RISULTATI ELEZIONI FRANCIA 2024 – Il tentativo di Emmanuel Macron di dare alla Francia un nuovo governo da lui controllato è riuscito a metà, ma con un esito inaspettato, visto che dovrà fare i conti non con il Rassemblement National di Le Pen e Bardella ma con la sinistra di Jan-Luc Mélenchon e la sua France Insoumise che – con il Nuovo Fronte Popolare – ha sfruttato l’inedito assist della “desistenza” offertogli dal presidente per trasformare la sinistra nel suo complesso nel primo gruppo politico di Francia.



L’appello all’unità repubblicana in chiave anti-Le Pen ha funzionato alla grande con la desistenza in ben 208 collegi, ma forse Macron ha sottovalutato il fatto che – tenendo in gara un solo candidato contro il Rassemblement National – spesso l’eletto non sarebbe stato di Ensemble (la sua formazione di centro) ma appunto del NFP costituitosi a sinistra pochi giorni fa e che in molti collegi era piazzato meglio dei centristi.



Alla fine i ballottaggi, che se fossero stati con tre o quattro candidati avrebbero probabilmente favorito la destra, hanno invece premiato “il resto del mondo” costruito appunto contro la Le Pen, anche se in parlamento arriveranno molti più deputati di sinistra del previsto e in grado per il loro numero di condizionare il nuovo esecutivo.

Soddisfazione a metà, quindi, per Macron, che difficilmente potrà indicare un proprio uomo a primo ministro, ma che soprattutto dovrà continuare in una coabitazione forzata così come è avvenuto negli ultimi mesi e per giunta con un minor controllo della maggioranza parlamentare.



A destra il Rassemblement, pur avendo raccolto moltissimi voti popolari, si lecca le ferite per la sconfitta, anche se probabilmente alla fine risulterà comunque il primo gruppo parlamentare, perché occorrerà prima capire dove esattamente si posizioneranno molti dei nuovi eletti a sinistra.

Non sono ancora stati diffusi gli esiti finali che già, infatti, la gauche appare attraversata da divisioni profonde che rendono insondabile il futuro del governo. Mélenchon è andato subito all’attacco proclamando con durezza: “Macron ci affidi la guida del governo o se ne vada” mentre gli esponenti più moderati e riformisti escludono questa soluzione e il premier Attal (dimissionario), Edouard Philippe e il ministro degli Esteri Sejourné invocano un esecutivo che tagli fuori proprio la France Insoumise di Mélenchon.

Sommando i voti di Ensamble (Macron) con la sinistra meno estrema è probabile che si arrivi ad una maggioranza, ma che certo sarà più condizionata dalla sinistra che non dal centro e per la quale ancora non si intravede un leader condiviso.

Piuttosto l’esito del voto sottolinea in chiave futura la grande difficoltà del Rassemblement National di conglobare la maggioranza degli elettori e questo in vista anche delle elezioni presidenziali che, tra due anni, dovranno scegliere chi salirà all’Eliseo al posto di Macron. È chiaro che le possibilità di vittoria per Marine Le Pen si riducono, perché si conferma che, al ballottaggio, continua ad esistere in Francia una evidente cintura sanitaria contro la destra.

Dai primi risultati escono bene anche i Repubblicani (ex gollisti) che non avevano accettato l’accordo con la Le Pen ed anzi alla fine il partito – che ha avuto l’incredibile risultato di far eleggere deputati con i voti di entrambi gli schieramenti – torna alla Camera con un bel numero di eletti, sicuramente più numerosi che non nelle previsioni.

Resta comunque il problema di fondo: la governabilità e la stabilità economica e politica. Per Macron è stato impossibile raggiungerla e qui sta in fondo il significato vero di un azzardo che alla fine ha solo in parte premiato un presidente in netta difficoltà personale, ma che comunque si ritrova più forte che non dopo l’esito del primo turno, domenica scorsa.

Ha giocato molto – come poche ore prima in Gran Bretagna – il sistema elettorale francese non proporzionale ma maggioritario e dove si è dimostrato fondamentale il peso delle desistenze e del concentramento dei voti su un singolo candidato di collegio. Qui si sono arenate le speranze del RN: non basta, per vincere, ottenere oltre il 35% dei voti se – come è avvenuto – gli avversari si uniscono compatti.

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