Repubblicani e democratici si accordano al Senato per un pacchetto che comprenda 60 miliardi di dollari per l’Ucraina, 14 per Israele e altri soldi per fermare l’immigrazione clandestina dal Messico. Comprendendo anche una voce per l’Indo-Pacifico, per sostenere Taiwan e opporsi alla Cina. Il portavoce repubblicano della Camera, Mike Johnson, però, respinge l’intesa. La lotta interna al partito repubblicano fra trumpiani e moderati rischia di non fare arrivare gli aiuti a Kiev, ma neanche a Tel Aviv. Trump, spiega Rita Lofano, direttore responsabile dell’AGI, non vuole assolutamente che Biden si intesti provvedimenti che riguardino l’immigrazione, suo cavallo di battaglia. La disputa parlamentare inizierà mercoledì affrontando questioni procedurali relative alla votazione.
Intanto sulle elezioni incombe l’incognita Taylor Swift: si attende un suo endorsement per Biden. Se dovesse arrivare in occasione del Super Bowl dell’11 febbraio, la massima manifestazione sportiva americana, la finale del campionato di football americano della NFL, per Trump sarebbe un brutto colpo dal punto di vista della propaganda. Tanto più che la Swift è fidanzata con Travis Kelce, giocatore del Kansas City Chiefs, una delle due squadre impegnate nella partita più seguita d’America.
Come mai i repubblicani fanno un accordo con i democratici al Senato e lo sconfessano alla Camera?
È l’effetto della campagna elettorale. Il tema della sicurezza alle frontiere è scottante ed è stato un mantra di Trump. Questo accordo contiene di fatto tutte le istanze dei repubblicani ma lui non vuole che Biden se lo possa attribuire, che ne faccia una sua bandiera politica. Ci sono misure come l’abolizione del cosiddetto catch and release, arresto e rilascio in attesa dello svolgimento delle pratiche sulla richiesta di asilo, criteri più difficili per ottenere l’asilo e la possibilità per gli agenti federali di rimpatriare se si supera una certa soglia di ingressi irregolari.
Ma il documento è frutto di un accordo fra Chuck Schumer, leader della maggioranza democratica al Senato, e Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana. Cosa non ha funzionato?
Hanno stilato un documento di 370 pagine che riguarda 118 miliardi di dollari, ma gli ultraconservatori repubblicani, i trumpiani, hanno chiesto di non metterlo al voto. McConnell, un veterano capace di trovare soluzioni di compromesso, ha chiesto di farlo passare in nome dell’interesse nazionale: se il provvedimento passasse con un voto a favore anche della maggioranza dei 49 repubblicani che siedono in Senato per lui sarebbe una vittoria. Se non fosse così per lui sarebbe una grande sconfitta e una vittoria per l’ultradestra del partito: come ha detto Mike Johnson, speaker repubblicano alla Camera, il provvedimento sarebbe già morto. Il tema è con quanti voti repubblicani potrebbe passare al Senato.
Se prevalesse la linea McConnell, cosa succederebbe?
La pressione si sposterebbe sullo speaker repubblicano della Camera. La partita è tutta tra i repubblicani, fra i trumpiani di ferro e i moderati, che corrispondono come candidati alle primarie a Donald Trump e Nikki Haley. In questo momento prevalgono i primi. Il documento che comprende i soldi per Ucraina e Israele è un’occasione per contarsi. Il problema dell’approvazione risiede nel fatto che Trump lo osteggerebbe anche se assecondassero le sue opinioni in tutto e per tutto; il tycoon non vuole che se lo intesti Biden. I repubblicani che sostengono Trump, infatti, ora stanno cercando di non farlo neanche mettere al voto al Senato.
Il rischio vero allora è che un provvedimento del genere non passi mai?
Sì. Il rischio è altissimo, Trump potrebbe opporsi a qualsiasi soluzione, nonostante l’invito dei repubblicani moderati a votarlo per dare priorità all’interesse nazionale.
Potrebbe esserci un’altra soluzione?
Potrebbero separare i pacchetti, anche se Biden li ha unificati per farli passare tutti, dando spazio come contropartita alla sicurezza alle frontiere. In questo caso potrebbero essere approvati singolarmente o potrebbe anche non passare niente. Queste misure sono tutte in salita. Tant’è che Biden sta cercando di sbloccare da mesi gli aiuti all’Ucraina. È una partita politica, in cui tutto diviene oggetto di campagna elettorale.
Questa spaccatura interna ai repubblicani può svantaggiare dal punto di vista elettorale Trump una volta diventato il candidato del partito?
A quel punto credo che il partito si ricompatterà, anche perché Trump è vendicativo. DeSantis, che lo ha molto osteggiato, quando si è ritirato gli ha dato il suo endorsement. La stessa Haley difficilmente lo attacca su alcune questioni, perché sa che non può spingersi oltre un certo limite. Se poi, come è probabile, perde, che fa? Fa la sua parte ma su certe questioni, come quelle giudiziarie, difende Trump.
Ma cosa conta nelle urne?
Non è la spaccatura tra repubblicani moderati e ultraconservatori a fare la differenza. Bisogna vedere cosa fanno le donne, gli indipendenti, i giovani. È il voto in bilico che fa eleggere il presidente americano.
Ma Trump non si sentirà in dovere neanche di approvare gli aiuti a Israele?
Dirà che è colpa di Biden che ci ha messo in mezzo altre cose. La posizione nei confronti di Israele, d’altra parte, è molto dibattuta anche all’interno del partito democratico. La guerra a Gaza sta spaccando l’opinione pubblica. Non è che i repubblicani stanno con Israele e i democratici contro, non c’è una divisione così netta.
E poi c’è Taylor Swift. In questi giorni si parla molto anche di lei in relazione alla campagna elettorale. Può davvero giocare un ruolo importante?
Con tutti i follower e i fan che ha può essere fondamentale. Sta mettendo un po’ in difficoltà i repubblicani che vorrebbero attaccarla per le sue posizioni, ma non possono perché è troppo popolare. Lei è democratica e aveva già fatto il suo endorsement nel 2020 per Biden.
Infatti temono che il Super Bowl, la seguitissima finale del campionato NFL, diventi un super spot a favore di Biden?
Anche Trump non ha detto niente contro di lei e di solito è uno che parte senza freni. Per Biden sarebbe una spinta non indifferente se si schierasse dalla sua parte, se poi lo facesse al Super Bowl, in un’occasione clamorosa, meglio ancora. Smuove un sacco di elettori giovani. Ha anche come fidanzato un giocatore di football americano. Insomma, una star americana del pop, reduce dalla vittoria nei Grammy Awards, un’icona di massa, di cui si ipotizza il sostegno elettorale a Biden. Quando segue il suo fidanzato Travis Kelce nelle partite si impennano anche gli ascolti tv.
(Paolo Rossetti)
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