Dopo l’approvazione della legge di stabilità, al Parlamento non rimane che il disbrigo della faccende di ordinaria amministrazione. Tra queste, rientrano anche quelle misure volte a favorire la migliori condizioni per la competizione elettorale. Oggi l’Aula del Senato ha approvato il cosiddetto decreto legge “taglia firme”. In circa mezz’ora, Palazzo Madama ha sancito che, per presentare una lista alle prossime elezioni sarà sufficiente presentare il 25% delle firme sin qui richieste dalla legge. Quindi, solamente 30mila firme. La Camera alta ha votato il decreto dopo che la Lega aveva chiesto la verifica del numero Legale. La votazione si è svolta per alzata di mano, con l’astensione proprio del Carroccio. Il provvedimento riguarda le liste che, attualmente, non sono presenti in Parlamento. Significa che non avranno bisogno di procedere con la raccolta Pd, Pdl, Lega e Idv. Per quei partiti che, al momento dell’approvazione della legge, erano presenti almeno in una delle due Camera, cmoe l’Udc, è stata prevista un’ulteriore riduzione del 60%. Durante la scorsa settimane, la medesima votazione era saltata per mancanza del numero legale. E’ stata, invece, stralciata dal testo la norma cha avrebbe consentito di non dover raccogliere le firme a chi avesse costituito un gruppo parlamentare entro il 20 dicembre. Il provvedimento avrebbe consentito di presentarsi senza fatica alla neoformazione che fa capo a Ignazio La Russa, e che comprende gran parte degli ex An fuoriusciti dal Pdl.Il gruppo si era costituito proprioil20 dicembre a Palazzo Madama, con l’adesione di 11 senatori. Benché difficilmente la norma possa ritenersi ispirata da Beppe Grillo, alcune settimane fa il comico genovese aveva denunciato un complotto ai suoi danni, proprio in riferimento alla necessità di raccogliere le firme. Grillo aveva ricordato che la legge prevede il dimezzamento delle firme esclusivamente nel caso in cui le Camere (si parla, ovviamente, del caso specifico) vengano sciolte entro il 29 dicembre. Il che, come si è visto, sarebbe risultato pressoché impossibile. Da qui, il sospetto di Grillo che tutto sia stato ordito per impedire all’M5S di entrare in Parlamento.
«Perché anticipare le elezioni sotto la neve a febbraio per la prima volta nella storia della Repubblica? Forse per tenere fuori dal Parlamento il M5S?», si era, infatti chiesto, il comico genovese.