La zona B di Milano? Un fallimento. Ma attenti anche alla transizione green: come la vuole l’Unione Europea a trazione – di fatto – socialista “rischia di produrre conseguenze dal punto di vista economico e sociale pericolose”. E poi una serie di obiettivi raggiunti molto lunghi da riassumere: si va dal Piano regionale Energia Ambiente e Clima al piano regionale rifiuti, fino al risanamento del Lago di Varese.
Raffaele Cattaneo, assessore uscente di Regione Lombardia ad Ambiente e Clima, si ricandida al consiglio regionale alle elezioni del 12-13 febbraio con la lista “Noi Moderati-Rinascimento Sgarbi per Fontana presidente”. Cattaneo correrà a Varese e Milano.
In questa intervista riassume le ragioni e gli obiettivi del suo impegno, fedele alla “tradizione cattolica e popolare”. Col centrodestra, dunque, ma da alleati che hanno una loro posizione originale da difendere. C’è spazio anche per qualche considerazione politica nazionale (ed europea).
Assessore Cattaneo, a queste elezioni regionali lei si candida non solo a Varese ma anche a Milano: perché?
Ho avuto il privilegio di fare l’assessore regionale all’Ambiente e al Clima e ritengo in questo modo di poter aiutare la lista di “Noi moderati” anche nel collegio più popoloso della Lombardia che è quello di Milano.
Obiettivo?
Ottenere un risultato che possa consentirci, come è stato cinque anni fa, di entrare in consiglio regionale e rivendicare una presenza in giunta.
Che spazio può esserci oggi per “Noi moderati”? Insomma, perché votarvi?
Riteniamo che nel prossimo governo regionale sia importante garantire una presenza che per cultura politica, esperienza e competenza sia espressione della storia e dei contenuti del popolarismo. E poi credo che FdI ne abbia già molti a fare ressa dalla parte del vincitore.
Ressa, ha detto?
Capisco chi cerca una collocazione all’interno dello spazio che oggi si definisce conservatore e che vede FdI raccogliere un consenso così ampio. Ovviamente nessuno può pensare che il 26% nazionale alle ultime politiche e il 27,6% in Lombardia siano un’adesione di massa alla destra post missina. È un voto che, evidentemente, prima andava in larga parte alle proposte più moderate, FI, poi Pdl, in parte forse alla Lega e che oggi premia FdI.
D’accordo. Ma?
D’altra parte, il personale politico che FdI eleggerà e porterà in giunta sarà prevalentemente quello che viene dai militanti storici di Fratelli d’Italia. Per questo non si può essere così sicuri che saranno portatori dello stesso contenuto politico in cui mi riconosco io. Con tutto il rispetto che ho per gli alleati, quella destra ha rappresentato l’anima meno attenta alla sussidiarietà e più incline al centralismo. Lo statalismo non andrebbe bene neppure se venisse dal centrodestra.
Ha parlato di “storia e contenuti del popolarismo”. A che cosa si riferisce?
Alla storia politica e di buona amministrazione che ha avuto il suo apice nei governi Formigoni, e che anche nei dieci anni successivi ha garantito un ancoraggio agli indirizzi della politica formigoniana. Penso di poter rappresentare legittimamente questa storia.
Cos’è il popolarismo?
La tradizione di cultura politica e di capacità di governo dei cattolici e dei liberali, del centro moderato e riformista che ha segnato il centrodestra in questo Paese.
Come lei stesso ha rilevato, FdI, interpretando un mutamento di prospettiva che la Meloni ritiene di intravedere nel quadro politico, intende fare il nuovo partito “conservatore” italiano. Che ne pensa?
Sono d’accordo sul fatto che il centrodestra a livello nazionale e anche in Lombardia dovrà ripensarsi. Sia in vista del possibile presidenzialismo, sia a causa delle leggi elettorali maggioritarie che a livello nazionale, regionale e comunale inducono all’aggregazione. La formula attuale però lascia poco spazio alle formazioni centriste. Se arrivasse una proposta di partito unico conservatore e – aggiungo – popolare, certamente sarebbe da guardare con la massima attenzione. Tuttavia non posso che constatare che tale proposta, in queste elezioni regionali, non c’è.
Dove si colloca un popolare?
Nel campo alternativo a quello dei socialisti, siano essi ex comunisti o socialdemocratici.
Su quali temi “identitari” chiedete il voto?
Sussidiarietà a tutto campo, primato della società sullo Stato, centralità della persona e della famiglia, libertà di scelta del cittadino, sostenibilità non ideologica ma realmente praticabile.
Il suo rapporto con Attilio Fontana?
Da sempre eccellente. Fontana comincia la sua carriera politica dentro le istituzioni nel comune di Induno Olona (Varese) dove ero assessore Dc, tra il 1990 e il 1995. In quell’anno Fontana diventa sindaco di Induno per la Lega. La nostra è una collaborazione fattiva e fruttuosa che va avanti da trent’anni.
Che cosa ha realizzato in questa legislatura?
Potrei dirle il risanamento del Lago di Varese, nuovamente balneabile dopo sessant’anni; la riduzione diffusa e significativa, documentabile, di tutti gli inquinanti della qualità dell’aria, acqua e suolo; Move-In, la scatola nera di monitoraggio veicoli inquinanti, che ha permesso a chi ha veicoli fuori norma di poter fare un certo numero di chilometri nelle zone soggette a limitazione; la legge di riordino di tutto il settore estrattivo; l’accordo sul Masterplan aeroportuale di Malpensa con Sea e i sindaci locali. Ma non si deve dimenticare che la Regione è oggi un ente innanzitutto di programmazione e di legislazione.
Perché dice questo?
Perché è in questo quadro che si inseriscono i piani, varati in questi anni, che orientano la Lombardia verso lo sviluppo sostenibile. Il Piano regionale Energia Ambiente e Clima definisce la traiettoria della transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Il piano rifiuti (che si intitola “Verso l’economia circolare”) vede la Lombardia come una delle regioni più “circolari” al mondo.
Nel Lazio il tema è se fare o non fare il termovalorizzatore.
In Lombardia ne abbiamo 12 e trasformiamo quelli obsoleti in impianti moderni di economia circolare. Aggiunto che tutto questo forse fa meno notizia, ma è il risultato di scelte politiche di lungo corso.
I suoi obiettivi per la prossima legislatura, se tornasse a fare l’assessore all’Ambiente?
Sarebbero completamente definiti all’interno dei programmi che ho citato. Vorrei aumentare la raccolta differenziata dall’attuale e già eccellente 73% all’83%, raddoppiare la produzione di energia da fonti rinnovabili, portare l’efficientamento e il risparmio energetico ad almeno un terzo dei consumi attuali. Senza però rinunciare a un ruolo politico.
Che cosa intende?
Intendo continuare a battermi per i temi che più contraddistinguono il nostro impegno. Serve una nuova legge sulla famiglia che sia all’altezza della legge 23/1999, per affrontare la criticità maggiore e meno considerata, il fortissimo calo della natalità.
Non si possono indurre le famiglie a fare i figli per legge.
Ovviamente no, ma si possono dare strumenti e aiuti in modo che la nascita di un figlio non sia la seconda causa di povertà per le famiglie dopo la perdita del lavoro.
E poi?
Occorre aiutare le giovani coppie a trovare casa nelle aree urbane come Milano, potenziare i servizi per i minori 0-6 anni, rafforzare il buono scuola e il sistema dotale per consentire a chi vuole scegliere una scuola paritaria di poterlo fare senza indebitarsi. Sviluppare ulteriormente un sistema di formazione professionale e di politiche per il lavoro pienamente sussidiario come quello che abbiamo costruito in questi anni, capace di valorizzare la formazione tecnica superiore.
La sanità lombarda è al centro dei programmi di tutti i candidati del centrodestra. Come mai?
Rimane eccellente, però ha mostrato di avere alcuni problemi a cominciare dalle liste di attesa, su cui c’è molto lavoro da fare.
Cosa pensa dell’area B a Milano con le nuove limitazioni introdotte da Sala?
L’area B è una forzatura ideologica che ha dimostrato di non servire a nessuno degli obiettivi dichiarati: né a ridurre l’inquinamento, né a ridurre il traffico. Quanto al primo, i dati dicono che per gli ossidi di azoto, che sono gli inquinanti che derivano più direttamente dal traffico, il 2022 è stato l’anno migliore di sempre per tutte le province lombarde tranne due, Bergamo, dove i dati sono peggiorati, e Milano, dove sono rimasti invariati. Vuol dire che l’area B non ha influito.
Quanto al traffico?
I dati dello stesso Comune di Milano dicono che il traffico si è ridotto dello 0,58% quindi è rimasto lo stesso di prima. Significa che l’area B è servita piuttosto al Comune per fare cassa.
C’è un altro tema delicatissimo e controverso: la direttiva europea green sulle case.
L’idea che tutti gli edifici debbano rispettare e raggiungere la classe energetica D entro il 2033 in una realtà del tutto peculiare come quella italiana, è irrealistica e rischia di produrre conseguenze dal punto di vista economico e sociale realmente pericolose. Non dobbiamo mai dimenticarci del contesto più ampio in cui si colloca.
Quale sarebbe?
La Commissione europea sta definendo una serie di proposte che hanno sì un taglio ambientalista, ma nettamente ideologico. Ciò che vale della direttiva case si può dire del divieto di vendere motori endotermici entro il 2035 e soprattutto della nuova bozza di direttiva sulla qualità dell’aria, di cui si parla pochissimo. Sull’intero bacino padano, Lombardia compresa, stabilisce target che non potremmo raggiungere neppure se fermassimo tutte le attività produttive, tutti gli impianti di riscaldamento civile e lasciassimo in box tutte le auto.
A che cosa si devono provvedimenti così squilibrati, per non dir di peggio?
Alla presenza di commissari come Timmermans, che spingono verso l’ambientalismo ideologico. Sono soluzioni irrealistiche e irresponsabili.
Lei cosa propone?
Occorre un metodo sussidiario: invece di costringere tutti a raggiungere target impossibili a costi economici e sociali elevatissimi, si diano gli strumenti ai cittadini perché siano loro stessi a muoversi nella direzione giusta, con iniziative opportune, convenienti e scelte liberamente.
Ci dica un provvedimento dell’Ue che vede con favore.
Tutta la normativa sulle comunità energetiche rinnovabili: favoriscono l’aggregazione, incentivandola, di famiglie, imprese e soggetti del territorio per realizzare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e condividerne i benefici. È per questo che Regione Lombardia in questa legislatura ha approvato una legge regionale che sostiene le Cer.
(Max Ferrario)
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