In vista del grande dibattito tra i due candidati alle presidenziali francesi, Emmanuel Macron e Marine Le Pen, nulla è stato lasciato al caso. Dalla temperatura di 19 gradi sul palco alla distanza di 2,50 metri che li separava, dalla scelta dei giornalisti ai temi affrontati, tutto è stato controllato, per compensare l’imprevedibilità di un duello psicologico dove l’aspetto retorico – siamo in Francia – è tanto importante quanto i programmi e le competenze.
Come previsto, due personalità antagoniste si sono confrontate, due visioni radicalmente opposte della Francia e del suo posto in Europa e nel mondo sono state esposte. I due finalisti hanno presentato i loro progetti sui temi scelti, senza sfoghi e in modo cortese: potere d’acquisto, scenario internazionale, ecologia, modello sociale, competitività francese, educazione, Europa, sicurezza e immigrazione e infine istituzioni, tutti temi attesi. L’uno – il presidente uscente – sul bilancio della sua gestione e le sue recenti promesse di reinventare la pratica del potere, in modo più vicino ai francesi, non più distante dalle loro preoccupazioni. L’altra – la sfidante – sul rischio annunciato di un programma basato sulla preferenza nazionale, un’uscita nascosta dall’Europa e un isolamento della Francia sulla scena internazionale. I francesi aspettavano con interesse e curiosità di vedere se Marine Le Pen avrebbe confermato la credibilità acquisita durante la campagna, lavando l’umiliazione del dibattito del 2017 durante il quale si era mostrata aggressiva, impreparata, imprecisa sulle cifre, perdendo il controllo di fronte a un Emmanuel Macron che padroneggiava non solo i temi ma anche la retorica. Macron, invece, doveva vincere la prova della vicinanza ai francesi, smentendo l’arroganza e il disprezzo con cui viene spesso descritto. Ma lei ha fallito l’obiettivo, nonostante la preparazione promessa dal suo team elettorale; lui ha spesso avuto un tono troppo professorale, parlando a volte ai giornalisti senza guardarla.
Marine Le Pen ha attaccato Emmanuel Macron sul suo bilancio, tornando costantemente alla sua brutalità sociale e all’esercizio del potere senza empatia. Si è posizionata fin dai primi minuti come portavoce della Francia sofferente, sorridente, rilassata, imitando l’anafora di François Hollande “io presidente” durante il suo dibattito contro Nicolas Sarkozy, spiegando che sarebbe “la presidente della rinascita democratica, della concordia ritrovata, della fraternità e della pace civile”. Macron ha difeso scopertamente il suo programma fin dall’inizio, difendendo i grandi progetti del suo mandato quinquennale, assumendosi la piena responsabilità di tutte le decisioni passate e volendo costruire una grande potenza ecologica del XXI secolo, rivolgendosi così direttamente a una gioventù francese molto preoccupata per il futuro del pianeta e ancora indecisa.Tornando ripetutamente sulle inesattezze del programma della leader del Rassemblement National, sottolineando con una certa arroganza le falsità e le bugie della candidata, il tecnico Macron ha preso rapidamente il comando, screditando Le Pen, spesso incapace di rispondere alle domande o di difendersi dalle accuse.
Sui temi che li dividono profondamente, il duello ha registrato punte piuttosto aggressive: sulla Russia e il suo prestito al Rassemblement da una banca vicina a Vladimir Putin, Emmanuel Macron ha detto a Marine Le Pen “che lei dipende dal potere russo”, che le sue misure economiche e finanziarie sono ingiuste, che tradisce lo spirito francese con le sue posizioni sull’islam e la laicità, che il suo scetticismo climatico è criminale e che il suo desiderio di un referendum è incostituzionale. Marine Le Pen ha accusato il suo avversario di un “pessimo bilancio economico e un bilancio sociale ancora peggiore”, di disprezzo e maltrattamento del popolo francese di cui non ha mai difeso gli interessi al livello europeo.
Imperturbabile di fronte agli attacchi di Macron, Le Pen non è riuscita però a convincere sulla sostanza, dando l’impressione di essere travolta e risultando approssimativa. Dopo questo dibattito e per il momento, Emmanuel Macron rimane il favorito. Ora l’ultima parola spetta ai francesi.
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