L’Europa rischia di perdere farmaci importanti se vengono modificate le regole sui brevetti. A lanciare l’allarme è Eli Lilly, secondo cui la bozza del piano per ridurre la protezione dell’esclusività di mercato potrebbe rendere impraticabile il perseguimento di alcune terapie. Sul tema è intervenuto David Ricks, amministratore delegato di uno dei più grandi gruppi farmaceutici al mondo. La proposta a cui sta lavorando l’Unione europea prevede di ridurre la protezione dell’esclusiva di mercato da 10 a 8 anni. A detta di Ricks, ciò potrebbe spingere l’industria farmaceutica a non perseguire trattamenti per malattie croniche o sperimentazioni sul cancro.



Stando a quanto riportato dal Financial Times, il rischio espresso dal manager di Eli Lilly è che se dovesse essere portata avanti questa legislazione «preoccupante», l’Europa possa perdere nuovi farmaci per malattie come quelle cardiache e il tumore. Non solo: David Ricks ha spiegato che condizionerebbe anche gli investimenti nei trattamenti di patologie come Alzheimer e obesità, per i quali Eli Lilly sta lavorando a potenziali farmaci chiave, visto che la riforma consentirebbe ai produttori di farmaci generici di creare alternative più economiche.



“CON RIFORMA BREVETTI A RISCHIO FARMACI E STUDI”

Le decisioni dell’Europa sui brevetti potrebbero influenzare gli investimenti di Big Pharma anche a livello globale, perché i ricavi generati nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Giappone finanziano l’innovazione per i pazienti di tutto il mondo, ha aggiunto l’amministratore delegato di Eli Lilly al Financial Times. Dal canto suo, l’Ue per ora ha posticipato alla fine di aprile la pubblicazione della sua prima revisione delle leggi che regolano l’industria farmaceutica da vent’anni a questa parte, facendo sperare alcuni dirigenti farmaceutici di poter riconsiderare la riduzione della protezione della proprietà intellettuale. Per David Ricks la riforma accelererebbe il declino degli investimenti nell’industria farmaceutica europea rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti. «Come si può creare un maggior numero di BioNTech? Credo che questa sia una domanda che dovrebbe essere maggiormente presente in questo processo legislativo», ha proseguito, riferendosi all’azienda biotecnologica tedesca che ha realizzato con Pfizer il vaccino Covid a mRna. La bozza della legge, visionata dal Financial Times, riduce il periodo di esclusività, ma premia le aziende offrendo loro monopoli più lunghi se lanciano farmaci in tutti gli Stati membri dell’UE entro due anni e se conducono sperimentazioni più approfondite.



“ABBIAMO GLI STESSI OBIETTIVI MA…”

La Commissione Ue è messa sotto pressione dagli Stati membri più piccoli per garantire che le aziende non ignorino i loro mercati. In particolare, ci sono otto Paesi, tra cui Cipro e Romania, che hanno scritto una lettera per esortarla a rispettare il piano. A marzo la commissaria per la Salute Stella Kyriakides ha dichiarato al Parlamento europeo che questa riforma «raggiunge un equilibrio, sostenendo pienamente l’innovazione e un’industria europea competitiva a livello globale». Ha altresì evidenziato che «i farmaci non raggiungono i pazienti abbastanza rapidamente o nello stesso momento», motivo per il quale vogliono «cambiare questa situazione premiando coloro che fanno il passo più lungo della gamba per garantire l’accesso a tutta l’Ue». Per alcuni esponenti dell’industria, però, le proposte sono impraticabili e le aziende rischiano di impiegare più tempo per lanciare un farmaco, ad esempio, se un Paese aspetta di sapere quale prezzo pagano gli altri. «Abbiamo gli stessi obiettivi, ma ci sono ragioni per cui questo non accade che non hanno nulla a che fare con la volontà delle aziende», ha aggiunto David Ricks, spiegando che Eli Lilly ha effettuato tagli in Europa e ha ridotto il numero di studi clinici in loco.