Un attentato che ricompatterà i repubblicani, convincendo anche gli scettici a sostenere a spada tratta Donald Trump. Ma che potrebbe contribuire a lasciare in sella Biden. Se da una parte il candidato del GOP, come effetto dello scampato pericolo a Butler, vedrà dietro di sé un partito sempre più unito e sempre più sostenuto finanziariamente, dall’altra, osserva Rita Lofano, direttore responsabile dell’AGI, anche i democratici, che comunque hanno bisogno di individuare una nuova strategia per risalire nei sondaggi, non potranno opporre un partito diviso sul nome del candidato.



La campagna elettorale cambierà sicuramente toni e i duri attacchi che Biden in questi ultimi tempi dedicava al suo rivale ora dovranno essere accantonati. Non si può caricare a testa bassa contro una persona che ha rischiato di morire durante un comizio per mano di un attentatore. È un momento di riflessione da parte dei democratici, anche per capire in che modo comunicare la verità sulla sparatoria che ha rischiato di porre fine alla vita di Trump: potrebbe incidere parecchio sulla battaglia elettorale in vista delle presidenziali di novembre.



Come si può inquadrare il tentativo di uccidere Trump anche alla luce della personalità dell’attentatore?

I contorni sono ancora tutti da definire. Sembrano emergere collegamenti dell’attentatore con gruppi di estrema destra, che vogliono portare alla rivoluzione: se Trump fosse rimasto ucciso, in America poteva scoppiare davvero. Thomas Matthew Crooks sarebbe risultato iscritto ai repubblicani, ma avrebbe manifestato anche il suo odio per loro. Una cosa è certa: il suo è il profilo tipico del giovane invasato di armi, membro del NRA, sui vent’anni, bullizzato a scuola. In episodi come quello del liceo di Parkland, in Florida, e in altri ancora, i protagonisti, al di là della matrice politica, sono tutti 18-20enni che hanno avuto problemi a scuola.



Come mai?

Qui il tema delle armi si interseca con quello politico. Questa è la generazione cresciuta con armi alla portata di tutti, senza limiti: in qualunque negozio di sport si possono comprare una pistola o un fucile. Succede dal 2004, quando è venuto meno il parziale bando al quale si arrivò grazie a un accordo bipartisan che impose delle restrizioni sugli acquisti, un provvedimento decaduto e mai più rinnovato. Nel periodo in cui è rimasto in vigore c’è stato un calo del 70% delle stragi di massa. L’attentatore fa parte della generazione dell’AR-15, il fucile più venduto d’America, che hanno quasi tutti.

Il tema delle armi non è l’unico da affrontare, però. Quanto conta il contesto della politica?

Certo, non è solo un problema di disponibilità delle armi. Siamo in prossimità della Convention repubblicana, durante una campagna elettorale importante. Nel profilo dell’attentatore c’è il fatto che era invasato delle armi, ma anche magari di idee politiche contro l’establishment, che portano a fare la rivoluzione.

Una rivoluzione contro tutti?

Contro il sistema: uccido il candidato repubblicano per indurre il pensiero che possano averlo voluto i democratici. E scoppia il caos.

Però non sappiamo ancora di preciso quale sia il movente. Come mai?

Non è stato escluso un movente politico, ma neanche è stata data una risposta alternativa. Se l’FBI indaga su qualcuno non ci mette molto a sapere tutto di lui. Se ancora non ci dicono nulla è perché la Casa Bianca e i democratici stanno perdendo tempo per ridefinire la loro strategia di comunicazione. Se anche fosse accertato che Crooks era legato all’estrema destra, occorre trovare il modo giusto per comunicarlo, perché non si ritorca contro i dem dal punto di vista della campagna elettorale.

Biden deve ancora capire come gestire questa fase?

È un po’ incartato. Da una parte, dopo questo pazzesco colpo di scena, la sua candidatura è più forte. Sono sempre stata scettica sulla possibilità che potesse fare un passo indietro, ma dopo la presa di posizione di George Clooney e l’uscita di Nancy Pelosi, il dibattito nel partito era aperto. Ma adesso i democratici cosa fanno, si spaccano? In una situazione di crisi, che avvantaggia Trump politicamente, non ci possono essere altre divisioni, che renderebbero ancora più vulnerabile il partito. Nei momenti di difficoltà non si cambia il comandante in capo. Nel partito repubblicano ora Trump avrà una incoronazione bulgara, senza dissenso. Ci sarà anche un flusso di soldi pazzesco nei suoi confronti, anche grazie a chi nei repubblicani esprimeva dissenso su di lui. Li ha ricompattati tutti.

Come esce Trump dal weekend di Butler?

A 78 anni, si salva per miracolo, gli sanguina un orecchio, cade per terra e consapevolmente si rimette in piedi, alza il pugno e grida: “Fight, fight, fight”. Tutto immortalato da un’immagine con la bandiera americana sullo sfondo che è già entrata nella storia. Ha chiesto pure di ridargli le scarpe, perché voleva apparire come presidente forte, mentre da presidente scalzo la sua immagine si sarebbe indebolita. Ha avuto una reattività incredibile e la capacità di cavalcare quello che gli è successo. Dopo la condanna nel processo Stormy Daniels a maggio, Trump aveva guadagnato punti, raccogliendo da allora in poi 35 milioni. Più lo attaccano e più vola nei sondaggi. A maggior ragione adesso. Ha detto anche “Dio ha voluto salvarmi”: in questa frase c’è tutta la cultura calvinista per cui se le cose ti vanno bene Dio è dalla tua parte. Agli occhi dei suoi sostenitori Trump ora sembra invincibile.

L’attentato può decidere la campagna elettorale? O i democratici, con tutte le loro difficoltà, potrebbero invertire la tendenza?

Nelle campagne elettorali USA ho imparato a essere sempre molto cauta, perché non è finita fino a che non è finita. L’attentato sicuramente rende granitico il blocco dei repubblicani. E rafforza anche Biden. I democratici non possono presentare un partito spaccato. Non dico che questa situazione possa avere un impatto sull’elettorato democratico, perché non è che con l’attentato si metteranno a votare per Trump, però i repubblicani moderati sicuramente si ricompatteranno con lui. Per questo i democratici devono essere più uniti che mai. Non è detto, insomma, che Trump abbia un impatto clamoroso sui sondaggi, ma è importante che abbia dietro di sé tutto il partito. Soprattutto se il suo avversario ne ha solo la metà.

Ora però Biden dovrà cambiare strategia per cercare di risalire. Cosa potrà fare?

Se attacca Trump è finito, non può prendersela con il rivale al quale hanno sparato. Deve far passare un nuovo messaggio. Dopo il discorso sullo stato dell’Unione aveva cominciato a essere molto duro nei confronti del rivale, parlando per esempio di allarme per la democrazia.

Questi toni per un po’ non li sentiremo più?

Sarebbero un boomerang per i democratici. Dopo l’attentato i repubblicani hanno subito rinfacciato le dichiarazioni di un parlamentare del fronte opposto che aveva paragonato Trump a Hitler. Il candidato repubblicano, nel frattempo, ha assunto un tono più istituzionale. Ha detto: “Dobbiamo restare uniti”, parlando più da leader che da capo fazione. Cambieranno anche i suoi toni, vorrà far vedere di essere saldo al comando, presentandosi come un grande leader.

In questo contesto la Convention repubblicana diventa un momento cruciale?

Certo, ma c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare: Melania, la moglie di Trump, assente in questa campagna elettorale, ha reso dichiarazioni sull’attentato, ringraziando il Secret Service per aver difeso il marito. E si è esposta anche la figlia Ivanka, in prima linea nel 2016 ma che, dopo l’assalto al Congresso, aveva preso le distanze. Anche tutto il clan di Trump, insomma, potrebbe tornare in pista.

(Paolo Rossetti)

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