROPEE
Le Elezioni Europee 2019 mietono “vittime” all’estero: cadono i governi di Austria e Grecia. Si vedono dunque i primi effetti politici del voto in Europa. A Vienna le opposizioni hanno sfiduciato il cancelliere Sebastian Kurz, dei popolari, provocando il voto anticipato, che è previsto a settembre. L’altra vittima è ad Atene. Superato dal centrodestra nel voto di domenica, pur avendo raccolto il 28 per cento, Alexis Tsipras ha chiesto lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni politiche. Uno psicodramma, ma non per il partito di centrodestra, Nea Demokratia, risorto dalle ceneri. Tra l’altro è considerato uno dei responsabili del disastro finanziario della Grecia e del lungo periodo di austerity a cui si è dovuto sottoporre il popolo ellenico. Tsipras ha riunito il comitato centrale di Syriza: le elezioni anticipate sono un azzardo con il quale spera una riconferma da parte dell’elettorato. In Austria, invece, la caduta di Kurz è stata provocata da un piccolo partito, Jetz, che ha presentato una mozione di sfiducia. Poi si sono associati socialdemocratici e sovranisti di destra, usciti dal governo dopo lo scandalo del video in cui promettevano appalti a sedicenti società russe. (agg. di Silvana Palazzo)
ELEZIONI EUROPEE 2019: PARLAMENTO UE, PPE CERCA ALLEANZE
I sovranisti, nonostante i loro auspici alla viglia del voto, non sfondano e così nel prossimo Parlamento europeo sarà ancora il blocco appunto “europeista” a fare la voce grossa anche se, in attesa che si completa lo spoglio dei voti e si comincia a ragionare su quale sarà la distribuzione dei seggi l’unica cosa certa è che sono stati i popolari del Ppe ad aver vinto ma che avranno necessariamente bisogno delle alleanze per avere la maggioranza. Insomma, a sorridere dopo il voto di ieri sono soprattutto le “famiglie” tradizionali: i popolari infatti conquisterebbero, in base agli exit poll, 179 seggi nel prossimo parlamento, una ventina di più dei socialisti e democratici e soprattutto quasi il triplo di quel blocco “sovranista” che vedeva assieme Matteo Salvini mentre i Conservatori e riformisti a cui aderisce Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni toccherebbe una quota simile, vale a dire 60 seggi. (agg. di R. G. Flore)
ELEZIONI EUROPEE 2019: NODO SOVRANISTI
Non sono per nulla conclusi gli scrutini delle Elezioni Europee 2019 all’Estero, con il maxi voto del 26 maggio che è destinato a cambiare anche profondamente le dinamiche e le alleanze in seno all’Europarlamento e alla Commissione Europea tutta ancora da definire. Non ha vinto il fronte “europeista” e non ha neanche sfondato quello “sovranista”: lo status quo però è stato modificato e i partiti “storici” ora hanno bisogno di un surplus di alleanze (specificamente con l’Alde-Macron) per provare a prendersi la maggioranza del Parlamento di Bruxelles. I risultati emersi in queste ore, al netto di confermare il “boom” incredibile della Lega di Matteo Salvini assieme a Marine Le Pen, Afd e Fpoe, danno un’idea già piuttosto definita dei 751 seggi totali che comporranno la nuova legislatura fino al 2024: in Germania la Merkel tiene, Macron arriva secondo di un soffio in Francia, la Gran Bretagna celebra la Brexit di Farage che “uccide” politicamente i Tory, la Spagna conferma Sanchez primo partito del Pse mentre dall’Italia è la Lega ad aver stracciato la concorrenza. Solo alcuni dei risultati certi di queste Elezioni Europee 2019: ora però proviamo ad entrare nelle pieghe della contesa, con i partiti e i seggi oltre ad una panoramica sulle possibile maggioranze all’Europarlamento, tutt’altro che già scritte.
ELEZIONI EUROPEE 2019: I SEGGI DI TUTTI I PARTITI
È stata pubblicata a metà pomeriggio la quinta proiezione della composizione del futuro Parlamento Ue con i risultati delle Elezioni Europee che comprendono i dati definitivi di 9 Stati e quelli parziali degli altri con spoglio ancora in corso: i seggi complessivi vedono 180 seggi al Ppe (23,98% dei voti totali), 146 ai Socialisti & Democratici (19,44%), 109 seggi ai Liberali-Alde col 14,51%. Al quarto posto troviamo i Verdi con 69 seggi (9,19%), a ruota i Conservatori-Riformisti Ecr a 59 eurodeputati (7,86%); il gruppo con Salvini e Le Pen arriva a 58 seggi con il 7,72%, anche se la Lega risulta il secondo partito nazionale rappresentato nel Parlamento Ue dopo le Elezioni Europee (dietro alla Cdu-Csu di AKK-Merkel). L’Efdd di M5s e Farage arrivano a 54 seggi col 7,19%, anche se Di Maio ha spiegato che nei prossimi giorni «il gruppo degli eletti Cinque Stelle deciderò in quale partito europeo presenziare per i prossimi 5 anni»: infine, a Gue-Sinistra 39 seggi al 5,19%. Per quanto riguarda la suddivisione dei seggi nel Parlamento Ue dei partiti italiani, i risultati degli scrutini danno la Lega leader assoluto con 28 seggi conquistati: segue il Pd con 18 e il M5s con 14 eurodeputati eletti, per Forza Italia saranno invece 8 e per Giorgia Meloni-FdI i seggi occupati saranno 6.
SOVRANISTI VS EUROPEISTI: LE POSSIBILI MAGGIORANZE
Non ha vinto nessuno, ma di certo non si può dire che i sovranisti abbiamo “perso” la battaglia: primo partito in Inghilterra, primo in Francia e in Italia, con Kurz al top (nonostante la sfiducia del proprio Parlamento in queste ultime ore a Vienna) che rappresenta l’anima più di destra del Partito Popolare Europeo. Benissimo anche la Polonia di “Diritto e Giustizia” e Fidesz di Orban in Ungheria: insomma, l’avanzata c’è e il gruppo che potrebbe comprendere Ecr-Enf-Efdd e “sovranisti” vari potrebbe anche raggiungere quota 150-160 seggi nel Parlamento Ue. La maggioranza più probabile attualmente resta quella tra Ppe, Pse e Alde-Macron anche se la situazione interna alla Francia sempre piuttosto esplosiva potrebbe mettere ancor più in difficoltà il giovane Presidente della Francia: il boom dei Verdi (in Germania, Francia e anche Regno Unito conquistano 69 seggi) esclude una larga fetta di possibili alleanze tanto con il Ppe quanto con i gruppo sovranisti, e dunque riduce le possibilità in mano a Weber, candidato alla Commissione Ue per i popolari. Svoltare a destra con un accordo con Orban e Salvini, proseguire la strada “europeista” con Sanchez e Macron, ma con maggiore instabilità specie sul fronte nazionale e negli accordi da dirimere in Commissione Europea.