Lo criticano per l’età, per la scarsa sicurezza del suo incedere e per le sue gaffes, ma almeno stavolta Joe Biden sembra avere segnato un punto a suo favore. Nel tradizionale discorso sullo stato dell’Unione, il presidente americano ha cercato di dare un’immagine positiva di sé, che sconfessasse le critiche che gli sono state rivolte: ha attaccato Donald Trump, ha immaginato un’America economicamente costruita dal basso, ha promesso di impegnarsi per una soluzione della guerra israelo-palestinese (due popoli, due Stati) e di non abbandonare l’Ucraina, spiegando di volersi rapportare alla Cina secondo la logica della competizione e non del conflitto. Ma ha fatto considerazioni anche sui diritti civili.



Un discorso politico, osserva Rita Lofano, direttore responsabile dell’AGI, rivolto agli elettori americani e non agli alleati stranieri, in cui ha riaffermato la volontà di concorrere contro Trump in vista delle elezioni presidenziali 2024. I sondaggi, però, lo danno ancora in svantaggio. Per recuperare dovrà convincere le donne, gli anziani, gli elettori indipendenti, così come i giovani e la comunità musulmana americana, settori dai quali ha ricevuto critiche per l’appoggio a Israele nella guerra a Gaza. Per questo ha promesso di impegnarsi nei negoziati annunciando l’apertura di una piattaforma in mare dalla quale fare arrivare gli aiuti nella Striscia.



Al di là dei contenuti, come si è posto Biden nel discorso sullo stato dell’Unione, che immagine ha dato di sé?

Secondo alcuni è stato il miglior discorso che abbia fatto. Biden è in crisi di popolarità per la sua età, per i suoi segni di debolezza; invece, in questa occasione si è mostrato molto sicuro di sé, non ha mostrato défaillance, né ha fatto gaffes. Non ci sono state sbavature neanche nei gesti e nel tono della voce. Ha fatto un discorso politico, d’altra parte siamo in campagna elettorale e quale presidente in corsa per la rielezione non ha usato un palco così importante, con milioni di americani davanti alla tv, per fare un discorso elettorale? È apparso in charge, al comando.



E alle critiche dei repubblicani come ha reagito?

C’è stato un battibecco con Marjorie Taylor Green, la parlamentare repubblicana che era vestita di rosso con il cappellino da baseball MAGA (Make America Great Again), ultra-trumpiana che gli ha dato la spilletta di una ragazza uccisa da un migrante illegale invitandolo a citare il nome della vittima. Incalzato, Biden ha pronunciato il nome, si è rammaricato della tragedia dicendo di essere vicino ai familiari, ma poi ha fatto notare che ci sono anche bambini uccisi nelle scuole per l’eccessiva diffusione di armi. D’altra parte, in un’occasione del genere, con diversi parlamentari vestiti di rosso (il colore dei repubblicani) era legittimato a fare un discorso politico.

Le voci sulle intenzioni dei democratici di sostituirlo, però, girano ancora. Il cambio di candidato è ancora possibile?

Questo discorso ha rilanciato la sua candidatura. Biden lascerebbe il campo solo se avesse un problema di salute serio. Un cambio in corsa sarebbe un danno per i democratici nel loro complesso: non si sostituisce il comandante in corsa, soprattutto quando ci sono delle guerre. Biden non ha alcuna intenzione di ritirarsi: avrebbero dovuto pensarci prima. Cosa fa, si candida, attacca il suo avversario, tiene il discorso sull’Unione e poi si ritira? D’altra parte i sondaggi dicono che la miglior chance che ha di essere rieletto è di confrontarsi con Trump, con Haley la strada sarebbe stata più in salita. È in svantaggio, ma se la può giocare.

Ha spaziato su tutti i temi, da quelli esteri a quelli interni, ma c’è un aspetto su cui ha puntato principalmente?

Non ha rimosso i temi su cui è debole, sull’immigrazione ha rinfacciato ai repubblicani di non aver voluto approvare una legge sulla sicurezza alla frontiera che conteneva molte delle loro istanze, come la maggiore rigidità nell’asilo e nei permessi. Ha parlato a quelle classi di elettori di cui ha bisogno per essere rieletto: i giovani, le donne, gli anziani e gli indipendenti. C’è il tema degli uncommitted, non solo arabo-americani ma anche giovani in generale, che non approvano l’appoggio degli USA a Israele, ai quali il presidente ha annunciato la costruzione di una sorta di porto in mare per fare arrivare gli aiuti ai palestinesi, assicurando il suo impegno per la mediazione tra le parti. Ha anche tacciato i repubblicani di essere il partito dei ricchi. Sulle donne ha parlato dei diritti civili, dell’aborto. Quello che non è riuscito a fare è riconquistare la classe dei lavoratori maschi bianchi.

Un discorso politico, elettorale?

A Biden comunque serviva dare un segno di forza. Tant’è che la risposta dei repubblicani alle sue parole partiva dicendo che lui non era in grado di fare il leader: avevano previsto un discorso debole, mentre avrebbero dovuto ribattere sui contenuti. Lo hanno accusato di aver fatto un discorso politico. Lo speaker Mike Johnson (repubblicano) è stato criticato perché mentre Biden parlava faceva segno di no manifestando il suo dissenso con espressioni del volto. Questo e la presenza di parlamentari vestiti di rosso sono aspetti che, secondo me, non sono andati molto a genio agli americani, che sono molto legati alle loro tradizioni e non apprezzano questo atteggiamento non in un comizio ma durante un discorso alla nazione.

Medio Oriente, Ucraina, Cina: dal punto di vista della politica internazionale che immagine degli Stati Uniti ha delineato, si è preoccupato di togliere i dubbi su un eventuale disimpegno in alcuni scenari come quello ucraino?

Ha voluto fare un discorso rivolto più agli elettori, non agli alleati. Per questo si è rivolto agli americani dicendo: “Io sono dalla parte delle democrazie”. Sottolineando che invece Trump ha detto a Putin: “Fai quello che ti pare”. Anche sulla questione dell’età ha sostenuto di essere integro, una persona dignitosa, mentre “c’è chi è solo pieno di risentimento e mostra approvazione per i dittatori e gli autocrati”. Un messaggio, insomma, all’opinione pubblica interna. Gli americani, comunque, sentono lontana la guerra in Ucraina, mentre sono più sensibili al conflitto di Gaza: basta vedere quello che è successo con gli uncommitted alle primarie. Biden è pressato su questo tema: non può disconoscere l’alleanza con Israele, ma allo stesso tempo ci sono molti giovani progressisti che non gradiscono questo appoggio. Per questo sta spingendo per arrivare a un accordo, a una mediazione fra Israele e Hamas e per garantire gli aiuti nella Striscia.

Nonostante il discorso, comunque, Biden oggi nei sondaggi deve rincorrere Trump. Su cosa punterà per recuperare consenso?

La mia sensazione è che stia lavorando per conquistare i giovani puntando su Gaza, sui diritti civili, ipotizzando una tassa sui ricchi per finanziare i sostegni relativi alle rette dei college, annunciando politiche per il clima. Sta giocando molto su questo. Dovrà riconquistare anche donne ed elettori indipendenti. E la platea degli arabi americani, la cui presenza è molto forte in Michigan: anche per questi ultimi in relazione alla guerra a Gaza vale quello che si è detto per i giovani, che in prevalenza nelle università hanno manifestato pro-Palestina e contro Israele.

Dobbiamo aspettarci un cambio di atteggiamento della politica americana nei confronti di Israele per riavvicinarsi a questo tipo di elettorato?

Un accordo sulla guerra darebbe una grande spinta elettorale a Biden: la gente nella Striscia sta morendo, degli ostaggi non si sa più nulla e nel Mar Rosso è a rischio il commercio mondiale. Gli darebbe una spinta politica e sarebbe nell’interesse di tutti.

(Paolo Rossetti)

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