“Il centrodestra sta giocando col fuoco”. In queste poche parole dell’ex Presidente della Regione e fondatore del Movimento per l’Autonomia in Sicilia, Raffaele Lombardo, può riassumersi la situazione della coalizione in Sicilia. A circa 48 ore dalla scadenza dei termini per la presentazione dei simboli in vista delle elezioni regionali non solo non c’è un accordo sul candidato, ma si continuano a bruciare nomi su nomi.
Ma andiamo per ordine per comprendere il caos in salsa piccante siciliana. Innanzitutto la data delle elezioni: si vota il 25 settembre. Una sorta di election day in contemporanea con le elezioni anticipate nazionali. Non un caso ma una precisa volontà del Presidente della Regione uscente, Nello Musumeci. La scadenza naturale era il 6 novembre. Ma lui, Musumeci, ha deciso di dimettersi per anticipare le elezioni e dar vita a questo election day per risparmiare sui costi, per non chiudere due volte le scuole, per evitare che un’eventuale recrudescenza del Covid-19 possa creare difficoltà a novembre.
Ma anche se Musumeci nega, gli alleati pensano che sia stata una mossa per aumentare il caos. Lui, infatti, Musumeci si dice pronto a un mandato bis e accelerare poteva significare impedire alla coalizione di trovare un altro nome condiviso nella speranza di un via libera alla sua ricandidatura. Ma così non sembra che andrà. Alla base di tutto ci sono i rapporti fra Musumeci e i suoi alleati maturati in 5 anni, o poco meno, di governo.
Gianfranco Miccichè, Presidente dell’Assemblea regionale siciliana e coordinatore di Forza Italia in Sicilia, il protagonista della campagna elettorale del famoso 61 a 0, non vuole più saperne di Musumeci. Ha fatto fuoco e fiamme per non ricandidarlo. Lo ha definito scorretto. Ha detto tutto il possibile. Ma non è il solo anche se è il più agguerrito. Quasi tutti i partiti della coalizione accusano il Governatore uscente e dimissionario di non aver dialogato con loro, di aver trasformato gli assessori nei suoi unici punti di riferimento. Di fatto tutti i 12 assessori o quasi, sono diventati uomini del Presidente. Nessuna azione è stata concordata con la coalizione. E Miccichè accusa anche Musumeci e il suo paladino, l’assessore alla Sanità Ruggero Razza, di aver ignorato tutto e tutti.
Ma Musumeci se ne fa un vanto, sottolinea di essere onesto e intransigente e che gli assessori li hanno messi li i partiti. Con lui Fratelli d’Italia, partito al quale ha aderito di recente. Da mesi Giorgia Meloni continua a ricordare è che la regola nella coalizione è che l’uscente è anche ricandidato per un secondo mandato. Ma gli alleati ricordano a Musumeci che lui stesso aveva detto, 5 anni fa, che non si sarebbe ricandidato, ma il suo sarebbe stato un mandato unico.
Partendo da qui lo scontro è salito di tono di settimana in settimana, di mese in mese nell’ultimo anno durante il quale Musumeci aveva annunciato di aver cambiato idea e che si sarebbe candidato. Salito talmente tanto di tono da causare una frattura anche durante la scelta dei candidati alle amministrative di Palermo e Messina risolta solo all’ultimo giorno utile per evitare la spaccatura.
Adesso di giorni utili ne restano un paio, forse! Un accordo c’era su Stefania Prestigiacomo, donna di Forza Italia, sposata anche dalla Lega che anche stavolta aveva fatto un passo indietro come già successo in occasione della candidatura a Palermo. Passi indietro nel nome dell’unità della coalizione. Candidata non invisa a Udc e NcI, ma che ha fatto saltare i nervi proprio a Musumeci che da settimane si dice pronto a fare un passo di lato se risulta divisivo ma continuava a contarci. Così, quando l’accordo è stato trovato, Musumeci è saltato sulla sedia e sui social ha annunciato il suo polemico ritiro. Sui social, non ai partiti, non ai leader, non in un vertice. Così come sui social aveva presentato le sue dimissioni da Governatore per andare alle elezioni anticipate. Senza poi presentarsi davanti al Parlamento per rassegnarle davanti ai deputati. Uno schiaffo chiaro visto che in aula non c’era nessuno del Governo e l’unico rappresentante degli Assessori, Alessandro Aricò di Diventerà bellissima, il movimento del Governatore, sedeva fra gli scranni dei deputati e non sulle poltrone del Governo.
Ma a far saltare l’accordo su Stefania Prestigiacomo ci ha pensato Giorgia Meloni riprendendo una polemica inizialmente lanciata e poi ritirata dalla Lega. Non si può votare una candidata che da ministro saliva sulla Sea Watch insieme alle sinistre, è la sostanza della critica di Meloni.
E allora di nuovo tutto in alto mare con la Lega che si dice pronta a esprimere un candidato. Non sarà Nino Minardo, il Segretario del Carroccio in Sicilia, il cui nome era circolato fino a due giorni fa. Lui ha scelto di proseguire l’esperienza romana. Ma la lista Prima l’Italia è già pronta e può esprimere un nome. E anche il Movimento per l’Autonomia dell’ex Presidente Raffaele Lombardo, che con la Lega ha un accordo, ha un nome pronto. Si tratta di un magistrato: Massimo Russo. Oggi al Tribunale dei minori, Russo è stato assessore alla Sanità in Sicilia proprio quando Lombardo era Presidente della Regione. Il nome viene offerto alla coalizione come “sintesi”. La situazione appare di stallo anche perché di Musumeci proprio non se ne parla. Miccichè, con l’appoggio di Berlusconi, è pronto a rompere gli accordi in Sicilia. Con l’ex Cavaliere ha parlato al telefono e hanno concordato che il candidato in Sicilia deve essere azzurro. Sì, perché Forza Italia nell’isola è da sempre forte. Anche adesso è più forte che nel resto d’Italia. E nonostante ciò non ha mai espresso il candidato Presidente della Regione. Nella discussione, poi entrano anche Lazio e Lombardia che andranno al voto nei mesi seguenti. Se FdI avrà il Lazio è naturale che la Lombardia tocchi alla Lega e la Sicilia a Forza Italia.
Intanto a complicare lo stallo ci sono gli attivisti pro Musumeci che su Facebook, lo stesso social sul quale Musumeci si è dimesso e sul quale ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alla candidatura, insorgono contro Miccichè, contro la Lega e postano messaggi anche sul profilo di Silvio Berlusconi. Vogliono Musumeci candidato e ricordano che i sondaggi dicono che per il 72% degli intervistati del centrodestra con lui si vince, con gli altri non si sa.
Domenica 14 agosto alle 16 scadono i termini per presentare i simboli per le elezioni e i presupposti sembrano essere quelli della frattura. Anche se a Palermo la situazione era analoga e l’accordo si trovò nelle ultime ore. Pagando, però, un prezzo: un mese e mezzo per riuscire, dopo l’elezione del Sindaco, a fare una giunta.
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