Un’alleanza elettorale Macron-sinistra per evitare che il Rassemblement National di Marine Le Pen conquisti la maggioranza assoluta e dia un nuovo governo alla Francia. Il presidente ora invoca la formazione di un Fronte repubblicano per impedire alla destra di andare al potere. Anche se poi l’unica cosa che sembra accomunare questa alleanza, assolutamente eterogenea, è proprio l’idea di battere la Le Pen. Insomma, la vittoria di Jordan Bardella al secondo turno, magari anche con i 289 seggi che gli permetterebbero di non dover chiedere il sostegno a nessuno, è più che possibile, spiega Francesco De Remigis, già corrispondente da Parigi ed esperto di politica internazionale per Il Giornale, perché nonostante il pressante invito di Macron a votare contro la destra, non è detto che il suo partito e gli elettori saranno così ligi nel seguire queste indicazioni. Il bivio per la Francia è tra due strade: un governo Bardella con il Rassemblement National solo o con la stampella di qualche parlamentare, oppure un governo tecnico che la sinistra possa digerire. L’alternativa, insomma, è fra destra e sinistra. E questo significa che Macron ha già perso.



Cosa ci dicono i risultati delle elezioni? Sono quelli che ci si aspettava o RN poteva avere addirittura di più?

Stiamo ai numeri reali, e non alle percentuali che peraltro al primo turno lasciano il tempo che trovano. Gli elettori del Rassemblement National sono passati da 4 milioni e 200mila del 2022 a 10 milioni e 600mila di domenica scorsa. Andare meglio di così, con venti giorni di campagna elettorale, per il nuovo corso lepenista allargato a una parte dei neogollisti sarebbe stato difficile. I risultati certificano che il modello di un centro liberale, quello messo in campo da Macron, non ha soddisfatto i francesi. Che dunque hanno dato un forte segnale di richiesta di cambiamento. Qui e ora.



La contrapposizione ora è fra destra e sinistra?

Direi proprio di sì, la Macronie nelle ultime ore di fatto è implosa. Le sue varie anime hanno abbandonato il silenzio, volano stracci. E quel “mai contraddire il presidente in pubblico” è un lontano ricordo. Ieri hanno iniziato a dare consegne di voto autonome rispetto alla linea dell’Eliseo vari ministri, in contrapposizione a quanto emerso invece dalla riunione di emergenza di ieri all’Eliseo, in cui Macron ha di nuovo cambiato linea riabilitando il fronte della sinistra, anche quella estrema, con pochi e poco chiari distinguo. “Non un solo voto all’estrema destra”, ha detto il presidente, spiegando ai suoi che c’è un debito di riconoscenza col campo della gauche legato al voto per lui al secondo turno del 2017 e del 2022. Insomma, in vista dei “ballottaggi” un’apertura di credito anche a quella sinistra fino a poche ore prima considerata “estrema” e dunque da combattere al pari dei lepenisti.



Quali sono le strategie della sinistra, di Macron e della Le Pen in vista del secondo turno? Quale messaggio mandano all’elettorato? Front Populaire e Ensemble presenteranno un solo candidato chiedendo di convogliare i voti?

Oggi alle 18 scade il termine per le candidature, e quasi un centinaio di candidati del cosiddetto Nuovo Fronte Popolare della gauche l’hanno già ritirata laddove sono arrivati terzi. Denunciano, al pari di Macron, il rischio che vada al potere Bardella col suo progetto. E sono pronti, con varie sfumature, a votare i macroniani che ora devono decidere se ricambiare il favore. Ma le consegne di voto, ci dicono i sondaggi, in questa elezione lasciano il tempo che trovano. Tre quarti dei francesi non sono intenzionati a seguire le indicazioni di voto qualunque esse siano.

RN resta dunque favorito? Potrà governare solo se otterrà la maggioranza assoluta?

Bardella la vuole. La ritiene necessaria. Ma non è da escludere che se gli mancassero cinque o sei deputati potrebbe vedere qualcuno avvicinarsi. E avere comunque la poltrona a cui punta, quella di premier.

Che tipo di proposta di governo potrà arrivare da sinistra e Macron?

Al momento nessuna. In comune hanno davvero poco. Solo il fronte anti-Le Pen. D’altronde la sinistra, in particolare quella di Mélenchon, è stata più volte sulle barricate contro i provvedimenti di Macron, dalle pensioni al lavoro, dalle banlieues alla sicurezza. Credo più in uno scenario, se il RN non otterrà la maggioranza, in cui Macron andrà a cercare un tecnico digeribile a sinistra per tentare una maggioranza che può durare un anno, tempo prima del quale il presidente non può sciogliere di nuovo l’Assemblée.

Quali saranno le difficoltà di coabitazione di Macron in caso di affermazione di Le Pen?

Se c’è una maggioranza assoluta RN, il problema della governabilità non sussiste. Ci sarà invece, da parte di Macron con tutta probabilità, un costante tentativo di fare da “disturbatore”, ma con pochi effetti. Su Esteri e Difesa, in punta di diritto, premier e presidente devono decidere insieme. Facile a dirsi, più complicato alla prova dei fatti, con Giove-Macron. Che invece può intralciare l’attività del governo. La vera arma dell’Eliseo è sulle nomine, oltre a poter non firmare certi decreti. Poi il ricorso alla Consulta contro provvedimenti dell’esecutivo.

È possibile che la situazione non si chiarisca e che si debba tornare a votare per il presidente?

Visto il caos, tutto è possibile. Macron ha detto che non si sarebbe dimesso. Ma anche rispetto alle consegne iniziali, tese a isolare le estreme, ha cambiato idea spiazzando i suoi. Anche lo scioglimento dell’Assemblea nazionale non se l’aspettava nessuno, forse neppure Bardella e Le Pen. Alla fine però c’è stato. E si è tornati a un bipolarismo di fatto, destra-sinistra. Scontro polarizzato. Con un presidente centrista dimezzato nei numeri e anche nel rispetto dei suoi.

Com’è cambiato il voto per il RN?

C’è in effetti una sociologia del voto, per sesso e per età. I lepenisti hanno guadagnato anzitutto elettorato femminile, ora al 32%, con un balzo di 15 punti. Un altro terzo abbondante del loro voto viene dagli ultrasessantenni della fascia 60-69 anni. Il dato delle donne è però indicativo. La sicurezza è stato uno dei grandi problemi irrisolti dalla Macronie. Nonostante gli annunci e qualche buona idea messa in campo, è stato difficile governare senza maggioranza, lasciando molti francesi, all’atto pratico, senza risposte.

(Paolo Rossetti)

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