ELEZIONI GERMANIA 2025 – Oggi la Germania va al voto anticipato dopo che il Governo Scholz ha perso la sua maggioranza per l’uscita dalla coalizione di governo dei liberali (FDP). Si tratta di un evento che possiamo ancora definire alquanto singolare. La vulgata, infatti, vuole che i governi in Germania siano stabili, addirittura tendenzialmente di legislatura, per merito della forma di governo, il cosiddetto “cancellierato”, della legge elettorale, cosiddetta “proporzionale personalizzato con clausola di sbarramento al 5%”, e del sistema politico, caratterizzato da un multipartitismo limitato.
In realtà, dopo la riunificazione delle due Germanie queste tre caratteristiche del modello tedesco hanno avuto una certa incrinatura. Se si considera il sistema politico, ecco che all’indomani della riunificazione non abbiamo avuto più tre partiti in Parlamento, nella Camera federale (Bundestag), ma lentamente il numero dei partiti è aumentato; oltre ai democratici cristiani (CDU-CSU), ai socialdemocratici (SPD) e ai liberali (FDP), ecco apparire i verdi (die Grünen), la sinistra (die Linke) e l’Alternativa per la Germania (AfD).
Attenzione, questi sono solo i partiti in grado di ottenere una rappresentanza, ma il panorama tedesco è più articolato e quasi alla soglia del 5% marciano anche alcune formazioni politiche, fra cui spiccano i Liberi elettori (Freie Wähler). Anche la formazione di questi partiti è stata alquanto travagliata, passando per formazioni diverse prima di approdare a questa nomenclatura, come nel caso dei cosiddetti “rossobruni” di Bündnis Sahra Wagenknecht (Alleanza di Sahra Wagenknecht).
La prima conseguenza di questo cambiamento è stato che prima era sufficiente l’accordo di due di loro per formare la maggioranza e condannare il terzo all’opposizione, con chiare colorazioni politiche, e l’ipotesi della cosiddetta “grande coalizione” (Grosse Koalition) era realmente rarissima (una sola volta negli anni 60). Inoltre, la coalizione di maggioranza non era formalizzata nel sistema elettorale, ma era dichiarata prima del voto, per cui gli elettori che votavano per i partiti che avevano dichiarato la coalizione, di fatto, assentivano anche a questa.
Infine, il “contratto di coalizione”, che definiva il programma della maggioranza e del governo, veniva stipulato in breve tempo, aggiornato periodicamente e rappresentava il simbolo della stabilità; nessuno dei partiti della coalizione aveva l’interesse a denunciare la coalizione, perché avrebbe pagato amaramente davanti agli elettori questo gesto.
Adesso, invece, i partiti sono aumentati, ma i limiti ideologici della democrazia tedesca impediscono di renderli tutti disponibili per la formazione di maggioranze. A ciò ha rimediato un lunghissimo periodo di “grandi coalizioni” tra l’Unione (CDU-CSU) e i socialdemocratici, sotto la guida di Angela Merkel; ma nel periodo successivo la causa maggiore di difficoltà è stata la crescita considerevole dei partiti estremi, che ha ridotto di fatto la rappresentanza, e ciò ha causato e sta causando ulteriori problemi di stabilità.
In più, non ha avuto più senso la dichiarazione preventiva della collaborazione di governo, per cui la formazione della maggioranza e la stipula del relativo “contratto” ha avuto spesso tempi molto lunghi e ciò ha dato un’immagine di sofferenza politica; infine, si è spesso manifestata una tendenza disgregatrice all’interno delle già così difficili maggioranze.
Anche la legge elettorale, a lungo osannata come un ottimo compromesso tra proporzionale e maggioritario con il sistema dei due voti (disgiunti) all’interno della stessa scheda, sembra risentire dei limiti del sistema politico. A tal riguardo, si era pensato di rimuovere la regola dei tre mandati diretti che consente ai partiti sotto soglia del 5% di partecipare lo stesso alla ripartizione proporzionale e questo effetto è dovuto soprattutto alla concentrazione del consenso in determinate aree del Paese. La Germania orientale, nonostante il livello di omogeneità raggiunto tra le due Germanie, continua a covare forme di instabilità in ampie parti della popolazione, con una tendenza alla contrapposizione più radicale.
Il cancelliere, in un contesto simile, ha una minore forza e capacità di direzione dello Stato (Staatsleitung). Anche i tedeschi hanno dovuto scoprire l’arte della mediazione e le rotture di maggioranze.
Certamente, la crisi energetica, la recessione economica, la forte presenza di extracomunitari illegali, la propensione a non effettuare investimenti a debito, per assicurare la stabilità dei prezzi (la loro esplosione segnò la Repubblica di Weimar), hanno accentuato i limiti del sistema politico-istituzionale tedesco e la perdita di leadership della Germania a livello europeo, e la crisi politico-istituzionale della Germania, per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale, è evidente.
Il voto di oggi non è scontato. Anche in Germania sono molti gli incerti che potrebbero decidere di andare a votare, non ultimo sotto la spinta degli attentati degli ultimi giorni, che aumentano la componente xenofoba, ma anche richiamano la tragedia dell’olocausto.
Tuttavia, se vengono rispettate le previsioni, difficilmente due partiti riusciranno a formare una maggioranza parlamentare e si tratterrebbe comunque dei democristiani e dei verdi, certamente non del tutto omogenei. Se così è, sarà necessario l’apporto di un terzo partito e, con i liberali ancora dati, sia pure di poco, sotto la soglia del 5%, non resterebbero che i socialdemocratici, che stanno avendo comunque una forte emorragia di consenso.
Il fatto più saliente è che, in un quadro del genere, i partiti di opposizione sarebbero tutti partiti più o meno antisistema; Linke, AfD e BSW (data sopra il 5%) avrebbero probabilmente tra il 33 e il 35% dei voti (che potrebbero corrispondere al 45% e più dei seggi della Camera federale) e questo porterebbe nel Parlamento un tipo di scontro inedito per la storia della Germania.
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