È interessante ricordare che la parola “party” in inglese vale per “festa” ma anche “partito”.

Il partito democratico statunitense ha deciso di fare una sua grande festa di quattro giorni con tutto il suo Star Power – e anche qui il gioco di parole è adatto, perché si sono presentati al Convegno gli “eccellenti”, le icone politiche più rappresentative dei momenti di esaltazione democratica: le dinastie come gli Obama e i Clinton, ma anche le figure non tanto esterne, e in effetti molto vicine e celebri come Oprah Winfrey e George Clooney (particolarmente attivo quando nel luglio scorso è stato il momento di allontanare, senza troppe buone maniere, il presidente Biden).



Ma la festa non sarebbe realmente finita prima della presentazione della nuova vera star, la portatrice della corona, Kamala Harris. La vicepresidente non ha ancora incontrato i giornalisti da quando è stata scelta come candidata alla presidenza degli Stati Uniti, più di un mese fa. Persino i grandi giornali, ormai inconfondibili organi di stampa del partito democratico (il New York Times e il Washington Post, e non solo) cominciano a mostrare impazienza e sfidano la Harris a presentare materiale sostanzioso, e soprattutto a entrare in dialogo con loro.



Questi giornali sembrano tigri in attesa, pronte a sbranare la preda se in effetti si dimostra vulnerabile. E se invece non fosse così? Se fossero diventati dei micetti anch’essi manipolati e comprati? Questa occasione dovrebbe servire a mostrare se i denti li hanno ancora. È lecito dubitarne, da quando il “party” da loro condiviso ha messo in scena quest’ultimo salvataggio, cioè candidare la vicepresidente Harris per affrontare il “mostro” Trump.

Ed eccoci a DJT. Trump attira chi si dichiara indipendente come Elon Musk e non solo, perché ora, e più clamorosamente, anche Robert Francis Kennedy jr ha fatto un colpo di scena inatteso e importante, appoggiando Trump; perché gli Independents sono il maggior gruppo di votanti che hanno seguito Bobby come un loro guru, e superano di molto la percentuale dei partiti tradizionali. Senza contare gli uncommitted delegates, che non sono riusciti ad ottenere dal (loro) partito democratico una presa di posizione sulla questione palestinese (ma nessuno tocchi Israele).



D’altronde in questa politica statunitense, dove ormai si dice che la destra è la nuova sinistra, tutto appare capovolto e stravolto. Come è stato evidente per chi ha ascoltato l’intero discorso dell’ex Prosecutor Kamala Harris, e notato che forse è lei la tigre, tenuta a bada e zittita fino al momento di doversi servire del suo potere, dando prova di grande aggressività durante l’ultima spettacolare sera della Convention. Forse abbiamo visto i suoi denti.

Il teatro dei Dems credeva di aver avuto il suo climax con la reinventata attuale vice, mentre nelle stesse ore c’era chi preparava un anti-climax, per rubare la scena. E così abbiamo ascoltato un dettagliatissimo e vero discorso politico, nel quale non c’era neanche una goccia della vuota High Rhetoric dei precedenti quattro giorni, o le solite invettive, ma piuttosto la commovente e accurata manifestazione della missione di RFK jr. Abbiamo sentito la sera prima una voce fortemente agguerrita, e poi abbiamo visto la sera dopo le lacrime scendere sul viso di chi aveva fatto una scelta profondamente dolorosa: abbracciare il partito storicamente avversario.

Kennedy ci ha spiegato che aveva lasciato il partito della sua storia e famiglia perché era diventato – cito traducendo – il partito della Guerra, della Censura, di Big Pharma, Big Tech e Big Money. Bobby è un uomo di fede, lui si è messo nelle mani di Dio, così ci ha fatto sapere, per dedicarsi a salvare i bambini dalle malattie croniche di cui il suo amato paese ha il numero più alto al mondo. E il giorno dopo ha ripetuto, a fianco di Trump dopo essere stato presentato, che questa è la sua maggiore motivazione. Inoltre, aveva promesso che se lui fosse diventato uno Spoiler – chi capisce di non avere una chance per la Casa Bianca, ma può alterare l’esito delle elezioni – si sarebbe ritirato. Si ritira dalla corsa ma non dalla scena, e così il melodramma, se non dramma, negli States continua. A novembre conosceremo l’atto finale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI