Ho ascoltato il deludente dibattito tra la Harris e Trump e ne sono rimasto amaramente deluso, anche perché francamente mi interessava poco sapere se gli immigrati haitiani dell’Ohio mangino o meno i gatti del vicino.

Speravo infatti di vedere e sentire – ma soprattutto capire – l’opinione del futuro vice-capo del mondo (il capo vero ormai è Xi, che non si pone neppure il problema delle elezioni) ma su argomenti ben più importanti, seri, di drammatica attualità. Nulla, ed è per questo che ne sono rimasto anche più preoccupato.



Ha perfettamente ragione Papa Francesco: la scelta alla fine sarà “tra il minore dei mali”. L’immigrazione, per esempio, è una problematica mondiale e non si può liquidare tutto con una battuta, così come dimostrare di non avere neppure un’idea di come chiudere il conflitto in Ucraina.

Possibile che Trump non abbia capito che poteva incalzare molto di più la Harris sulle assurdità dei suoi voltafaccia, di una che – per esempio – fino all’altro ieri voleva la corsa verso il “green” ed ora accetta di riaprire le miniere di carbone in Pennsylvania pur di non perdere i voti in quello Stato?



È incredibile che negli USA non si siano trovate due persone più preparate ed adatte per guidare il Paese più importante del mondo. Eppure la scelta si è ridotta tra una che è stata promossa in prima fila per mancanza di alternative e rimanere un giocattolo nelle mani altrui (o forse proprio per questo), mentre dall’altra parte c’è un vecchio esaltato che urla slogan e poco di più.

Un disastro generale tra battute puerili, polemiche inutili e con intorno dei media che colgono solo una parola per strumentalizzare un intero discorso, ma si guardano bene dal sottolineare la superficialità di entrambi i candidati. Promesse e chiacchiere, illusioni senza concretezza e mai un concetto preciso, un punto fermo programmatico, concreto, senza “se” e senza “ma”.



Pensavo che Trump avrebbe sfruttato meglio l’occasione del dibattito che alla fine – per sorteggio – lo ha reso credibile solo in chiusura, quando ha accusato la rivale di non aver fatto in questi anni nulla di quello che solo ora promette.

Per contro, non ho capito dove sia il “nuovo” della Harris, a parte i soliti messaggi un po’ scontati e molto demagogici, cari a chi non ha molto altro da dire ad un Paese che – apprendiamo – correrebbe ora ad iscriversi al voto solo perché invitato da Taylor Swift, la cantante che è un po’ una Chiara Ferragni su scala globale. Una che peraltro è da sempre vicina ai Democratici e quindi il suo endorsement alla Harris era comunque scontato.

L’America, per quanto la conosco, è ben diversa da entrambi i due personaggi, anche se sicuramente guarda sempre di più al proprio ombelico che pensare ai problemi del mondo. Ma i leader non possono non pensarci, ed era proprio dal confronto diretto che doveva uscire la singola opinione di ciascuno. Purtroppo non è stato così.

La  Harris, per esempio, è d’accordo o meno di permettere all’Ucraina di lanciare missili a lungo raggio sulla Russia, pur con l’ipocrisia che siano occidentali ma non americani? Come uscirebbe dal conflitto (ammesso che ne voglia uscire) al di là delle buone intenzioni? Per contro, com’è possibile che Trump non abbia incalzato la rivale chiedendole se c’era un punto, anche uno solo, in cui non fosse d’accordo con l’attuale presidente? Macché, in un mondo con problemi economici, ambientali e sociali devastanti l’unico scontro diretto tra i due candidati alla Casa Bianca è stato semplicemente squallido e fa male Trump, se è davvero sicuro di sé, a non accettarne un altro per cercare di rimediare magari davanti alle telecamere di Fox, visto che alla CNN i due conduttori gli erano evidentemente ostili.

Azzardo un concetto finale: se forse anche Trump fosse stato sostituito in corsa (non per questo ucciso dalla strana pallottola di luglio, magari anche solo impossibilitato a proseguire la campagna) i repubblicani avrebbero vinto il 5 novembre a mani basse e il mondo di domani sarebbe stato molto diverso ma non necessariamente peggiore da come è invece gestito oggi – non si sa bene da chi – nello studio ovale della Casa Bianca.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI