ELEZIONI USA 202: BIDEN VS TRUMP. A una settimana scarsa dalle presidenziali americane (sapremo i risultati il prossimo mercoledì mattina), il vantaggio che i sondaggi danno a Biden, anche negli Stati più incerti, è ancora molto solido. Le chance di vittoria del candidato Democratico vengono misurate su due indicatori principali: il primo sono i sondaggi e il secondo è il conto dei voti, decine di milioni, che sono già arrivati o per posta o come “early vote”.
I sondaggi continuano a dare in netto vantaggio Biden sia sul voto popolare che negli Stati più combattuti. L’affidabilità di questo strumento è però messa in discussione da una serie di difficoltà oggettive che si aggiungono a quelle emerse nel 2016. Molti osservatori non erano stati in grado di percepire il malcontento per una ripresa, quella post-Lehman, che aveva lasciato per strada una grande fetta della popolazione, mentre il continuo martellamento contro Trump “razzista” aveva generato il fenomeno del supporter di Trump “timido” che non confessava né in pubblico, né nei sondaggi telefonici od online le proprie preferenze. Oggi queste difficoltà sono certamente maggiori. Il Covid ha reso impossibile validare i modelli per i sondaggi telefonici od online con sondaggi faccia a faccia e il fenomeno dell’elettore trumpiano “timido” è persino più pronunciato. A questo si aggiunge che il timore per il contagio da Covid non si presenta “equamente” in tutte le fasce delle popolazione e questo rende ancora più difficile il mestiere dei sondaggisti. Negli ultimi giorni, per esempio, si è parlato di uno spostamento pro-Biden della fascia elettorale degli over 65, ma si comprende bene quanto sia difficile misurare questi fenomeni nel contesto attuale. I sondaggi sono oggettivamente molto difficili.
Il secondo indicatore è quello dei voti già espressi. Molti Stati, per esempio la Florida, pubblicano con cadenza giornaliera il numero degli elettori che hanno già espresso un voto o per posta o come voto fisico anticipato. Questi voti sono giornalmente divisi tra elettori democratici registrati, elettori repubblicani registrati ed elettori non registrati. Così sappiamo per esempio che in Florida martedì avevano già votato quasi 6,5 milioni di persone di cui 2,4 elettori repubblicani registrati, 2,7 democratici e 1,4 non registrati. Nel 2016, per dare un’idea, in Florida hanno votato poco più di 9 milioni di persone. Questi sono buoni indicatori perché, seppur possibile, è difficile che un elettore democratico registrato voti Trump e viceversa. In questa elezione però questi “conti” sono meno affidabili perché la paura del Covid, secondo molte rilevazioni, sembra più acuta tra gli elettori democratici che tra i repubblicani e questo potrebbe determinare molta volatilità proprio l’ultimo giorno quando gli elettori si metteranno in fila.
Anche un incremento dell’affluenza, probabilissimo nelle elezioni del 2020, diventa complicato da leggere rispetto alla consolidata e positiva correlazione con il risultato dei democratici. Non solo, il fenomeno dello “shy voter”, l’elettore timido, soprattutto tra i supporter di Trump rende difficile stimare la componente degli elettori non registrati.
Nelle ultime settimane questi elementi sono stati oggetto di analisi “prestigiose”. Per esempio, uno studio di JP Morgan recente ha evidenziato la “scorrelazione” di alcuni dati importanti per fare previsioni: i sondaggi, molto favorevoli a Biden, non sembrano seguire la variazione osservata negli ultimi quattro anni dei democratici o repubblicani registrati che invece consegnano uno scenario più incerto. Biden è dato nettamente in testa, ma i dati su cui si costruiscono le previsioni sono molto volatili.
Non c’è nessuna cospirazione per falsare i sondaggi, ma solo difficoltà oggettive che è impossibile non ignorare. Lunedì prossimo avremo almeno il quadro completo sui voti per posta e “anticipati” in alcuni Stati chiave e forse si potranno tirare conclusioni più certe. Invece possiamo già concludere che difficilmente quanto emerso nei giorni scorsi o nella prossima settimana possa cambiare l’opinione in un elettorato molto spaccato tra chi odia e chi ama Trump o Biden e che probabilmente ha già deciso indipendentemente da tutto.