“Il capo di Roma è un maleducato”, dice Giovannino, quasi tre anni. Seduto sul suo seggiolino in auto vede i cantieri in corso, sente le buche. Ai suoi giardinetti vede l’erba alta e secca, nel laghetto navigano cartacce e l’acqua esonda fangosa dalla fontanella rotta. Un’anziana signora tira su i sandali lordi dal fango. L’altro giorno Giovannino non è sceso a giocare, parcheggiata la macchina dal suo lato c’era mamma cinghiale coi piccoletti, meglio ripartire in fretta.
“Perché succedono tutte queste cose brutte?”. Senza far propaganda usando i bambini, devi pur spiegarlo che anche a Roma c’è un capo, e si chiama Virginia. “Il capo di Roma è un maleducato”, che è probabilmente la parolaccia più terribile che il suo vocabolario conosca, ma rende l’idea. Gli adulti che lo sentono traducono con espressioni ben più colorite e ringraziano i piccoli che dicono la verità. Nessun quadretto inventato, succede ascoltando baby sitter e pargoletto al parco. Ed è emblematico di una percezione così diffusa da essere per forza reale, perché basata sull’esperienza.
La Raggi potrà gloriarsi di fantascientifiche soluzioni per risolvere i problemi dei “cittadini”, potrà accusare la Regione, e sarebbero oggi i suoi alleati. Ma l’osservazione della realtà spiazza ogni illusione: Roma fa schifo. E sarà pure difficile governarla, ma nessuno ha obbligato la sindaca venuta dal popolo a governarla. Se ha scelto male i suoi collaboratori, è colpa sua. Se non ha valutato per tempo gli sgambetti degli scontenti della sua amministrazione, è colpa sua. Ci sarà l’Ama che boicotta, gli Spada che istigano alla monnezza libera, la lobby degli appaltatori di diritto che scalpita. È colpa sua. Poi per giustificarsi possiamo pure individuare scie chimiche. Ma era meglio riconoscere gli errori, mostrare umiltà vera, non fingerla esprimendo maggior arroganza e presunzione, come se l’ingenuità e impreparazione fossero virtù.
Pare che in certe zone di Roma la Raggi vada ancora fortissimo. Mistero. Ma è un mistero pure che il suo partito continui a raccogliere un consenso del 15% e oltre. Comunque vada, la Raggi non vincerà, ma i suoi voti “popolari” andranno ad ingrassare i soliti che comandano a Roma, usciti indenni dalle varie mafie capitali. Le zone a Ztl esprimono un candidato che vincerà coi voti della sindaca, e a poco le servirà aver tappato buche e aperto cantieri di ciclabili in cemento in agosto, o portare in procura i cinghiali per attaccare la Regione. Marceranno insieme, lei e Zingaretti, a fianco della gauche cachemire che sola si ritiene degna di governare la Città Eterna.
Speriamo che lo sia davvero, e che Giovannino riesca ancora a godersela, da grande. Ci vorrebbe un capo ben educato.
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