L’esito finale delle elezioni presidenziali 2024 dell’Iran sarà deciso in un ballottaggio tra i due principali contendenti: Masoud Pezeshkian, l’unico candidato riformista, e l’integralista Saeed Jalili. I risultati di questo turno attestano che Masoud Pezeshkian ha chiuso in vantaggio, a poca distanza dal rivale: il portavoce delle elezioni Mohsen Eslami ha dichiarato in conferenza stampa che sono stati espressi 24,5 milioni di voti (con un’affluenza del 40%), di cui 10.415.991 (42,6%) sono andati a Pezeshkian, mentre Jalili ne ha ricevuti 9.473.298 (38,8%). Eslami ha aggiunto che gli altri due candidati, Mohammad Baqer Qalibaf e Mostafa Pourmohammadi, hanno raccolto rispettivamente 3.383.340 (13,8%) e 206.397 (0,8%) voti.
Quindi, sarà ballottaggio per la successione a Ebrahim Raisi: la legge in Iran richiede, infatti, che il vincitore ottenga più del 50% dei voti espressi, altrimenti si passa al secondo turno una settimana dopo, come accadrà il 5 luglio. Per Pezeshkian, comunque, si tratta di indicazioni importanti, visto che la Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, era intervenuta all’inizio della settimana affermando che le persone che sostengono legami migliori con l’Occidente non sono adatte a guidare il Paese. (agg. di Silvana Palazzo)
DIRETTA RISULTATI ELEZIONI PRESIDENZIALI IN IRAN: SI VA VERSO BALLOTTAGGIO
Si andrà quasi sicuramente al ballottaggio per quanto riguarda le elezioni 2024 in Iran. Stando ai risultati che stanno emergendo dopo lo spoglio delle schede per le presidenziali, si prevede un testa a testa fra i due candidati principali. In totale sono stati 19 milioni i voti conteggiati, come riferisce l’agenzia Adnkronos, e di questi più di 8,3 milioni sono andati al candidato riformista Massoud Pezeshkian.
L’ultraconservatore Saeed Jalili ha invece ottenuto fino ad ora 7,2 milioni di voti, così come precisato da Press TV. 2,6 milioni i voti che sono stati infine destinati a Mohammad Baqer Qalibaf, capo del parlamento, mentre irrilevanti sul totale le preferenze ottenute dal conservatore Mostafa Pourmohammadi, che si sarebbe fermato a quota 160mila voti. Ricordiamo che le elezioni in Iran sono state indette dopo che lo stesso 19 maggio era morto il presidente Ebrahim Raisi a seguito di un incidente in elicottero. Se venisse confermato il ballottaggio si tornerà a votare il prossimo 5 luglio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ELEZIONI IN IRAN OGGI, 28 GIUGNO 2024, LA DIRETTA ALLE URNE: CANDIDATI, AFFLUENZA E BALLOTTAGGI
Nella giornata di oggi – venerdì 28 giugno 2024 – più di 61 milioni iraniani saranno chiamati alle urne per le Elezioni che porteranno alla nomina del nuovo presidente dell’Iran: l’attenzione internazionale è alle stelle, soprattutto perché dall’esito del voto si determineranno la maggior parte dei futuri equilibri geopolitici internazionali; oltre al nome della guida che potrebbe raccogliere il testimone di Ebrahim Raisi, oppure portare il popolo iraniano verso un futuro più libero e democratico. Le Elezioni sono iniziate prestissimo questa mattina – erano le 6:30 in Italia, ma le 8 in Iran – e non è chiaro quando verranno resi pubblici i risultati, con il sito Wired che ricorda come il conteggio verrà fatto interamente a mano e potrebbe richiedere anche più di 48 ore.
Come vi anticipavamo poco fa, le urne saranno aperte per più di 61 milioni di elettori senza nessun vincolo oltre alla necessaria – come in ogni parte del mondo – maggiore età; mentre sono in moltissimi gli osservatori che credono che difficilmente alle Elezioni in Iran parteciperanno più del 55% degli aventi diritto. Un dato che – soprattutto se unito al fatto che i candidati sono ben 4 – aprirà quasi certamente le porte ad un secondo turno di ballottaggi, ma per ora non ci sono ancora conferme ufficiali in merito e solamente in serata (o nei prossimi giorni) potremo sapere se e quali candidati si sfideranno una seconda volta.
Elezioni in Iran: chi sono i candidati di punta e cosa dicono i sondaggi
Insomma, l’attesa per le Elezioni in Iran è veramente altissima, ma l’ipotesi più accreditata dagli esperti e dai commentatori è che per conoscere il nome del prossimo presidente iraniano dovremo attendere ancora diverse settimane; prima per lo spoglio di tutte le schede, poi per indire il ballottaggio, per votare e per il secondo spoglio. Nel frattempo però – esattamente come abbiamo visto anche in Italia solo poche settimane fa – possiamo recuperare le ipotesi e le attese sulle Elezioni, a partire dai nomi dei quattro candidati che si contendono la seconda poltrona più importante in Iran dopo quella riservata alla Guida Suprema Ali Khamenei.
I nomi – ve l’abbiamo già anticipato – sono quattro e nessuno tra loro sembra superare il 38% dei voti, rispetto al 50% necessario per chiedere al primo turno le elezioni: il candidato di punta (per così dire) è Masoud Pezeshkian, che viaggia tra il 30 e il 38% ed è uno dei pochissimi candidati riformisti ad essere mai arrivato fino alle urne in tutte le precedenti Elezioni in Iran; ma lo seguono anche il conservatore fondamentalista – molto vicino a Raisi – Saeed Jalili dato attorno al 20/28% e il collega ultraconservatore Mohammad Ghalibaf leggermente più indietro rispetto agli altri due (tra il 18 e il 20%) ma anche l’unico tra i quattro a godere del consenso delle Guardie rivoluzionarie; mentre l’ultimo nome è quello di Mostafa Pourmohammadi, il più integralista tra i quattro, vicinissimo a Raisi e intransigente.
Attorno a quali temi si giocano le Elezioni in Iran: USA, Mahsa Amini ed economia
Guardando bene alle percentuali stimate per i candidati alle Elezioni in Iran sarà chiaro perché quasi tutti si aspettano che ci sarà un secondo turno, evitabile solamente se Jalili, Ghalibaf e Pourmohammadi avessero deciso di correre assieme con un solo candidato raccogliendo tutti i voti degli integralisti e dei conservatori. La sfida è aperta e quasi tutti si aspettano che nel secondo turno il riformista sfiderà uno tra Jalili e Ghalibaf, che raggiungeranno così facilmente il necessario 50% e riconfermeranno (con alcune sostanziali differenze) la linea durissima dell’ex presidente Raisi; ma la sola presenza di Pezeshkian – peraltro come candidato favorito in linea generale – potrebbe queste le prime Elezioni in Iran con un esito democratico.
A livello di programmi e promesse elettorali non sono mancati chiari riferimenti alla protesta nata dopo la morte di Mahsa Amini (con linee facilmente intuibili in base all’appartenenza ideologica dei candidati); alla disastrosa condizione economica lasciata da Raisi (motivo principale dei tanti voti a favore del riformista) e ai rapporti con l’Occidente. Quest’ultimo tema ha permeato l’intera campagna per le Elezioni in Iran, con tutti e quattro i candidati che – a vario titolo – si sono dimostrati concordi ad aprire una nuova stagione di trattative per impedire che gli USA impongano nuove (ancor più disastrose per l’economia) sanzioni contro il governo iraniano.