Un 2017 bis era stato annunciato, un nuovo duello Emmanuel Macron-Marine Le Pen per il secondo turno delle elezioni presidenziali Francia 2022 previsto da tutti i sondaggi e temuto da molti a causa di un divario che si era ristretto negli ultimi giorni tra i 2 finalisti a favore della leader del Rassemblement National. La suspense è stata tolta alle ore 20 con la prima stima dei voti del primo turno: Macron 27,4% e Le Pen 24,1%.



Cinque anni dopo, siamo di nuovo allo stesso punto, ma la situazione è cambiata, dando ragione ad alcune previsioni e denunciandone altre.

Prima buona sorpresa dalle Elezioni presidenziali Francia 2022 per la vita politica francese e la legittimità del prossimo presidente che sarà eletto, il tasso di astensione smentisce in positivo le aspettative. 36 milioni di francesi su 48 milioni di aventi diritto sono andati alle urne, il che significa ancora una volta l’importanza di questo grande esercizio democratico per i cittadini



Seconda sorpresa rispetto ai sondaggi annunciati: Macron si qualifica in testa al duello con un punteggio superiore a quello del primo turno del 2017 e con un divario di 5 punti molto superiore a quello annunciato, resistendo meglio del previsto all’onda blu marina. Anche Le Pen ha migliorato il suo punteggio del 2017, nonostante la concorrenza di Éric Zemmour, facendo smentire le previsioni per il leader del movimento Reconquête. Con un punteggio del 7%, il leader di estrema destra atteso al 10% dopo una campagna a sorpresa molto controversa e pubblicizzata dai media, ha deluso il suo elettorato.



Delusione anche per il terzo uomo di questa campagna, Jean-Luc Mélenchon, nonostante un punteggio del 21,1%, in crescita rispetto al 2017. L’estrema sinistra francese non ha raggiunto il secondo turno, in cui credeva fermamente, ma è ormai la rappresentante indiscussa della sinistra francese, o meglio del popolo francese, poiché la sinistra tradizionale sembra ormai scomparsa. Durante il suo discorso, atteso in particolare per l’appello al voto che ogni candidato perdente pronuncia la sera del primo turno, Mélenchon non ha invitato a votare per Emmanuel Macron, com’era successo nel 2017, ma con la verve e il senso del teatro che lo caratterizzano, ha dichiarato davanti ai suoi attivisti riuniti nella sede degli “Insoumis” di “conoscere la rabbia espressa nell’urna ma che non dobbiamo abbandonarci a errori definitivamente irreparabili”, ripetendo quattro volte davanti a un pubblico elettrizzato: “non un voto a Marine Le Pen”. Un membro del team della campagna del presidente Macron ha commentato: “nel peggiore dei casi, contiamo sul fatto che si asterranno”.

Dietro le cifre dei “vincitori” di questo primo turno delle elezioni Francia 2020 e i fallimenti degli altri candidati, è un nuovo paesaggio politico che ha appena preso forma in Francia. Con il 4,7% dei voti per Les Républicains di Valérie Pécresse e l’1,8% per la leader del Partit Socialiste Anne Hidalgo, è un fallimento colossale per questi due grandi partiti storici. I francesi hanno scelto il voto utile, generalmente favorito al secondo turno, per assicurare il posizionamento sulla scena politica dei loro tre candidati preferiti, emarginando così definitivamente i “partiti di governo” ed eliminando di conseguenza tutti i piccoli candidati. Pécresse, Hidalgo e Yannick Jadot hanno chiamato inequivocabilmente a votare per Macron al secondo turno. Zemmour invita, senza sorpresa, a sostenere Marine Le Pen, che già sappiamo non corteggerà il 7% degli elettori della “Riconquista” per non scalfire la patina politicamente corretta con la quale ha coperto i suoi discorsi. Ma non c’è bisogno di essere profeti in patria per capire che l’elettorato è lo stesso. D’altra parte, Le Pen corteggerà gli elettori di Mélenchon, concentrando le prossime due settimane sulla preoccupazione per le pensioni, il cavallo di battaglia dell’estrema sinistra.

Si tratta infatti di una seconda campagna che inizia in vista del secondo turno che avrà luogo il 24 aprile. Come Macron ha ripetuto durante il suo discorso, “nulla è ancora fatto, dobbiamo accogliere con umiltà le prime cifre e mobilitarci” per bloccare l’estrema destra. Due visioni della Francia che si opporranno nei prossimi giorni, “due Francie che non si piacciono” secondo un assistente di Le Pen. La strategia dei due candidati per questo secondo turno è già pronta e i loro discorsi di fronte ai loro militanti questa domenica sera non hanno lasciato ambiguità.

Marine Le Pen cercherà di screditare il bilancio di Macron, parlando di “due visioni opposte del futuro, da una parte la divisione, l’ingiustizia e il disordine imposti da Emmanuel Macron a beneficio di pochi, dall’altra l’aggregazione dei francesi intorno alla giustizia sociale e alla protezione garantita da un quadro fraterno intorno all’idea secolare di nazione e di popolo”. Alle nozioni di sovranità e grandezza della Francia, di predominio della sua cultura e della sua lingua, di patriottismo economico difese da Le Pen, Macron ha opposto l’idea di una Francia “fedele all’umanesimo, al respiro del 1789”, di una Francia “stato sociale, che raccoglie la sfida del clima, che ha fiducia nella scienza, nella ragione, nella competenza, una Francia che lotta contro il separatismo islamico, una Francia nel quale la laicità permette alle persone di credere o non credere, una Francia in un’Europa forte che permette di formare alleanze con le altre grande democrazie”, contro una “Francia della regressione, un’internazionale di populisti e xenofobi”. Il messaggio è chiaro per gli elettori a chi vuole ricordare che Le Pen non è solo la vicina di casa che si occupa dei suoi gatti. La campagna è di nuovo in corso e culminerà nel dibattito tra i due finalisti il 20 aprile. Marine Le Pen farà di tutto per far dimenticare il fiasco e l’umiliazione che ha subito durante il dibattito di cinque anni fa.

In conclusione, due cifre che dovrebbero farci pensare oltre a queste elezioni Francia 2022. Jadot, il candidato del partito Europe Écologie Les Verts, ha raccolto il 4,7% dei voti. Un fallimento per il suo partito, ma soprattutto un messaggio molto preoccupante se si considera che la più grande sfida futura per la nostra società è il cambiamento climatico. Seconda cifra: 5 miliardari francesi possiedono quanto 27 milioni di francesi. Il presidente appena eletto dovrà certamente affrontare la sfida di una società divisa in cui la rabbia è molto reale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI