I risultati delle Elezioni Politiche in Spagna sono ormai definitivi e vedono il nuovo parlamento con lo stesso identico problema dei 3 precedenti: lo stallo e la mancanza di una coalizione in grado da subito di formare il Governo. Con il 28% vince Psoe (-0,7% rispetto ad aprile) ma con i 120 seggi Sanchez non ha la maggioranza; i Popolari secondi (20,8%, +4,1% rispetto ad aprile) guadagnano 88 seggi mentre a vincere per davvero è Vox che balza a 52 seggi (15,1%, +4,7%). Al quarto posto il calo di Podemos con 35 seggi, 7 in meno dei risultati alle ultime Elezioni Politiche (12,8%), mentre il crollo atteso è quello di Ciudadanos di Rivera (6,8%, -9,1% rispetto ad aprile) con soli 10 seggi in Parlamento, ben 47 in meno di aprile. Seguono nei risultati Erc al 3,6% (12 seggi), Mas Pais (ex Podemos) 3 seggi con il 2,3% delle preferenze, JxCat con 8 seggi e il 2,2% dei consensi, mentre PNV ne ottiene 7 con l’1,6% alle urne. Il problema è il Governo, come sempre ormai in Spagna da 4 anni a questa parte: la chiara maggioranza ci sarebbe solo con un accordo “alla tedesca” per la coalizione PP-Psoe (208 seggi potenziali, ben oltre il limite minimo di 176 per formare un Governo) ma tra Casado e Sanchez non sembrano esserci i termini per arrivare all’accordo. Niente maggioranza per il blocco di sinistra (Psoe, Podemos, Mas Pais, Pnv, Prc) con 166 seggi, ma nemmeno per quello di destra (PP, Ciudadanos, Vox, NA) con 152. E allora se non sarà “grande coalizione” potrebbe farcela la sinistra con l’accordo – tutto da trovare – con i regionalisti e autonomisti, catalani in primis (in tutto avrebbero 191 seggi e dunque la maggioranza).



RISULTATI SPAGNA: VOX AL 14%

Dopo la chiusura dei seggi alle 20, in Spagna è tempo di analisi dei risultati delle elezioni politiche, le seconde convocate nell’anno solare 2019. Con il 63,7 per cento dei seggi scrutinati, si conferma la vittoria del Psoe. I risultati sono lievemente migliori degli exit poll per loro, mentre il balzo in avanti di Vox è con qualche seggio in meno rispetto ai primi dati. I socialisti infatti avrebbero il 28,9 per cento: occuperebbero 124 seggi. A seguire i popolari del PP con il 20,6 per cento, per 83 seggi. Al terzo posto l’ultradestra di Vox, che ha raccolto – stando ai dati finora disponibili – il 14,9 per cento dei voti che valgono 52 deputati. Podemos avrebbe invece il 10,8 per cento per 28 seggi. Infine, Ciudadanos che si ferma al 6,5% dei consensi, pari a 10 seggi. Tenendo conto di questo scenario, nessuno dei due blocchi – centrosinistra (Psoe e Podemos) e centrodestra (popolari, Vox, Ciudadanos) – avrebbe la maggioranza. In questo caso, sarebbero gli indipendentisti catalani l’ago della bilancia. E questo rischia di creare altra confusione nello scenario politico spagnolo. (agg. di Silvana Palazzo)



RISULTATI ELEZIONI SPAGNA: SANCHEZ PRIMO SENZA NUMERI

Sanchez in testa ma senza i voti, crescita netta di tutti i partiti di destra e exploit dei populisti di Vox: tutto confermato nei primi risultati delle Elezioni in Spagna dopo l’uscita del sondaggio condotto dall’emittente Rtve che anticipa di fatto gli exit poll e i primi risultati reali che arriveranno dopo le ore 21. Nessuno ad oggi, salvo sconvolgimenti, avrebbe la maggioranza “classica” ma nemmeno nella somma dei due principali “fronti” presenti alle urne spagnole. Psoe di Sanchez in testa con 114-119 seggi conquistabili, 85-90 per i Popolari di Casado in netta ascesa, terzo posto per Vox con 56-59 seggi mentre è crollo per Podemos di Iglesias (30-34 seggi). Sconfitta cocente per Ciudadanos di Rivera con 14-15 seggi, mentre Mas Pais non va oltre i 3 seggi. La maggioranza è 176 seggi e né blocco di Centrodestra (PP, Vox, Cs) con 155-164 seggi, né il Centrosinistra con Psoe, Podemos e Mp (147-156 seggi) arriverebbero a conquistarla; come ben sottolinea YouTrend, l’ago della bilancia potrebbe a questo punto arrivare dai partiti regionalisti-autonomisti, nello specifico il sondaggio Rtve dà Erc a 13-14 seggi, JcCat 6-7, PNV 6-7 seggi e gli altri sommati a 10-14.



ELEZIONI SPAGNA: L’APPELLO AL VOTO DI PEDRO SANCHEZ

Alle ore 18, quando ormai mancavano solo due ore alla conclusione delle Elezioni Politiche in Spagna, l’affluenza si conferma in netto calo rispetto alle ultime votazioni avvenute lo scorso aprile: il 56,8% è andato ad esercitare il proprio voto per rinnovare il Parlamento mentre il 28 aprile era rimasto al 60,74%. I due blocchi contrapposti – con ogni probabilità – si giocheranno un testa a testa per cercare di ottenere quel voto in più bastevole per avere l’incarico di formare un nuovo Governo: a quel punto, onde evitare la stessa “solfa” vista in questi ultimi 4 anni potrebbe davvero scattare un Governo trasversale tra forze anche molto distanti tra loro. La maggioranza assoluta dei seggi, 176, resta per ora un miraggio praticamente per tutti e sarà importante capire quanto effettivamente Vox otterrà dopo un balzo incredibile registrato dai sondaggi anche della vigilia a queste Politiche 2019. Dalle 20 i primi risultati, nell’attesa il Premier uscente Pedro Sanchez ha risposto in merito alla possibile alleanza con Podemos «Aspettiamo che votino gli spagnoli, poi vediamo i seggi. L’importante è che gli spagnoli vadano a votare, che si rafforzi la democrazia e che a partire dalla giornata di domani si possa avere la stabilità necessaria per formare il governo».

AFFLUENZA H14 IN SPAGNA AL 37,93%

Rispetto al 28 aprile scorso, l’affluenza data in calo per le Elezioni Politiche di Spagna37,93% alle ore 14 – riflette un netto passo indietro, con il forte rischio di astensionismo e dunque paralisi istituzionale nei risultati: l’affluenza era il 41,5% alle elezioni politiche del 28 aprile, mentre venne registrata al 34,8% alle elezioni europee del 26 maggio. Non un buon risultato al momento per tutti i principali leader spagnoli – eccetto Vox che probabilmente più elettori storici di PP o Psoe “stanchi” non vanno al voto e più vedono salire la propria avanzata in Parlamento – che hanno lanciato appelli per richiamare gli elettori al voto anche oggi dopo aver votato nelle proprie sezioni elettorali; gli orari importanti da segnarsi intanto, in vista degli attesissimi primi risultati in serata, sono le 18 con i nuovi dati sull’affluenza, alle 20 con la chiusura dei seggi e i primis exit poll, poi alle 21 con la chiusura dei seggi nel Canarie e attorno alle 22.30 risultati se non definitivi quantomeno molto indicativi. Con il rischio di vedere la destra populista avanzare ulteriormente, il blocco di sinistra prova a “trincerarsi” e con Pablo Iglesias di Podemos lancia un importante appello distensivo al Psoe di Sanchez «Tendiamo la mano al partito socialista. Pensiamo che con il coraggio di Podemos e con l’esperienza del Partito Socialista si possa fare del nostro Paese un punto di riferimento per quanto riguarda le politiche sociali. Da parte nostra – ha aggiunto il leader della sinistra radicale– lasceremo alle spalle i rimproveri».

QUARTE ELEZIONI IN 4 ANNI A MADRID

La Spagna torna al voto con elezioni politiche, le quarte in 4 anni: un record da non andarne certo fieri e anche per questo il Premier uscente Pedro Sanchez ha rilanciato più volte in questi ultimi giorni di comizi prima delle urne di oggi l’appello contro l’astensionismo. Dalle tensioni con la Catalogna fino alla crisi politica senza fine che pone i due principali partiti di Spagna – Popolari e Socialisti – senza più i numeri e il consenso per poter formare in solitaria il Governo per il Paese. Dopo il fallimento Rajoy, Pedro Sanchez sembrava l’uomo giusto per formare il nuovo esecutivo di centro-sinistra con il movimento populista Podemos. E invece il Governo Sanchez non è mai partito con il Psoe non è riuscito in 5 mesi a trovare un accordo saldo con Podemos per poter raggiungere la coalizione di Centro-Sinistra in grado di governare su tutta la Spagna; ad aprile il Psc aveva battuto Popolari, Ciudadanos, Podemos e la destra di Vox, ma senza i numeri necessari per formare il Governo e così ecco l’inevitabile ritorno alle Elezioni anticipate, le quarte dal 2015 in una spirale che rischia di rimanere in chiaroscuro anche dopo le urne odierne. Ad oggi né il blocco di sinistra – Socialisti, radicali e Podemos – né quello di destra – PP, Vox, Ciudadanos – sembrano in grado di raggiungere la maggioranza ma saranno i risultati che emergeranno questa sera alla chiusura delle urne a confermare o smentire questo ennesimo “timore” di instabilità politica e sociale nella Spagna divisa tra Madrid, Barcellona e i Baschi.

ELEZIONI SPAGNA 2019: I POSSIBILI SEGGI

Sanchez ha provato a “smuovere” l’elettorato lanciando appello contro l’astensionismo e contro “il ritorno al periodo di Francisco Franco”, evocando in “Vox” quell’ultradestra pericolosa e anti-democratica: non sono dello stesso parere il 14,9% degli elettori spagnoli che fino alla vigilia delle Elezioni Politiche in Spagna davano il loro consenso al partito di Santiago Abascal, alleato di Salvini e Meloni sul fronte sovranista anti-immigrazione e anti-Lgbt. Prima del voto Vox ha trovato un accordo con Popolari e Ciudadanos assai “simbolico” – vietare ogni forma di indipendentismo, da quello catalano di Quim Torra in poi – che però anticipa quel possibile blocco unitario in grado di contrapporsi ai socialisti di Sanchez e ai radicali di Iglesias. I sondaggi vedono il Psoe al 27,4% dei voti con possibili 120.123 seggi, lieve calo rispetto alle ultime Elezioni; il PP di Pablo Casado viene dato in ripresa rispetto ad aprile, 21,6% e 92-95 seggi (ben 30 in più), mentre appunto Vox sarebbe ad oggi la terza forza del Paese dopo pochissimi anni di vita, con 49 seggi conquistabili (25 più di aprile). Al quarto posto troveremmo Podemos con l’11,2% e 28-31 deputati, calo fortissimo rispetto ai 42 seggi di aprile. Chi invece rischia di venire fagocitato da PP e Vox sono gli ex centristi di Ciudadanos il partito liberale di Albert Rivera che paga la sterzata a destra (non avendo accettato di far partire il Governo Sanchez negli scorsi mesi, ndr) arrivando al quinto posto con l’8% e 15 seggi, 42 deputati in meno di aprile.