VERSO MODIFICA LEGGE ELETTORALE ELEZIONI EUROPEE 2024: C’È L’OK DI TUTTI I PARTITI
Secondo il “Corriere della Sera” vi sarebbe già un accordo di massima tra tutti i partiti in Italia per la modifica in tempi rapidi della legge elettorale delle Elezioni Europee 2024 per poter abbassare la soglia di sbarramento dall’attuale 4% al 3% su base nazionale. Sarà stata la morte di Silvio Berlusconi, saranno i diversi consessi europei dove iniziano a delinearsi le mosse dei vari partiti Ue, sarà l’anno esatto dal voto, ma le Elezioni Europee 2024 (9 giugno in Italia, ndr) iniziano a “pesare” nel dibattito pubblico tanto continentale quanto nostrano.
Non solo però per dinamiche politiche e di programmi, ma come rivela il retroscena svelato da Francesco Verderami sul “CorSera”, le Europee pesano anche sulle trame “nascoste” dei movimenti politici nazionali: il tempo non è moltissimo in quanto appunto si vota tra un anno per il rinnovo di Parlamento Ue e Commissione ma ci sarebbe un accordo che andrebbe bene tanto ai partiti del Governo Meloni (per avere speranza di far entrare a Bruxelles Forza Italia rimasta orfana di Silvio Berlusconi) quanto le opposizioni (dove i vari partiti Verdi, PiùEuropa e Terzo Polo puntano a superare la soglia). «I partiti di maggioranza e opposizione, impegnati in colloqui informali, scambi di documenti, bozze di emendamenti. È un dossier di iniziativa parlamentare, che è a conoscenza del governo e che viene portato avanti dai gruppi nel più stretto riserbo, per evitare intoppi. Anche perché l’operazione — se avesse successo — dovrebbe realizzarsi a fine anno, completata la sessione di bilancio», scrive il “Corriere” dando come certo il pre-accordo sulla soglia di sbarramento da portare al 3% rispetto al 4% dell’attuale legge.
SOGLIA DI SBARRAMENTO AL 3% PER LE ELEZIONI EUROPEE: AD OGGI CHI RIMARREBBE ESCLUSO?
Secondo Verderami il tema nasce con la richiesta dei Verdi di portare la soglia di sbarramento per le Elezioni Europee 2024 uniformata alle Politiche per le Camere: a sostegno di tale tesi il fatto che buona parte dei Paesi Ue hanno sistemi di voto che prevedono soglie bassissime tra l’1 e il 2% (al 5% come soglia abbiamo solo Francia e il blocco dei Paesi Baltici). Evidente l’interesse di Verdi e Sinistra che assieme alle ultime politiche valevano il 3,6%, ovvero sotto la soglia prevista per l’ingresso in Parlamento Ue: con loro però anche la maggioranza di Governo adesso ha le mire di far entrare una Forza Italia (e non più solo Noi Moderati) a Bruxelles, prevedendo come le cifre attuali di consenso per gli azzurri in calo tra un anno finito l’effetto “nostalgia” per l’ex Premier scomparso lo scorso 12 giugno.
Da ultimo, rileva Verderami, l’abbassamento del quorum sullo sbarramento al 3% consentirebbe a Renzi e Calenda di evitare un accordo politico unitario (dopo il “divorzio” di qualche mese fa dal Terzo Polo) andando invece a briglie sciolte tanto con Italia Viva quanto con Azione. «agevolare la riduzione dello sbarramento produrrebbe un saldo politico positivo. E probabilmente garantirebbe anche un ritorno elettorale, dato che il 3% resta comunque un’asticella complicata da superare. E a quel punto i seggi verrebbero divisi tra le forze più grandi. Sono valutazioni fatte prima della scomparsa del Cavaliere e sulla base di una trattativa chiesta dalle opposizioni», conclude Verderami indicando poi nel Pd l’unico partito ad avere serie perplessità sull’accordo, vista la profonda divisione interna. C’è chi accoglie bene la proposta (i riformisti) e chi invece come i fedelissimi di Schlein che vorrebbe tenere il 4% per drenare più voti possibili dalla galassia della sinistra radicale, puntano sul tema del “voto utile”. Se però le Elezioni Europee si tenessero domani, con gli attuali dati dei sondaggi nazionali chi realmente verrebbe tagliato fuori dal Parlamento Ue tenendo l’attuale legge? Secondo l’ultima “Supermedia” di YouTrend sui principali sondaggi politici dell’ultima settimana, “tagliati” rimarrebbero Azione (3,9%), Italia Viva (3,2%), AVS (2,9%), PiùEuropa (2,5%), ItalExit (2,2%), Unione Popolare (1,5%) e Noi Moderati (1,1%).