La band Elio e Le Storie Tese non sarà al prossimo Festival di Sanremo 2022, ma nessun problema perchè lo storico frontman del gruppo ha trovato altro di cui occuparsi di questi ultimi tempi fra cui quella che Il Corriere della Sera definisce l’ultima follia del noto cantante, scrivere un libro sul baseball. «Uno sport che non si fila nessuno e perciò una di quelle cose che piacciono a me, improbabili, con punte surreali», commenta al quotidiano di via Solferino. Si chiama “Lo chiamavano Maesutori”, è uscito il 2 dicembre, e racconta la storia di Alessandro Maestri, unico italiano ad aver giocato nel campionato giapponese: «Fu preso in America o lo mandarono via senza che giocasse una sola partita in Premier League» racconta Elio, «ma poi ha giocato in Australia, in Corea e nella nostra Nazionale. La sua è la storia di una sconfitta che si trasforma in una vittoria».
Ma da cosa nasce la passione per il baseball di Elio? «A metà anni 70, abitavo alla periferia di Milano, ero ragazzo, stavo fuori casa tutto il giorno a giocare a pallone. Poi, un giorno, sono sceso e stavano facendo baseball. Fu una fase e finì presto. Quindi, nel 1988, Faso, il bassista delle Storie Tese, che odiava il calcio, propose di scegliere uno sport da fare con tutti gli amici. Abbiamo iniziato al Parco Lambro quando era pieno di tossicodipendenti. Coi guantoni da sci invece del guanto vero, coi bastoni al posto delle mazze. Poi, sono arrivati gli attrezzi giusti e ci siamo detti “andiamo in un campo”, ma per farlo dovevamo iscriverci al campionato e siamo stati obbligati a fare il campionato. Abbiamo perso il primo incontro 44 a 2. Abbiamo trovato un allenatore e, insomma, è nata la Ares, arrivata pure in A2, di cui sono ancora vicepresidente». L’incontro con la musica era invece nato diversi anni addietro: «In quarta elementare, – svela il cantante di Elio e le Storie Tese – ci chiesero chi si volesse iscrivere alla Scuola Civica, io sono saltato in piedi: avevo proprio voglia. Mi assegnarono il flauto, mi sono diplomato. Avrei preferito il piano, ma alla fine il flauto è meno ingombrante: quelli col contrabbasso o le tastiere mi guardano sempre con invidia».
ELIO E LE STORIE TESE: “IL NOME DELLA BANDA NACQUE COSÌ…”
La band storica venne fondata al liceo: «Mi estromisero da una band e mi arrabbiai così tanto che mi dissi: faccio il mio gruppo», ma il nome arrivò qualche anno dopo, durante la facoltà di ingegneria: «Lo inventai con un compagno di Ingegneria, cercando un nome orrendo».
Nel corso della chiacchierata Elio ha svelato anche un clamoroso retroscena sul Festival di Sanremo 1996, in cui la band partecipò con la “La terra dei cachi”: «C’era stata un’indagine sulla classifica. Ci interrogarono e un investigatore mi confidò: avete vinto voi, ma non si può dire. Dopo anni, vedo Giorgia e mi fa: l’hanno detto anche a me». Chiusura dedicata al suo epitaffio: «Cretino e fiero di esserlo».