MINNEAPOLIS – Manca ancora un anno, è vero, ma a questo punto i sondaggi cominciano ad avere un po’ sapore di profezia. Manca un anno, e in un anno possono succedere tante cose, però oggi come oggi Biden e i suoi democratici si scoprono molto più deboli di quanto pensassero appena poco più di un mese fa. Nei sondaggi dell’altro giorno, neanche tanto sorprendentemente si ritrovano ad arrancare dietro a Donald Trump in cinque dei sei cosiddetti swing States, gli Stati “ballerini”, quelli che, passando da un partito all’altro, storicamente fanno da ago della bilancia dei risultati elettorali. Georgia, Nevada, Michigan, Arizona e Pennsylvania (sola eccezione, Wisconsin) mandano a dire a Biden che tra età avanzata, economia altalenante, inflazione sempre dietro l’angolo, crisi del Medio Oriente e debolezza a livello internazionale, immigrazione fuori controllo, confusione e irrequietezza sociale, se si votasse oggi sceglierebbero Trump.
Più per sfiducia nel vecchio Joe che per vero amore per Donald Trump, il perseguitato dalla giustizia (o “dall’ingiustizia”, come dice lui). Alle ultime presidenziali Biden venne eletto perché agli occhi dell’americano medio tutto sommato appariva più equilibrato, moderato, riflessivo del suo oppositore, si presentava come un uomo maturo dalla personalità più affabile. Una serie di elementi che lo facevano apparire un personaggio più affidabile e adatto al compito del suo contendente. Oggi quel “riflessivo” sembra equivalere a “stagnante”, “moderato” ad “incerto”, “riflessivo” a “inconcludente”, “maturo” a “bollito”. Obiettivamente parlando, l’età sembra pesare come un macigno su un uomo che non può neppure contare sull’aiuto (pratico e mediatico) del suo Vice, Kamala Harris, una delle donne più invisibili ed ininfluenti del mondo. Ad ogni uscita pubblica Biden sembra più fragile, confuso e sperso. Il suo entourage tende a “preservarlo”, limitandone per quanto possibile le apparizioni, finendo però così per offrire un quadro ancora più precario della situazione. E un presidente non può mica starsene nascosto!
Teoricamente i democratici farebbero ancora in tempo ad accantonare la candidatura di Biden rimpiazzandola con quella di chi sta provando a farsi avanti all’interno del partito: Dean Phillips, Marianne Williamson, Cenk Uygur. Chi sono? Bella domanda! È proprio questo il punto: chi non è conosciuto non esiste. E chi non esiste non raccoglierà voti. È per questo che in campo democratico a questo punto non c’è alternativa a Biden, ed è per questo (soprattutto per questo) che l’arroganza di Trump domina ancora la scena repubblicana. Verrebbe da dire con Montale, “un imprevisto è la sola speranza”. God Bless America!
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