A Davos Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan, la più grande banca americana, ha fatto alcune dichiarazioni interessanti, sulla campagna elettorale americana e in particolare su Trump, che sono passate inosservate. Jamie Dimon finanzia principalmente il Partito Democratico e nel 2008 si era fatta strada l’ipotesi che potesse essere nominato segretario al Tesoro della prima Amministrazione Obama. Il quale lo difese poi pubblicamente nel 2012 quando Jp Morgan incassò una perdita da trading da due miliardi di dollari. Dimon è tutto tranne che l’elettore Repubblicano medio e ancora meno di Trump.



Torniamo alle dichiarazioni. La premessa di Dimon è: “Vorrei che i Democratici pensassero più attentamente quando parlano di MAGA (lo slogan della campagna elettorale di Trump)”. Dimon prosegue contestando l’equazione che votare per Trump significhi essere come lui e contestualizza: “Facciamo un passo indietro. Siamo onesti. Aveva ragione sulla Nato. Aveva ragione sull’immigrazione. Ha fatto crescere l’economia bene. La sua riforma fiscale ha funzionato. Aveva ragione sulla Cina.” Dimon specifica: “Non mi piace come si esprime, ma non aveva torto su queste questioni fondamentali. Questa è la ragione per cui hanno votato per lui”. Per Dimon il trattamento riservato dai media nei confronti degli elettori di Trump rischia di essere un boomerang per la campagna di Biden.



La questione non è se Trump abbia ragione o meno o se sia giusto approvare o disapprovare le sue politiche. La questione è il giudizio espresso da un pezzo da novanta dell’establishment americano, sicuramente non Repubblicano, su alcune questioni chiave. Ciò che pensa l’America sulla Nato è rilevante per l’Europa. Quello che pensa del rapporto con la Cina altrettanto. Ricordiamo che Trump non era tenero nemmeno nei confronti dell’Europa e del suo surplus commerciale con gli Stati Uniti.

La competizione elettorale americana sta entrando nel vivo. Trump sembra, come nel 2016, un candidato fuori dal sistema. L’errore in cui si rischia di incorrere è pensare che anche le istanze che solleva siano “fuori dal sistema”. Sempre a Davos, il Ceo di Blackrock sembra essersi in qualche modo distanziato dall’Amministrazione Biden; citando deficit, debito e immigrazione, si chiede se il Paese sia pronto per altri quattro anni così. Quattro anni è la durata del mandato presidenziale.



Dopo la separazione traumatica dal mercato energetico russo, l’Europa si interroga sull’altro fondamentale rapporto commerciale che è quello con la Cina. Su questo versante, come su quello energetico, Europa e Stati Uniti sono in due situazioni completamente diverse. Per l’Europa la Cina è un grande mercato di esportazione; pensiamo, tra i molti esempi, all’industria auto tedesca. Il riequilibrio all’interno della Nato con Trump che in queste settimane evoca persino l’uscita degli Stati Uniti dall’alleanza va al cuore degli interessi strategici europei.

L’Europa, alle prese con sviluppi geopolitici che la riguardano molto più da vicino dell’America, rischia di equivocare gli sviluppi politici a stelle e strisce dimenticandosi forse che oggi più che mai lo slogan vincente è “America first”.

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