La presentazione delle liste per le elezioni regionali è archiviata, anche se nel Lazio l’esclusione della lista provinciale di Roma del Pdl e le reciproche accuse che ne sono seguite agitano il quadro politico. A un mese dal voto ilsussidiario.net inizia il suo viaggio attraverso le principali regioni italiane interrogando i candidati presidenti sui temi della sussidiarietà, del federalismo, della vita e della famiglia. Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia da tre mandati e candidato per il Pdl, discute con noi i risultati ottenuti, le criticità riscontrate e il suo nuovo programma.
Presidente, quale sarà il suo principale obiettivo se verrà rieletto?
Portare avanti la vera e propria rivoluzione, politica e amministrativa, cominciata 15 anni fa. Abbiamo iniziato a fare di Regione Lombardia la regione della persona, della famiglia e delle opportunità per tutti. Una regione che non si impone dall’alto, ma dialoga con le associazioni, le famiglie, le imprese e i comuni. La regione della sussidiarietà non soltanto annunciata, ma realizzata. La ragione del merito, nella quale conta la sfida che ognuno fa a se stesso, sia che si tratti di studenti, di lavoratori, o di immigrati che vogliono lavorare. Proseguendo su questa direzione sarà possibile rovesciare 300 anni di storia basati sullo “Stato padrone” che si impone ai cittadini invece di ascoltarli e aiutarli.
Quali sono i risultati più importanti ottenuti in questi 15 anni di governo?
Innanzitutto abbiamo “umanizzato” la sanità in Lombardia, dando alle persone il diritto di scegliere il medico e l’ospedale nel quale farsi curare. Abbiamo consegnato a tutti, anche ai cittadini non abbienti e nullatenenti, la possibilità di farsi ricoverare negli ospedali più prestigiosi, pubblici o privati. Gli ospedali privati, al costo di un milione e mezzo di vecchie lire al giorno, erano inaccessibili ai più, mentre oggi sono integralmente gratuiti per chiunque. Per questo la sanità lombarda attrae pazienti dalle altre regioni e accoglie quei “viaggi della speranza” che partono da tutta Italia. Per quanto riguarda la scuola, con il sistema della dote, abbiamo dato a 250.000 giovani e alle loro famiglie un sostegno economico per chi sceglie una scuola di qualità, garantendo così il principio della libertà di educazione.
A livello di infrastrutture e trasporti?
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Stiamo costruendo quelle opere che da 50 anni la Lombardia aspettava: sono aperti i cantieri per la BreBeMi e la Pedemontana, si sono conclusi i lavori per l’Alta velocità verso Torino e Roma e sono iniziati quelli in direzione di Venezia. Stiamo poi cercando di migliorare la vita dei pendolari. Da 6 mesi possiamo collaborare con Trenitalia, abbiamo migliorato la puntualità dei treni e abbiamo aggiunto 250 corse al giorno.
Quali sono oggi le principali esigenze della Regione Lombardia?
Sicuramente c’è ancora molto da fare. Pensiamo già al quoziente famigliare, cioè a un fisco pagato tenendo conto del numero dei componenti di una famiglia. Occorre maggiore attenzione al merito per favorire la mobilità sociale e idee nuove per la conciliazione dei tempi della famiglia a quelli del lavoro. Da ultimo: il definitivo assassinio della burocrazia. Serve una regione non burocratizzata, semplice, contattabile via web e che costi sempre di meno. Già oggi la Lombardia è al primo posto su questo: grava su ogni cittadino per 36 euro, le altre regioni viaggiano dagli 80 euro in su. Bisogna andare avanti su questa linea.
Quali opportunità vede nel prossimo federalismo fiscale, che prevede il finanziamento dei costi standard e non più della spesa storica, assieme alla possibilità di manovrare i tributi regionali verso l’alto o il basso e prevedere nuove detrazioni regionali?
Finalmente si afferma un principio di giustizia. Con la spesa storica si continuavano a finanziare sprechi e inefficienze. Chi aveva speso di più nel passato continuava a ricevere finanziamenti più alti, penalizzando così regioni virtuose come la Lombardia. Ora si passa a criteri unici di valutazione: se una mammografia costa dieci in Lombardia non può costare quaranta in un’altra regione. Bisognerà adeguarsi e in fretta. Per gli amministratori incapaci sono previste le dimissioni forzate e la non ricandidabilità. Il federalismo fiscale porterà poi più trasparenza. I cittadini sapranno così dove finiscono le loro risorse e potranno valutare meglio chi le spende e come le spende.
Ritiene che sia possibile incrementare l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale nella sua regione?
Assolutamente sì. La Lombardia è oggi un caso di studio e viene definita dagli studiosi di tutto il mondo “la regione della sussidiarietà”. Al centro della nostra politica non c’è una visione da imporre ai cittadini. Al centro mettiamo l’uomo, la sua iniziativa e la sua creatività. Ci interessano i cittadini che creano e costruiscono e dobbiamo sostenerli sempre di più. La speranza è quella che la rivoluzione della sussidiarietà si diffonda al più presto a livello nazionale.
Il recente trattato di Lisbona prevede un aumento del ruolo delle Regioni rispetto alla Ue. Come pensa di sfruttare questa opportunità?
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La Lombardia ha bisogno di questa opportunità come dell’aria. È oggi uno dei 4 motori d’Europa e una delle 15 regioni più dinamiche del mondo. Abbiamo sempre più bisogno di respirare con polmoni internazionali. Finalmente anche l’Unione Europea si rende conto che deve essere sussidiaria al suo interno e che le regioni sono le punte più avanzate del sistema statuale. D’altra parte cosa sarebbero gli Usa senza la California e il Massachussets o la Germania senza la Baviera?
Le politiche regionali possono incidere pesantemente su due temi importanti come vita e famiglia. Come pensa di operare in questi due ambiti?
Fin dall’inizio la Regione si è schierata a favore della vita e della famiglia con il finanziamento di politiche per la maternità e il sostegno ai Centri di aiuto alla vita, affinché nessuna mamma fosse costretta all’aborto per ragioni economiche. Abbiamo migliorato i nostri reparti di neonatologia e pediatria, mentre sono stati stanziati 50 milioni per costruire il nuovo ospedale del Bambino a Milano e a Varese. Per aiutare le famiglie non abbiamo deciso dall’alto quali fossero i loro bisogni, ma abbiamo stimolato e finanziato i progetti delle famiglie stesse. Stiamo parlando di 8.000 progetti finanziati con 80 milioni di euro, solo negli ultimi anni. Ai cattolici che si attardano a sinistra chiedo dove sia la coerenza della loro scelta dato che a sinistra il valore della vita e della famiglia viene ampiamente negato.
A proposito di cattolici, per quale motivo non è stato trovato un accordo con l’Udc per continuare a governare insieme?
Abbiamo governato assieme per 15 anni, condividendo tutte le decisioni. Non si capisce perché abbiano scelto di andare da soli, criticando ciò che hanno costruito loro stessi. È una scelta isolazionista e senza senso. Le speranze dell’Udc, di una politica da cristiani, sono legate alla vittoria del centrodestra, del Pdl in Lombardia, e mi lasci dire, del Presidente Formigoni e dei suoi collaboratori.
Se verrà rieletto questo suo quarto mandato non avrà, come dicono i giornali, una forte ipoteca della Lega Nord?
Guardi, non mi preoccupo degli alleati, ma degli avversari. Con la Lega collaboriamo, il timone è stato sempre nelle mani del Pdl e non c’è un solo atto politico che abbia avuto un’impronta diversa dalla vera cultura del centrodestra. Il programma che abbiamo scritto insieme è splendido, a disposizione di tutti e non contiene nessuna deriva di tipo estremistico.