Episodio conclusivo e fine senza slancio democratico per le elezioni territoriali (regionali e dipartimentali) in Francia. Il primo turno era stato segnato da un’astensione record (2 elettori su 3 non hanno votato), dal fallimento del Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen e la battuta d’arresto per la maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron. Queste tendenze sono state confermate alla fine di questo secondo turno, che vede il ritorno del tradizionale divario destra-sinistra nel panorama politico francese alla vigilia della campagna per le elezioni presidenziali.
I francesi in questo secondo turno hanno confermato il loro disinteresse per queste elezioni, di cui non hanno capito la sfida, ma anche per la politica in generale, che sanzionano a larga maggioranza con un tasso di astensione stimato al 65% ai seggi finali. Tutti i candidati hanno riconosciuto la propria responsabilità e non quella degli elettori di fronte a questa allarmante constatazione. È sorprendente notare che il Covid-19, che fa notizia ininterrottamente da più di un anno, non è stato un argomento durante questa campagna, centrata sul tema della sicurezza, sulla quale né le regioni né i dipartimenti hanno prerogative. Ciò suggerisce che la sicurezza sarà al centro dei dibattiti della prossima campagna presidenziale.
Indubbio successo della destra e della sinistra tradizionali in queste elezioni con il mantenimento a capo della propria regione della maggioranza dei presidenti uscenti. I francesi, infatti, hanno appoggiato la competenza e i risultati positivi dei loro rappresentanti locali piuttosto che il sostegno ad un partito. Il “né di destra né di sinistra” di Emmanuel Macron sembra non creare più adesioni. Il disconoscimento del suo partito, che non ha vinto nessuna regione, conferma il suo isolamento nell’arena politica.
I risultati in 4 grandi regioni dovrebbero attirare la nostra attenzione perché illustrano le prossime sfide nazionali. Confermando ampiamente la loro rielezione alla guida dei loro territori, quattro presidenti stanno scrivendo una nuova pagina nella storia della destra. Valérie Pécresse in Ile-de-France (stime 46%), Xavier Bertrand in Hauts de France (stime 53%) e Laurent Wauquiez (stime 55%) in Auvergne Rhône-Alpes sono posizionati come figure chiave nel panorama politico e come seri concorrenti di Emmanuel Macron alle prossime elezioni presidenziali. Renaud Muselier, invece, battendo il candidato del Rassemblement National Thierry Mariani con il 57,7% dei voti (stime) in Provenza-Alpi-Costa Azzurra conferma il fallimento del partito di Le Pen in queste elezioni. L’incontro con i francesi è mancato, per la presidente del Rn, che non ottiene nessuna regione. Il partito subisce l’effetto della massiva astensione dei giovani e delle classi popolari che costituiscono il grosso del suo elettorato. La banalizzazione del suo programma negli ultimi anni non sembra aver convinto il suo elettorato antisistema. La questione verrà sicuramente sollevata nei prossimi mesi al livello nazionale.
L’esecutivo, all’annuncio dei primi risultati, ha ribadito che non c’è lezione nazionale da trarre da queste elezioni locali e che non ci sarà un grande rimpasto di governo. I francesi negli ultimi sondaggi avevano espresso il loro disinteresse di fronte a un cambio di primo ministro. Un anno prima delle elezioni presidenziali i partiti politici, se vogliono mobilitare il proprio elettorato, dovranno interessare nuovamente i francesi al dibattito politico e convincerli che il loro voto ha ancora valore. I giovani, di cui oltre l’80% ha boicottato le urne in questi giorni, sono per il presidente Macron l’elettorato da conquistare. Il duello annunciato da mesi in tutti i sondaggi tra il presidente uscente e Marine Le Pen alle elezioni del 2022 potrebbe essere messo in discussione da questo nuovo panorama politico caratterizzato da una nuova unione della sinistra, una progressione degli ambientalisti, un rafforzamento della destra tradizionale e un fronte repubblicano attivo quando si tratta di bloccare l’estrema destra.
Nel 2016 il candidato Macron aveva dichiarato: “Ciò che non funziona in Francia è la politica, ma paradossalmente la politica è anche la più grande fonte di speranza”. In questo momento di crisi in cui la protesta sembra esprimersi più con l’astensione che con il voto per gli estremi, risvegliare l’impegno politico dei cittadini sembra già di per sé un obiettivo.
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