Vittoria ampia alle elezioni politiche in Austria per il partito popolare (Övp) guidato da Sebastian Kurz. L’ex cancelliere si impone con il 38,4% (+6,9 rispetto alle politiche del 2017) sui socialdemocratici (Spö) fermi al 21,5% (-5,3), mentre crolla di 10 punti l’estrema destra di Norbert Hofer (17%) e rientrano in Parlamento i Verdi (12,4%, +8,6). Kurz si era dovuto dimettere nel maggio scorso a causa dello scandalo politico che aveva travolto il suo partner di governo, il nazionalista Heinz-Christian Strache (Fpö). Secondo Paolo Quercia, esperto di politica estera e direttore del Cenass, Kurz ha vinto perché il suo centro ha inseguito la destra “su molti temi, ad iniziare da quello sull’immigrazione o quello del rapporto con l’islam”. Adesso lo scenario più probabile è un ingresso dei Verdi in coalizione.



Che cosa significa questo voto, alla luce di quanto accaduto in Austria e dei “4 mesi difficili” citati dall’ex cancelliere dopo la vittoria?

Significa che, come avevamo previsto, lo spostamento a destra della Övp che ha realizzato Kurz negli ultimi anni ha pagato. Kurz ha fatto l’alleanza con i nazionalisti, schiacciandoli a destra ed inseguendoli su molti temi, ad iniziare da quello sull’immigrazione o quello del rapporto con l’islam.



Poi c’è stato il cosiddetto scandalo di Ibiza.

Uno scandalo fabbricato, che ha distrutto totalmente la reputazione del leader della Fpö Strache. Questo è avvenuto in un momento in cui il governo Fpö-Övp andava molto bene dal punto di vista dei consensi. Nonostante Strache abbia fatto un passo indietro e si sia ritirato, il suo partito ha subìto comunque un grosso tracollo.

L’Fpö ha perso 10 punti e Kurz ne ha guadagnati 7. Un risultato che rispecchia il nuovo corso europeo, meno “sovranista” di quanto poteva sembrare alla vigilia delle europee?

Non direi. Il voto austriaco è stato condizionato dal caso di spionaggio di Ibiza che ha avuto un effetto determinante e che Kurz è stato molto abile a sfruttare. Poi l’esistenza di un partito conservatore che fa politiche di destra e non più legato a una grande coalizione con i socialisti rende per molti austriaci superfluo il voto alla Fpö, sopratutto quando quest’ultimo dimostra di avere una leadership non affidabile.



Come sarà l’Austria adesso?

Bisogna vedere quale sarà il nuovo governo. In Austria ci vogliono circa due mesi per preparare un coalizione governativa. Ci sono incontri molti tecnici tra esperti dei vari partiti per l’elaborazione di un programma dettagliato. Comunque Kurz ha una posizione di assoluto predominio. Può negoziare le condizioni che vuole avendo la possibilità di allearsi con ciascuno dei tre principali partiti austriaci.

La sua previsione?

Penso che l’ipotesi più probabile a questo punto sia quella di un governo con i Verdi, visto che ormai i socialisti sono al voto più basso mai ottenuto in elezioni politiche in Austria. E poi non va dimenticato che il presidente Van Der Bellen è del partito dei Verdi, ed influenzerà le consultazioni in questo senso.

Quale politica estera vedremo?

Non ci saranno cambiamenti di sostanza. Proseguiranno i buoni rapporti con Mosca, ma senza estremizzazione in chiave anti-europea. Forse potrebbe esserci un miglioramento sul tema dell’Alto Adige per quanto riguarda la questione della doppia cittadinanza, tema che l’Fpö cavalcava.

Come va letto il successo dei Verdi, tornati in Parlamento con il 12,4%?

Un buon successo dei Verdi era atteso, ma non di queste proporzioni. Certamente hanno anche beneficiato dell’“effetto Greta”. I temi ambientali sono stati totalmente imperanti nel dibattito della campagna elettorale, assieme a quelli della sanità e della riforma del welfare. Ritengo l’ingresso dei Verdi in coalizione governativa un fenomeno altamente probabile, anche in virtù della maxi politica di incentivi di 54 miliardi varata dal governo tedesco. Su questo tema l’Austria perseguirà un necessario allineamento con Berlino. Il tema migratorio è stato invece piuttosto marginale nella campagna elettorale.

Sono i Verdi la nuova sinistra?

Sì, certamente i Verdi sono un partito di sinistra, anche radicale, ma sono concentrati solo su alcuni temi e non hanno una visione organica come il partito socialista. “Ambiente” e “diritti” sono i loro due volti principali. Ovviamente sono un partito molto favorevole all’immigrazione e questo potrebbe portare qualche tensione con la Övp. Ma sopratutto le differenze maggiori sono sulle politiche fiscali. I Verdi vogliono molte tasse, per proteggere l’ambiente ed in generale sui ricchi; l’Övp si batte invece per un abbattimento delle imposte.   

In Austria l’Fpo è stato estromesso con uno scandalo dal governo e si è votato. In Italia è stata estromessa la Lega ma non si vota. Cosa significa tutto questo?

Onestamente non lo so. Verrebbe però da commentare che il risultato finale pare essere lo stesso.

Perché vale la pena occuparci di un paese così piccolo?

Perché è un paese confinante con cui l’Italia potrebbe incrementare i rapporti, che invece sono molto al di sotto delle potenzialità. L’Austria inoltre ci da una finestra sui fenomeni politici del mondo germanico, di cui in parte è incubatore di nuovi sviluppi, in parte assorbe gli sviluppi replicandoli. E poi è un paese in cui si vedono in gioco equilibri internazionali più ampi, anche perché Vienna segue alcune relazioni per conto di Berlino.

Relazioni con chi?

Verso i Balcani, con Mosca e con alcuni Paesi produttori di petrolio. L’Austria è un Paese piccolo ma strategicamente ben inserito.

(Federico Ferraù)