Come va ripetendo acutamente il senatore Pierferdinando Casini, “le elezioni regionali in Umbria saranno un banco di prova vitale per Zingaretti”. Non tanto e non solo – ci permettiamo di interpretare le parole del “battitore libero” bolognese già presidente della Camera – per il risultato, che appare assai compromesso dalle note vicende relative alla sanità, ma, soprattutto, per la decisione politica compiuta da Zingaretti di trasformare il patto di governo in una strutturale e forte alleanza politica giallo-rossa. Ossia in un progetto di sinistra Pd-M5s da contrapporre al polo salviniano.



Progetto da cui – è notizia delle ultime ore – si è sfilata Italia Viva: il partito di Matteo Renzi che non ha preso parte con nessun esponente al tradizionale comizio di chiusura della campagna elettorale del candidato governativo (Pd-M5s) Vincenzo Bianconi, pur sostenendolo.

Per una volta tutti hanno scoperto le proprie carte. E la partita si gioca tutta a Roma! E soprattutto a sinistra.



Se infatti il candidato M5s-Pd dovesse alla fine spuntarla o riportare – pur perdendo – un buon risultato, avranno vinto Zingaretti e Di Maio. In caso contrario avrà vinto Giuseppe Conte, che diverrà l’unico leader legittimato a guidare un polo di sinistra. Ma, né in un caso, né nell’altro, il Governo cadrà. Anzi!

Nell’eventualità di una buona affermazione del progetto Zingaretti-Di Maio il premier Conte dovrà abbandonare ogni velleità di leadership della sinistra, ma sarà rafforzato nella sua funzione di presidente del Consiglio da una coalizione più coesa e, politicamente, più forte.



Se invece al progetto giallo-rosso dovesse essere rifilata una sonora batosta, Conte sovrasterebbe dei leader perdenti e, per non andare al voto e quindi portare il progetto alla disfatta totale, pretenderà “mani libere” sulla manovra e sul resto (che significa essenzialmente rielezione di Mattarella, suo garante).

Ma le elezioni umbre saranno importati anche per il “mondo moderato”.

L’azzurra Mara Carfagna, leader degli “anti-Salvini” in casa berlusconiana, non l’ha mandato a dire, promettendo una seria e dura riflessione della “sua parte” nel caso in cui, in Umbria, Forza Italia dovesse avere un risultato addirittura peggiore della tornata europea.

Anche in questo caso la minaccia è parsa chiara: non faremo i portatori d’acqua alle truppe leghiste. Ci riserveremo casomai la facoltà di (ben) contrattare il nostro consenso, magari al centro.

Musica per le orecchie assai sensibili dell’altro Matteo, quello di Firenze, che dalle elezioni umbre ha solo da attendersi buone novità: nuovo consenso dai moderati rimasti nel Pd in caso di sconfitta del progetto giallo-rosso e nuovo consenso azzurro oltre quello già incassato alla Leopolda dove molti “berluschini” (noti e meno noti) hanno fatto capolino.

In fondo i colori del simbolo renziano sono l’azzurro, il rosa (più o meno antico) in campo bianco: tutto un programma!