Sanchez studia eventuali alleanze post Elezioni ma in molti analisti dalla Spagna confermano come in realtà il Psoe starebbe cercando di trovare il modo di andare da soli al Governo in una sorta di minoranza monocolore: la vice presidente Carmen Calvo ha fatto sapere che il Psoe tenterà «un governo in solitaria», come del resto puntato dallo stesso Sanchez in campagna elettorale. La presidente del partito Cristina Narbona però frena subito «non c’è alcuna fretta», ricordando che a fine maggio la Spagna voterà per le europee, le comunali e le elezioni regionali e l’alleanza con Podemos potrebbe tornare molto “comodo”. «Pensiamo di aver un sostegno sufficiente a metterci al timone della nave. Sappiamo perfettamente che Unidas Podemos ci ha aiutato molto e ci rafforza in senso progressista. Però pensiamo che possiamo proseguire con la formula che abbiamo iniziato», spiega ancora la Calvo mentre si esclude del tutto la “pista” Ciudadanos con Albert Rivera in coalizione visto che lo stesso movimento centrista ha fatto sapere che sarà all’opposizione nel prossimo governo spagnolo. «Contiamo di avere gli amici di Vox alleati nell’Europa che stiamo costruendo», è invece l’invito-appello lanciato da Salvini al movimento neo-franchista che ha sfondato in Parlamento con 24 seggi guadagnati dopo i risultati elettorali. (agg. di Niccolò Magnani)



VOX VS SANCHEZ: “NOI NELLA STORIA”

Ha vinto il Psoe, ma il vero risultato “nuovo” che giunge dalle Elezioni spagnole è l’ingresso in Parlamento della destra di Vox: Santiago Abascal dà risalto alla vincente campagna elettorale dove ha, in termini di dimensioni dei voti accresciuti e recuperati, stracciato il collega del PP Casado tanto che quest’ultimo negli ultimi giorni di campagna pre-Elezioni aveva aperto ufficialmente ad una ipotetica coalizione post voto con Ciudadanos e soprattutto Vox. «Questo è solo l’inizio, siamo già nella storia» ha detto ieri trionfante il leader di destra che conquista 24 seggi in Parlamento e aiuta a rendere “zoppa” la maggioranza del vincitore Sanchez ancora senza una vera e propria “certa” coalizione per Governare. Come giustamente scrive Le Monde per provare a spiegare il successo improvviso della lista di destra, «Vox è l’unica formazione in Spagna che sostiene la sospensione dell’autonomia, il ritorno a un modello di stato unitario e il divieto dei partiti indipendentisti». (agg. di Niccolò Magnani)



SANCHEZ “ORA GOVERNO PRO-UE”

Il Psoe di Pedro Sanchez ha vinto le elezioni in Spagna 2019: 28 per cento di preferenze, staccati nettamente i popolari. Il leader ha sottolineato nelle scorse ore che questa consultazione elettorale «ha mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo, si può vincere l’autoritarismo e l’involuzione». Pedro Sanchez ha inoltre evidenziato che l’obiettivo è quello di formare «un governo pro Unione Europea», con i suoi elettori che hanno chiesto di non allearsi con i liberisti di Ciudadanos. Nonostante sia il primo partito, il Psoe è ben conscio che non basta l’alleanza con Podemos (16 per cento) per formare il governo: è necessario trovare un accordo con un altro partito per ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento. A tal proposito, Sanchez ha ribadito: «Dalla nostra idea di sinistra e la nostra posizione progressista tenderemo la mano a tutte le forze politiche nell’ambito della Costituzione». Il Fatto Quotidiano sottolinea che l’alternativa principale sembrano essere le formazioni indipendentiste basca e soprattutto catalana, quelle che lo costrinsero a indire elezioni anticipate dopo il no al progetto di Finanziaria… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



HA VINTO LA SINISTRA

Rebus maggioranza in Spagna: le elezioni hanno visto vincere la Sinistra con il Psoe di Pedro Sanchez primo partito, ma non basta. Secondo partito sono i popolari di Pablo Casado, incalzati da Ciudadanos. Destra ko, dunque, ma nonostante ciò non è sufficiente: la Sinistra unita non raggiunge quota 176 seggi. Come evidenzia Repubblica, l’ago della bilancia potrebbero essere gli indipendentisti catalani, che risultarono fatali all’esecutivo di Sanchez. Questa la ripartizione dei seggi: 123 per il Psoe, 66 per i popolari, 57 per i Ciudadanos, 42 per Unidos Podemos e 24 per Vox, che entra per la prima volta in Parlamento nazionale. Queste le parole del segretario generale Javier Ortega Smith: «Questo non è che l’inizio. Ognuno dei nostri deputati farà una vera opposizione, gli altri dovranno rispondere alle nostre proposte. Siamo inarrestabili». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

I PRIMI DATI

Elezioni Spagna, arrivano i primissimi dati sul voto per il nuovo governo: oltre 21 milioni di elettori si sono recati alle urne e non mancano le sorprese. Secondo gli exit poll, come riporta Sky Tg 24, il Psoe è in testa: socialisti seguiti da popolari, Ciudadanos, Podemox e Vox. Il nuovo partito di estrema destra nazionalista siederà per la prima volta in Parlamento: «Elezioni storiche, nel nuovo Parlamento sentiremo parlare con fermezza e determinazione di unità della nazione e di libertà, di uguaglianza di tutti gli spagnoli», le parole della presidente Rocio Monasterio. Secondo gli Instant poll di RCTV, i socialisti sono al 28%, il Partido Popular al 17,8%, Ciudadanos al 14,4%, Podemos al 16,1% e Vox al 12,1%. Nessuna maggioranza (176 seggi), dunque, in base ai dati a disposizione: la Sinistra avrebbe 167 seggi, la Destra 160. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

GLI ULTIMI APPELLI

Spagna al voto, affluenza record: c’è grande attesa per i risultati della consultazione elettorale. Molto dipenderà dai dati ufficiali, ma si è già aperto il rebus alleanze: i leader per il momento non si sono sbottonati e, dopo essersi recati alle urne, hanno fatto gli ultimi appelli. Pedro Iglesias, leader della formazione di sinistra spagnola Unidas-Podemos, ha sottolineato: «Bisogna aspettare che gli spagnoli si esprimano ma spero che la partecipazione sia alta. La mia sensazione è che in Spagna ci sia una maggioranza progressista che deve esprimersi». Albert Rivera, leader dei liberali di Ciudadanos, ha sottolineato: «Si può cambiare era, verso una Spagna pluralista ma forte e unita». Attesi aggiornamenti nel corso delle prossime ore, Madrid e tutta la Spagna in attesa di conoscere come sarà il futuro politico del Paese. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

AFFLUENZA RECORD

Resteranno aperte fino alle 20.00 le urne in Spagna per le elezioni che chiameranno al voto oltre 36 milioni e mezzo di cittadini per decidere quale governo avrà il Paese dopo la caduta del governo guidato dal socialista Pedro Sanchez. Il primo risultato degno di nota arriva dal dato dell’affluenza alle 14.00: la partecipazione era del 41.46%, ovvero ben quattro punti in più rispetto a quanto avvenne alle ultime elezioni del 2016 ed al momento resta il dato provvisorio più alto dal 1993 nonché – stando a quanto riferito da El Pais – il secondo della storia della democrazia spagnola. In mattinata tutti i leader dei principali partiti si sono presentati alle urne, a partire da Sanchez il quale ai giornalisti ha dichiarato di auspicare in una giornata elettorale che possa aprire le porte al futuro. Ed a proposito di futuro, è proprio il il favorito secondo i sondaggi. Non è un caso se lo stesso leader socialista ha inviato un appello ai cittadini spagnoli affinché possano mandare “un messaggio chiaro di quattro anni si stabilità”. Un auspicio che, come spiega Il Messaggero, ha ribadito anche in inglese parlando con un giornalista straniero che gli chiedeva quale fosse il suo messaggio per l’Europa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PEDRO SANCHEZ GIÀ ALLE URNE

Seggi aperti in Spagna dove quest’oggi si terranno le elezioni politiche per rinnovare il congresso dei deputati nonché il senato. Quasi 37 milioni di spagnoli sono chiamati ad eleggere i 208 senatori e i 350 deputati, seconda tornata elettorale anticipata in tre anni e mezzo dopo il voto del giugno 2016. Le operazioni hanno preso il via questa mattina alle ore 9:00, e si chiuderanno alle ore 20:00, e in base a quanto spiegato dagli analisti nelle settimane precedenti le elezioni, è molto probabile che il paese si divida in due grossi e compatti blocchi: il primo, guidato dal socialista Pedro Sanchez, che probabilmente non ha le forze per governare da solo, e il secondo, dove invece a capo troviamo Pablo Casado, numero uno del Partido Popular, che si è alleato a sorpresa con l’ultradestra di Vox, e che permetterà quindi il ritorno degli estremisti di Destra in parlamento dopo 37 anni, l’ultima volta fu nel 1982. Pedro Sanchez ha già fatto il suo dovere, presentandosi attorno alle 9:30 di stamane al seggio di Pozuelo de Alcaron, a Madrid, e spiegando ai giornalisti che lo attendevano: «Spero in una giornata (elettorale) che apra le porte aperte al futuro, mi auspico che gli spagnoli mandino un messaggio chiaro di quattro anni di stabilità». Secondo i sondaggi è il grande favorito di oggi, ma bisognerà capire se avrà i numeri per governare da solo o meno. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ELEZIONI SPAGNA, IL VOTO IN DIRETTA

Elezioni in Spagna oggi: si torna alle urne per la terza volta in meno di quattro anni. Si vota per il rinnovo di 350 seggi delle “Cortes Generales” e a contendersi la vittoria ci saranno i partiti tradizionali, i nazionalisti baschi e catalani, oltre all’estrema destra che potrebbe entrare per la prima volta nel Parlamento nazionale. C’è grande attesa per i risultati, che seguiremo in diretta, ma intanto secondo i sondaggi i favoriti sono i socialisti del premier Pedro Sanchez, ma lo scenario delle coalizioni post-elezioni è molto complicato. Né un’alleanza tra Psoe (Partito socialista operaio spagnolo) e Podemos, né una coalizione tra PP (Partito Popolare) e Ciudadanos-Vox (di centrodestra ed estrema destra) garantirebbe la maggioranza assoluta. Al netto del nodo alleanze, chi sono i quattro candidati premier? Oltre al premier uscente Pedro Sanchez, ci sono Pablo Casado, leader dei Popolari, Pablo Iglesias, leader di Podemos, e il candidato di Ciudadanos Albert Rivera. Tutti hanno lanciato un appello per mobilitare gli elettori ad andare alle urne per le elezioni legislative in Spagna.

ELEZIONI SPAGNA, IL NODO ALLEANZE

Ma approfondiamo la questione delle alleanze. Il premier uscente Pedro Sanchez potrebbe ritrovarsi a stringere un’alleanza con eletti da formazioni nazionaliste, visto che quella con la sinistra radicale di Podemos potrebbe non bastare per ottenere la maggioranza. L’ago della bilancia è rappresentato dunque da catalani e baschi, che potrebbero consentire la nascita di un esecutivo di sinistra. Ma lo scenario non è privo di problemi. I catalani, togliendo il loro appoggio al governo a febbraio, hanno contribuito alla crisi che ha portato alle elezioni anticipate, inoltre il fallito tentativo di indipendenza della Catalogna li ha resi impopolari in gran parte della Spagna. Il maxi scandalo di corruzione ha fatto crollare nei sondaggi il PP guidato dal conservatore Pablo Casado. Ma in caso di vittoria, l’alleanza possibile sarebbe con Ciudadanos, ma comunque non sufficiente per avere la maggioranza in Parlamento. Peraltro Ciudadanos ha annunciato di non voler stringere un’alleanza con Vox, e lo stesso vale per i socialisti.

GLI INDECISI E L’INCOGNITA VOX

Niente è ancora deciso, lo ha detto lo stesso Pedro Sanchez, che era salito al potere in maniera non convenzionale: si ritrovò automaticamente alla guida del governo grazie a una regola interna all’istituzione di Madrid dopo aver presentato e ottenuto una mozione di sfiducia contro il popolare Mariano Rajoy. «La cosa importante non è come inizia una competizione, ma come finisce. E mancano solo pochi metri per raggiungere il traguardo». Ma niente è deciso anche perché ci sono 8 milioni di indecisi. Una cifra record che avrà il suo peso. A questo si aggiunge l’incognita Vox, il partito anti-immigrazione. Qual è il reale consenso politico? Lo diranno le urne, ma sembra essere destinato ad essere la rivelazione alle urne. La crisi catalana e la crescita del partito di estrema destra hanno cambiato il dibattito politico in Spagna. La campagna elettorale negli ultimi venti anni era focalizzata su temi economici, ora invece le questioni centrali sono quelle identitarie, nonostante ci siano preoccupazioni su disoccupazione e tema migranti.