DALLAS (Texas) – Mancano ancora tre settimane al voto e uno dei temi che serpeggiano nella campagna elettorale è nuovamente l’ombra dei brogli, che – soprattutto i repubblicani – agitano già come spauracchio.
A 20 giorni dal voto alcuni milioni di americani hanno intanto già votato, perché la data ufficiale del 5 novembre è di fatto solo quella finale, visto che ormai praticamente in ogni Stato si può votare prima, in alcuni luoghi già dal 20 settembre. Un conto però è il voto personale anticipato – motivato da una possibile assenza il giorno delle elezioni – ed effettuato in alcuni centri già aperti in ogni città, e un’altra è la questione del voto per posta, che può essere comunque richiesto ed ha modalità diverse Stato per Stato.
In alcuni Stati ci vuole una richiesta scritta e motivata, il plico elettorale viene quindi spedito per raccomandata a casa dell’elettore (è il caso della Florida) e – una volta espresso il voto – sempre via raccomandata viene rispedito al municipio di appartenenza. In altri Stati la procedura raccomandata non esiste, il plico non è tracciabile ed è chiaro che è intercettabile da terzi durante tutto il procedimento elettorale.
Quello che però preoccupa di più i repubblicani è il “voto collettivo”, ovvero la richiesta fatta da altra persona con il consenso – difficilmente confermabile – dell’elettore richiedente. Pensiamo ad esempio ad una casa di riposo dove il direttore richieda che i propri ricoverati possano votare per posta, stanti le loro condizioni di salute: le schede arriveranno tutte insieme e nessuno potrà in pratica verificare se a votare sarà personalmente l’anziano ricoverato o qualche suo parente o al limite lo stesso direttore.
Su questo tema si sta sviluppando negli USA una polemica feroce, soprattutto perché alcuni Stati hanno allargato le maglie delle procedure. Inoltre una particolarità del voto americano è che al seggio nessuno può controllare l’identità dell’elettore, si può controllare solo che si sia a tempo debito registrato nelle liste elettorali perché, a differenza dell’Italia, il diritto a votare va richiesto auto-dichiarandosi (è una prassi centenaria) come elettore repubblicano, democratico o indipendente. Poi, nel segreto del seggio, ciascuno voterà come vuole, ma è intanto è singolare questa preventiva iscrizione.
Fino a qualche anno fa il ricorso al voto postale era marginale, minimale, ma ultimamente sta crescendo di numero e rappresenta ormai un’entità significativa tra il totale dei votanti, anche perché è scesa la percentuale di voto e una larga fetta dell’elettorato – più o meno il 40% – non si iscrive nemmeno nei registri elettorali e quindi non ha il diritto di voto.
È ancora presto per verificare se le elezioni del 5 novembre registreranno o meno un’alta affluenza, come per ora sta accadendo con il voto postale, ed è comunque opinione generale che più alta sarà la percentuale dei votanti più aumentano le probabilità di vittoria per Kamala Harris, ma nessuno può confermarlo con dati di fatto.
Infine un’altra polemica è sui termini entro i quali possano essere conteggiati i voti inviati per posta. Anche qui ogni Stato ha il diritto di comportarsi come crede: c’è chi conteggia solo le schede arrivate prima della chiusura dei seggi, mentre in altri Stati – come successe nel 2020 – a validare il voto era la data di spedizione e quindi la “coda” degli scrutini può concludersi anche diversi giorni dopo il voto, creando una situazione di tensione nel caso in cui i candidati fossero testa a testa in qualche Stato in bilico.
Di sicuro i repubblicani accusano i democratici di frodi, ma le Tv sottolineano come non ci siano (almeno per ora) circostanze evidenti, anche se – appunto – il sistema usato rende impossibile escluderle. L’accusa repubblicana, tutta da confermare, è che i democratici controllano il sistema di previdenza sociale e quindi possono più facilmente contare su sponsor nelle case di cura, nei patronati, negli ospizi o addirittura (ma, va ripetuto, prove non ce ne sono) sarebbero in grado di manomettere i sistemi anagrafici facendo votare per posta anche dei deceduti. Certamente ci saranno già molti casi di elettori che avevano già votato e poi sono morti o moriranno prima del 5 novembre, ma i loro voti saranno conteggiati lo stesso. Comunque vadano le cose, è un altro tema divisivo, in un Paese che mai come questa volta vive una vigilia del voto particolarmente agitata.
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