Vista la scontata decisione della Corte Suprema USA di dichiarare Donald Trump candidato eleggibile alla presidenza, l’esito netto delle primarie repubblicane e il sempre più evidente decadimento senile di Biden, i prossimi mesi di campagna elettorale si preannunciano un disastro per la credibilità generale della prima nazione del mondo. Eppure proprio questo quadro potrebbe dare una svolta imprevedibile alla corsa verso la Casa Bianca: un nuovo candidato democratico da opporre a Trump.



Un’avanzata che sembra inarrestabile (e ricordando che in casa dem c’è anche la delusione della vice Kamala Harris) fa crescere infatti le quotazioni di Gavin Newsom, governatore della California, che con un ritiro di Biden alla Convention democratica di agosto a Chicago potrebbe ribaltare la situazione. Solo Biden (e la moglie, che ha molta influenza su di lui) possono deciderlo, ma le pressioni su di loro si moltiplicano, visto che quello che sembrava inverosimile un anno fa – ovvero la vittoria di Trump –, spinta dalla “pancia” repubblicana statunitense, si sta trasformando in realtà.



Ma com’è possibile che Trump abbia un seguito così ampio visti tutti i commenti negativi che pesano su di lui? In Italia abbiamo una percezione distorta dei fatti, la gran parte dell’informazione è “democratica” a prescindere, l’ex presidente è bravo come nessuno nell’attirarsi critiche e sospetti, ma la risposta è che alla fine il derby elettorale statunitense è una scelta netta tra due persone e Biden appare oggi a molti ancora più impresentabile di Trump. Del resto lo abbiamo già scritto: le elezioni 2024 sarebbero oggi una scelta per il male minore, con buona parte degli statunitensi scontenti di entrambi.



L’abilità di Trump è stata di sostenere e rendere credibile la sua tesi che la forsennata campagna scatenata contro di lui da giudici “corrotti” e dalla stampa sia esagerata e preconcetta, ed effettivamente molti elettori lo stanno pensando. Giusto o sbagliato che sia questo giudizio, sembra comunque spegnersi la chiamata al voto democratico “per allontanare un flagello” (Trump) e il disinteresse porterebbe a votare meno americani del passato. In questo caso lo “zoccolo duro” trumpiano sarebbe percentualmente più forte e forse maggioranza. Per questi molti si chiedono perché Biden non faccia un passo indietro recuperando un candidato democratico più credibile di lui come Newsom, visto che la Harris è stata una grande delusione e ha perduto progressivamente quel carisma che l’aveva portata di slancio alla vicepresidenza.

A meno che i consiglieri di Biden abbiano in mente un’altra strategia: scegliere un (una) candidata vice-presidente forte (Michelle Obama o lo stesso Newsom?) per rassicurare l’elettorato democratico che il “passo indietro” di un riconfermato Biden potrebbe comunque arrivare a breve.

Sono solo ipotesi. Intanto Trump è stato bravo a portare l’attenzione sui “suoi” temi (l’immigrazione, per esempio) e giocare così di rimessa anche in campo internazionale, dove la NATO è vista negli USA con ben altre prospettive rispetto alla guerra fredda e il tema Ucraina è passato in secondo piano, visto il disastro di Gaza che ha pesantemente messo in crisi i rapporti sia con Israele che i tradizionali alleati.

In Europa si sprecano intanto le critiche a Trump ed è già partita (anzi, non si è mai affievolita) la campagna contro di lui con accuse di lesa democrazia e rischio di isolamento USA sul piano internazionale. Anche da noi sono diventate così scontate e quotidiane da perdere di interesse, sfumando alla fine in un reciproco ridicolo scontro tra un Trump pazzoide e un Biden che regolarmente confonde nomi, date e fatti. Il problema è che l’Europa è stata comodamente al caldo per decenni, sicura sotto l’ombrello americano, e si ritrova ora in una situazione di grande difficoltà, sempre più ai margini del mondo. L’UE sfugge alle proprie responsabilità, non ha avuto il coraggio di affrontare Putin con realismo, si ritrova ora in mezzo al guado militare, economico e politico e sta per affrontare una campagna elettorale potenzialmente divisiva: tutti segni di grande debolezza.

Un momentaccio, insomma, mentre è difficile pensare a dibattiti equilibrati dopo le nominations USA se i candidati fossero quelli ora in campo: ve lo immaginate uno scontro Biden-Trump in diretta tv con il rischio di un massacro mediatico del presidente? Solo il carattere di Trump potrebbe rovinarlo, inducendolo a strafare con il suo ego sconfinato e infinite battute polemiche più o meno di buongusto, ma se arrivasse sulla scena Gavin Newson, tutto per lui diventerebbe ben più difficile.

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