E’ Benjamin Netanyahu il vincitore delle elezioni in Israele, anche se i risultati costringono il leader di Likud a dover trattare per la formazione del nuovo Governo: nonostante l’ampio margine sul partito Blu, non ha ottenuto la maggioranza dei seggi (61 su 120) e sono in queste ore le contrattazioni con gli altri partiti. Si va sempre più verso un esecutivo formato insieme a nazionalisti e ultraortodossi. Numerose le reazioni internazionali ai risultati delle elezioni in Israele, soddisfatto il leader della Lega Matteo Salvini: «Gli ho scritto personalmente, facendogli i complimenti per non avere mollato mai, perché alla fine la verità e la democrazia vincono. Sono state elezioni libere, democratiche, sono umanamente e politicamente contento della vittoria del Likud, altri pensavano di dialogare con fazioni belligeranti e non sono stati premiati». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



RISULTATI ELEZIONI ISRAELE 2020, REBUS MAGGIORANZA GOVERNO

Mentre lo spoglio è giunto al 90% delle schede, i risultati delle Elezioni Israele non danno ancora piena certezza della maggioranza di Governo: è sicuramente sorprendente il risultato di Benjamin Netanyahu che tra Likud e partiti di destra sarebbe giunto tra i 59 e i 60 seggi sui 120 disponibili. Come noto ne servono 61 per formare il Governo ma è anche vero che mancano allo scrutinio completo tutti i voti dei soldati, dei diplomatici all’estero e delle 18 stazioni elettorali dove hanno votato i circa 4mila israeliana in quarantena da Coronavirus. Bibi è certo che da questi numeri si possa arrivare ad un piccolo balzo del Likud rispetto al 36% attuale, anche perché il Centrosinistra di Gantz non arriverebbe oltre i 54 seggi, comprendendo Blu e Bianco, Arabi e senza Lieberman. La situazione è tutt’altro che “decisa” e solo il termine dei risultati potrà dare piena conferma al futuro prossimo di Israele: nel frattempo, Salvini ha già fatto i complimenti al leader del Likud – «ho scritto a Benjamin Netanyahu per fargli i complimenti per non aver mollato mai, perché la verità e la democrazia vincono. Sono contento umanamente, personalmente e politicamente per la vittoria di Benjamin Netanyahu e del Likud» – mentre il segretario generale dell’Olp palestinese Saeb Erekat, nemico giurato del Governo Netanyahu, commenta così i risultati del voto israeliano «la vittoria delle colonie, dell’occupazione, dell’apartheid. La sua campagna – ha aggiunto il n.1 dell’OLP – è stata sulla continuazione dell’occupazione e del conflitto. Che costringerà il popolo della regione a vivere per la spada con il prosieguo della violenza, dell’estremismo e del caos».



LIKUD ANNUNCIA VITTORIA, MA MANCANO I NUMERI

Benjamin Netanyahu si è proclamato vincitore delle Elezioni in Israele anche se i risultati al momento non lo confermano: o almeno, la proiezione dei primi exit poll e dei dati reali “spogliati” lo vedono avvicinarsi alla maggioranza ma non necessariamente raggiungere i 61 seggi necessari per formare il Governo di destra. «E’ stata la più grande vittoria della mia vita», ha celebrato ieri sera dopo i primi dati che emergevano dalle urne il leader del Likud, ricordando come «Abbiamo seminato da nord a sud. Non c’è nessuno come i cittadini di Israele. Gli israeliani si fidano di noi perché sanno che abbiamo dato loro i migliori dieci anni della storia di Israele». Esaltando la folla accorsa al suo quartier generale, Netanyahu ha poi ribadito «La vittoria è ancora più dolce perché è stata contro ogni previsione e siamo stati elogiati». Secondo quanto riportato per il momento dalla Commissione Elettorale – che ha contato il 40% delle schede – il Likud avrebbe il 28,7% dei consensi con dunque 37 seggi sui 120 disponibili, seguito dal Blu e Bianco di Gantz al 23,3% e sui 32-33 seggi. Se però si aggiungono i partiti del blocco delle destre allora “Bibi” potrebbe arrivare attorno ai 59 seggi, al momento due in meno di quelli che servirebbero per la maggioranza. L’attesa ora è spasmodica per capire se la completezza dei risultati porterà al trionfo, in atteso, Netanyahu oppure se ci si troverà per il terzo “stallo” nel giro di pochissimi mesi.



NETANYAHU VS GANTZ: TERZE ELEZIONI IN 3 ANNI

Si torna al voto per la terza volta in un anno, un record che neanche la Spagna in tempi recenti o l’Italia di non molto tempo fa: nuove Elezioni Politiche Israele 2020, con lo scontro in atto ancora una volta tra Benjamin Netanyahu, Benny Gantz e l’outsider Avigdor Lieberman. Urne aperte dalle ore 6 fino alle 22 (dalle 7 alle 21 ore italiane, ndr) con circa 6,4 milioni di elettori chiamati a rinnovare il parlamento ed eleggere la nuova maggioranza dopo i fallimenti delle due precedenti tornate politiche nel 2019. A contendersi i risultati, come si diceva, ancora loro: il centrodestra del Likud e la formazione centrista “Blu e Bianco” di Gantz: in entrambe le due precedenti occasioni, “Bibi” e “Benny” hanno sfiorato i 61 seggi necessari per avere la maggioranza della Knesset ma senza riuscire a trovare un accordo neanche di coalizione per poter formare un Governo. In particolare, nell’ultimo voto di settembre 2019 Blu e Bianco aveva 33 seggi e il Likud 32 ma l’ago della bilancia Lieberman (leader del nazionalista “Israel Beiteinu”) non trovò accordo né con Netanyahu né tantomeno con Gantz. E così si arriva a queste terze Elezioni Politiche con la netta sensazione, guardando i sondaggi, che potrebbero esserci molti punti in comune con il recentissimo passato. Il sistema di voto è proporzionale puro e per questo a pesare moltissimo saranno i piccoli partiti e le possibili alleanze post-voto: le vicende giudiziarie di Netanyahu (il 17 marzo inizia il processo per corruzione contro il premier israeliano) e anche Gantz (coinvolto, per ora non accusato, di conflitto d’interessi) e la delicatissima vicenda medioorientale con lo scontro sempre presente con Palestina e Iran rende il voto di oggi ancora più decisivo per portare Israele fuori dalla “palude decisionale” di questo ultimo convulso anno.

ELEZIONI ISRAELE, GLI ULTIMI SONDAGGI

Secondo i sondaggi prodotti dalla media aritmetica compiuta da YouTrend (su stime dei polls di Kantar, Maagar Mohot, Panels Politics, Midgam, Panel Project HaMidgam, Smith) il Likud negli ultimi giorni ha recuperato lo svantaggio guadagnato in pochi mesi e si proietta con possibili 34 reggi mentre il Blu e Bianco di Gantz insegue con 33 seggi “guadagnabili” in teoria. Ancora una volta dunque le coalizioni sarebbero molto vicine e gli scenari futuri tutt’altro che semplici: assai complesso che Netanyahu raggiunga piena maggioranza ma se dovesse avvicinarsi a quota 61 seggi allora sì che il Likud lo manterrebbe leader in grado di formare un Governo di unità nazionale. Se però i voti dovessero essere deficitari allora gli scenari cambiano radicalmente: «Se Netanyahu non sfonderà nelle urne, Blu e Bianco avrà la possibilità di lanciare l’idea di un governo di unità nazionale con il Likud privo di Netanyahu: questa è infatti l’unica condizione che pare sia stata posta nelle discussioni a settembre» riporta il focus di YouTrend. Terzo scenario, ovvio, la vittoria di Gantz che però come il primo sembra assai difficile specie se non si arriverà ad un accordo tra Lieberman e il leader del Blu e Bianco. In più, gli attentati di Hamas negli scorsi giorni non aiutano di certo i partiti “moderati” e hanno dato maggior forza a Bibi e ai partiti di destra. «L’annessione della Valle del Giordano e di altre parti della Cisgiordania è la mia priorità assoluta tra le quattro principali missioni immediate», ha spiegato il premier Netanyahu nell’ultima intervista alla radio pubblica di Israele in vista delle Elezioni Politiche 2020. Il piano di pace di Trump aiuterebbe e non poco le mire di Bibi anche se non è solo politica estera il programma per il Likud: «subìto una grande riforma economica per abbattere l’alto costo della vita di Israele».