MINNEAPOLIS – Essere anziani non è certo una colpa, per carità di Dio. Anzi, la chiamerei una benedizione. Semplicemente c’è un tempo ed un’età per tutte le cose, in particolare per cose come fare il presidente di un Paese grande, potente e complesso – checché se ne dica – come gli Stati Uniti d’America.



Giovedì sera agli occhi di tutti, oppositori di ogni gradazione, ma anche amici e fervidi sostenitori, Joe Biden è apparso profondamente anziano, senza verve, senza voce, senza prontezza di spirito e parola, sguardo fisso con un’espressione facciale pietrificata, sopratutto rispetto a quell’aria da folletto di Donald Trump, smarrito e ad occhi chiusi nel tentativo di seguire il filo delle sparate di Trump e dare un ordine e un senso ai suoi propri pensieri. In poche parole, piuttosto impresentabile, già sconfitto, senza benzina, senza speranza.



Trump questa volta ha cambiato strategia, evitando di commettere il suo solito errore: interrompere a ripetizione il contendente, togliergli la parola con la sua classica invadente prepotenza. Questa volta lo ha lasciato parlare, ha lasciato che Biden si facesse male da solo.

E così giovedì sera Trump è riuscito a segnare anche senza accanirsi ad attaccare, ma grazie alla sfilza di autogol dell’avversario. Tutti si aspettavano che i due fossero in totale disaccordo praticamente su tutto, dall’economia all’immigrazione, all’aborto, alla politica estera, e tutti si aspettavano Trump raccontare balle a cui lui è il primo a credere. E così è stato. Ma quel Joe Biden messo sul cavallo come El Cid Campeador, morto fatto sembrare vivo, se l’aspettavano in pochi (anche se lo temevano in molti tra i suoi compagni di partito).



E adesso? Adesso i democratici si trovano a pensare  seriamente ad un sostituto, perché con un Biden così non si va da nessuna parte. Troppo tardi?

God Bless America!

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