“Turatevi il naso e votate disgiunto”, sostiene ieri nel suo editoriale Marco Travaglio, rivolto al suo pubblico privilegiato, il popolo dei 5 Stelle. Un invito esplicito a non perdersi in chiacchiere e andare a votare per Michele Emiliano in Puglia e per Giani in Toscana. Poche ore prima in una piazza di Bari Alessandro Di Battista, il leader in perenne “anno sabbatico” dell’ala fondamentalista del Movimento 5 Stelle, vomitava un comizio di fuoco contro il governatore pugliese uscente, lasciando scritto a futura memoria il suo netto dissenso nei confronti dei vertici nazionali che hanno abbandonato al proprio destino Antonella Laricchia, la candidata locale pentastellata. Dall’altra parte della stessa città appariva invece in video il sindaco di Milano Beppe Sala che, intervenendo alla manifestazione promossa dalle Sardine e da Nichi Vendola, ha dato un pieno, convito e inaspettato sostegno ad Emiliano.



Succede tutto questo in Puglia, la regione dove si gioca il punto più importante della partita elettorale di domenica prossima. E il match point è saldamente nelle mani di Michele Emiliano. “Non voglio fare il solito giro di parole che si usa alla vigilia di un voto – dice apertamente Claudio Stefanazzi, l’uomo più vicino al governatore e coordinatore delle principali liste civiche a suo sostegno – ma qui vinciamo senza ombra di dubbio. Il distacco in queste ore si è decisamente ampliato. Le forze che sono scese in campo a sostegno di Michele stanno facendo un lavoro eccezionale e non riesco a segnalare un solo problema di qualsiasi tipo. Il tanto famigerato ‘centrodestra unito’ praticamente non c’è, non fa campagna elettorale. Del resto il loro candidato concluderà la sua a Lecce, nel cortile di casa, con 100 sedie al massimo”.



Sembra che dietro questa scelta di una campagna decisamente “low profile” del candidato Fitto ci sia il solito Daniel Fishman, che ritroviamo anche qui nei panni dello stratega. È stato lui a convincere i partiti del centrodestra a concentrarsi esclusivamente sui simboli delle liste, facendo fare un passo indietro ai candidati. Una scelta coraggiosa – in una regione del Sud direi molto rischiosa – oltre che rivelatrice della consapevolezza di una certa debolezza della scelta fatta. Salvini lo aveva detto che Fitto non era il candidato giusto, ma nessun ha voluto ascoltarlo.

Fishman è stato anche lo spin-doctor della campagna dello scorso anno per le regionali di Bonaccini. Strani intrecci. Non è la prima volta che in Puglia devono fare i conti con le relazioni trasversali del presidente dell’Emilia-Romagna. “L’altro giorno, in piena campagna elettorale, Bonaccini ha tentato di far passare un documento in conferenza delle regioni da dove spariva l’indicazione precisa delle risorse da destinare al Sud – rivela Stefanazzi. Un comportamento quello di Bonaccini davvero fuori luogo, in accordo con gli altri presidenti leghisti del Nord, e sventato solo grazie alla risposta immediata di Puglia e Campania, che hanno guidato tutte le regioni del Sud – presidenti del centrodestra compresi – ed hanno impedito il colpo di mano”.



Stefanazzi pensa già al dopo e non nasconde l’obiettivo di un più forte ruolo della Puglia a livello nazionale. “In accordo con la Campania e con De Luca”. Questa idea di una specie di consolato per il Sud è decisamente una notizia. In questi ultimi 5 anni sono state davvero rare le occasioni di incontro tra di loro, e quasi mai si sono condotte battaglia in comune.

Emiliano, come De Luca e gli altri presidenti in carica, è stato in prima linea durante le operazioni di contrasto all’epidemia, e sicuramente ha visto anche per questo accrescere consensi e visibilità. Pochi giorni fa oltre 300 imprenditori si sono presentati in Fiera e hanno incontrato il governatore con il ministro Gualtieri. Se negli anni precedenti l’ex magistrato era trattato praticamente da intruso sia da Renzi che dai suoi ministri, a cominciare da Calenda, oggi l’intesa con tutto il governo Conte e con lo stesso presidente del Consiglio è totale. Per questo motivo vincere in questa regione, con questa coalizione, avendo contro Italia Viva e le frange estreme del grillismo, ha davvero il sapore di una vittoria finale: punto, gioco, partita, verrebbe da dire.

Nel contesto meridionale la Puglia rappresenta da anni effettivamente un modello positivo. Per troppi anni è stata declassata a mero esempio usato per parlare di un Mezzogiorno “a macchia di leopardo”, per dire che non tutto il Sud era uguale, che si potrebbe fare di più. Ma mai nessuno ha assunto fuori dalla Puglia questa regione come il modello valido per tutti. Eppure i risultati sono oggettivi e difficilmente confutabili. Soldi europei ben spesi, terra di innovazione e di startup, sede di importanti aziende della green economy, un settore turistico all’avanguardia e con numeri (fino all’epidemia) assai superiori alla media, un fortissimo comparto agro-alimentare che esporta in tutto il mondo. Se davvero si farà – come sembra ormai deciso con 20 anni di ritardo – l’alta velocità tra Napoli e Bari si potrebbe davvero creare un contesto unico, aprire un corridoio tra il Tirreno e l’Adriatico in grado di dare molta più forza alla prospettiva di uno sviluppo della logistica e della mobilità delle merci, di quel Sud ‘piattaforma nel Mediterraneo’ che immaginiamo spesso ma che stentiamo a credere possibile.

Emiliano può risultare antipatico, per i suoi modi bruschi, le sue polemiche a volte eccessive, il suo decisionismo intriso di paternalismo. È attaccato per battaglie assai controverse come il destino dell’Ilva di Taranto e la posizione sulla Xylella. Spesso dimentichiamo la durezza di questi anni. La debolezza delle nostre istituzioni, in particolare nel Sud. Ma ci sarà pure una ragione per cui in sostituzione di partiti, sindacati, corpi intermedi, e via dicendo, sono emersi leadership con queste caratteristiche. E domandiamoci – dall’alto delle nostre certezze – cosa saremmo oggi senza di loro.