Successivamente al confronto tra Biden e Trump si è aperto il dibattito sull’opportunità o meno che il Presidente uscente rimanga in corsa oppure, come molti opinion makers suggeriscono, si ritiri a favore di un candidato più prestante.

Sì: prestante. Sembra questa la qualità che, secondo i commentatori, un buon candidato Presidente debba avere. Prontezza di riflessi e, perché no, un aspetto fisico tonico (su questo ha insistito, per paradosso, lo stesso Biden che, messo all’angolo da Trump, ha replicato puntualizzando sull’obesità del rivale).



Rispetto a questo paradigma il Presidente Biden ha il demerito di discostarsi sensibilmente. Lo sguardo e l’espressione sono quelli di un nonno o di chi – fuori dal politicamente corretto – definiremmo un “vecchietto”. Uno standing così diverso da quello che ci si attenderebbe da un leader, un comandante in capo, il Presidente della nazione più influente del mondo (almeno ex aequo). Qualità quelle di Biden – così poco utili in una rissa da bar quale è, ormai, ogni confronto televisivo.



Ma possibile che in un mondo così attento alle diversità non ci sia spazio per la diversità dei fragili?

Il passo rallentato, le rughe, le espressioni e gli sguardi della vecchiaia sono davvero incompatibili con la possibilità di assumere responsabilità politiche?

Davvero per decidere se scatenare una guerra, invadere un territorio o difenderlo con le unghie e con i denti è più utile lo scatto del giovane (o, meglio, del giovanile) rispetto alla lentezza dell’anziano?

“So di non essere giovane, ma so dire la verità”, ha provato a difendersi Biden.

La storia sembrerebbe dargli ragione. La fragilità – di qualsivoglia tipo – non è un ostacolo. In Inghilterra, al libertino e indomito Edoardo VIII, si fece in modo che succedesse il più pacato Giorgio VI, la cui balbuzie ha commosso il mondo nel film Il discorso del Re. Negli Stati Uniti il Presidente Franklin Delano Roosevelt seppe, in sedie a rotelle, piegare Adolf Hitler. La Regina Elisabetta ha regnato fino alla fine dei suoi giorni, esercitando i poteri che, per quanto limitati, sono gli stessi oggi detenuti dal figlio. Nella Chiesa Cattolica, che continua a svolgere anche un importante ruolo diplomatico e politico nel mondo, le dimissioni dell’ottuagenario Benedetto XVI sono l’eccezione in una storia millenaria: papi si è, solitamente, fino alla fine.



Certo, sarà possibile individuare esempi contrari nel corso dei secoli. La verità, però, è che, al di là delle apparenze, nessuno governa mai da solo e l’uomo solo al comando è, per fortuna, più un’affascinante suggestione che una realtà vissuta.

La verità. Qualcosa che un buon Presidente deve riconoscere e raccontare. Su questo Biden ha pienamente ragione.

Quanto alle elezioni americane, vinca il migliore: in God we trust.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI